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Norma Enriquez Riascos. Fondamentalismi. Una minaccia reale
29 Ottobre 2007
 

L’idea chiave da tenere in mente è che i fondamentalismi non lasciano spazio ad alternative od altre possibilità. Sono presentati come indiscutibili, ed imposti tramite il potere politico, e usano ogni sorta di meccanismi per forzare le persone a credere in una “verità unica”, che può essere di carattere religioso, politico, economico o dottrinario.

Per annichilire l’opposizione che potrebbe levarsi contro queste “verità”, si usano la coercizione e la violenza, e si ricorre con facilità alle armi. Per i fondamentalisti coloro che non si sottomettono devono essere eliminati, perché vengono considerati nemici. La possibilità di un dialogo informato dalla convinzione che vi sono molteplici e pur sempre validi punti di vista, dalla convinzione che siamo tutti differenti e che le persone hanno il diritto di sviluppare la propria vita individualmente e collettivamente nelle dimensioni che desiderano, tutto questo è impensabile per i fondamentalisti.

Le potenze egemoniche occidentali hanno tentato di far apparire l’Islam come una proposta fondamentalista, e come l’unico fondamentalismo che il mondo si trovi a dover maneggiare al presente. Nondimeno, assumendo la definizione di “una sola ed incontrovertibile verità che viene imposta con la forza e condanna le alternative”, noi, le femministe, abbiamo rintracciato dal Nord al Sud altri fondamentalismi che interessano e vogliono definire le nostre vite. Sono fondamentalismi che ci tolgono libertà. Nella sfera religiosa, vari sistemi di credenze impongono ben di più dei principi della fede: istituiscono leggi, sanzioni e proibizioni, grazie al potere politico detenuto dai fondamentalisti. Tale potere permette di intervenire nelle pratiche religiose comuni ai credenti, che sono i prodotti di tali convincimenti ed obblighi, ma prendendo la forma di leggi e precetti si impone anche a coloro che non credono.

La libertà religiosa è minacciata, la libertà di poter adottare o non adottare un sistema di pratiche e credenze religiose. Si tratta di una delle libertà fondamentali riconosciute dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, ed è seriamente minacciata in gran parte del globo. In Medio Oriente, l’islamismo è imposto da governi fondamentalisti in un modo che ha forte impatto sulla vita delle donne. In Asia, l’induismo viene indicato come imposizione da un gran numero di donne asiatiche, e al Nord il cattolicesimo lavora praticamente nella stessa maniera repressiva. Nell’America Latina, la gerarchia della chiesa cattolica, in alleanza con le forze politiche più reazionarie, ha avuto successo nel convertire le proprie nozioni di fede in leggi, creando grave danno alle esistenze, alla salute ed al lavoro vitale delle donne. Condannando i metodi contraccettivi moderni, propagando idee di una sessualità “corretta”, misogine ed omofobe, la chiesa ha contribuito al perdurare della subordinazione delle donne: dalle alte percentuali di mortalità e malattia nelle donne povere all’esclusione delle coppie gay e lesbiche tramite la stigmatizzazione. Tutto questo mette a serio rischio i diritti fondamentali di ogni persona.

C’è molta consapevolezza tra le femministe che sebbene i fondamentalismi affliggano le vite di ogni essere umano, la loro espressione patriarcale fa sì che siano le donne a subirne le peggiori conseguenze. I fondamentalismi sono chiaramente antidemocratici rispetto alle donne.

Ma ci sono anche altri fondamentalismi, e spessissimo vanno avanti mano nella mano con i fondamentalismi religiosi. Noi come femministe li abbiamo identificati e vogliamo sottolineare che si tratta di ideologie che non ammettono alternative e che cercano di imporsi in maniere distruttive: si tratta del fondamentalismo economico, che si esprime attraverso il mercato nella globalizzazione neoliberista, e del militarismo.

Il fondamentalismo economico ha ridotto le relazioni sociali e politiche a mere relazioni monetarie, indebolendo le legislazioni e le nazioni. Gli stati, che avrebbero l’obbligo di provvedere al benessere dei propri cittadini, stanno ora gradualmente cedendo tale responsabilità al mercato. I cittadini sono divenuti clienti, e le leggi statali non danno più regole imparziali, ma sono diventate merci, a disposizione di chiunque abbia i soldi per comprarle. La cittadinanza, per cui le donne hanno lottato con tanta passione, non è più una fonte legislativa. Solo il denaro può garantirti istruzione, salute ed altri beni convertiti in merci e messi sul mercato. I profeti della globalizzazione neoliberista asseriscono che non vi sarebbero alternative. Che il progresso del mercato e la sua monopolizzazione di tutti gli spazi della vita sociale sono inarrestabili, che “non si torna indietro”. Impongono il loro egemonico potere di distruggere ogni produzione che non sia capitalista. Considerano il mercato il regolatore primario delle relazioni sociali e permettono agli interessi del mercato di prevalere sulle necessità umane. Politici e governi al servizio del capitale internazionale si occupano di rendere agevole la strada, di modo che la globalizzazione neoliberista possa penetrare in ogni angolo della terra senza incontrare frizioni.

Altre visioni fondamentaliste impongono l’idea che il mondo può essere al sicuro solo tramite l’uso delle armi. L’irrazionale militarizzazione sviluppatasi durante la “guerra fredda” sembrava tramontata, ma è rinata con zelo anche maggiore. Nell’occidente “democratico” è avanzata rapidissima, trainata dalla paura.

Il militarismo ha militarizzato la vita civile: gli ordini non vanno discussi, le concessioni all’uso della violenza e della coercizione sono diventate abituali. Chi possiede il potere non tollera contestazioni. Leader messianici proliferano in ogni continente; il terrore creato da immaginazioni ferventi viene facilmente incorporato nelle analisi su coloro che vengono visti come poveri, diversi, coloro che cercano alternative alla guerra ed al militarismo, coloro che credono o pensano in modi differenti. Quelli che la pensano in modo diverso e danno la loro preferenza alla vita umana ed alla vita del pianeta rispetto alle richieste del mercato e all’uso delle armi: tutti costoro sono potenziali nemici e devono essere eliminati.

Gli interessi relativi alla “sicurezza” vengono privilegiati nei confronti del rispetto delle leggi o degli altri. Proclamando di difendere dei diritti, i fondamentalisti non esitano a violare tutti quelli degli altri, a violare tutto. Distruggere il “nemico” vale bene lo sforzo di ridurre, sconfiggere, negare o non garantire i fondamentali diritti di persone e luoghi. I fondamentalismi sono quindi il volto esagerato ed assoluto del patriarcato. Sono gli eserciti del dominio, nella loro massima espressione basata su un’obbedienza irrazionale, e sul terrore della punizione. Noi donne, che abbiamo vissuto nella subordinazione e nell’esclusione, non possiamo sottometterci a questi concetti. Il nostro credo è fatto di rispetto, di coesistenza nella pluralità, di sorellanza, di eguali opportunità per tutti, ed ha una lunga storia e va di gran lunga nell’altra direzione.

Perciò, di fronte ai fondamentalismi religiosi noi chiediamo stati laici; perciò di fronte alla globalizzazione neoliberista noi chiamiamo alla resistenza contro il consumismo e contro i trattati transnazionali che infrangono le leggi della terra e del pianeta, e chiediamo il potenziamento delle economie alternative. Di fronte alla guerra ed alla militarizzazione della vita civile, noi optiamo per il dialogo, per le soluzioni negoziate, per il disarmo, per la creazione di opportunità per tutta l’umanità e per l’equa distribuzione dei redditi. Dichiariamo che i nostri corpi e le nostre vite non sono proprietà degli stati, né delle religioni, né dei mercati e né dei guerrieri. I nostri corpi e le nostre vite appartengono a noi e noi lottiamo per determinare il nostro destino.

Ai nazionalismi che invocano i fondamentalismi noi diciamo: né confini, né politiche né la geografia divideranno l’umanità. Vogliamo un altro mondo, e crediamo in esso, un mondo migliore. Noi, come femministe, lavoreremo per rinforzare le nostre pratiche libertarie, per generare alleanze in solidarietà con coloro che sono esclusi e ricreeremo insieme questo mondo migliore. Un mondo in cui ci sarà posto per tutti.

 

Norma Enriquez Riascos

(traduzione Maria G. Di Rienzo)

 

 

Norma Enriquez Riascos, coordinatrice del Comitato latino-americano e caraibico per la difesa dei diritti delle donne (Cladem); femminista ed attivista nei movimenti per la pace e per i diritti umani in Colombia. Discorso tenuto al World Social Forum di Nairobi, Kenya. Per Isis International, 2007.


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