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Asmae Dachan. Eid, la festa dell’uguaglianza musulmana
12 Settembre 2016
 

Oltre un milione e mezzo di musulmani in Italia celebrano oggi Eid al Adha, la cosiddetta “festa del sacrificio”, il più importante momento del calendario islamico.

L’evento è paragonabile per importanza alla Pasqua cattolica

 

 

La ricorrenza indica la fine dei rituali del hajj, il pellegrinaggio, che richiama ogni anno nella città di Mecca oltre 3 milioni di fedeli da ogni angolo del mondo.

I festeggiamenti coinvolgono tutti, pellegrini e non, e anche in Italia i musulmani si ritroveranno nei loro luoghi di culto o in altri spazi affittati per l’occasione, per pregare e condividere il momento di solennità.

La celebrazione è indicata con la data del mese lunare, quindi non cade mai nello stesso periodo rispetto al calendario gregoriano. Ciò significa che il prossimo anno sarà attorno al 2 settembre, l’anno successivo intorno al 18 agosto e così via, perché il ciclo lunare è più breve di quello solare di circa 10 giorni. Eid al Adha è una ricorrenza ricca di simbologia e significati e in questo momento storico, attraversato da tragedie come la guerra e il terrorismo, è importante riscoprirne e ricordarne i significati.

La notte della vigilia, che quest’anno cade in una data particolarmente evocativa, domenica 11 settembre, tutti i fedeli radunati alla Mecca per il pellegrinaggio, si trovano a pernottare sul monte Arafa, alle porte della città santa. A prescindere dal ruolo sociale e dalle possibilità economiche, tutti dormono in tende. Il pernottamento ad Arafa simboleggia la purificazione e il perdono, ma soprattutto la rinascita nel segno dell’uguaglianza tra tutti gli esseri umani, uomini e donne, bianchi e neri, ricchi e poveri.

All’alba del 12 settembre iniziano i festeggiamenti. È chiamata anche festa del sacrificio” in ricordo del sacrificio di Abramo, figura fondamentale per l’Islam, che unisce anche le altre confessioni monoteiste. Secondo la tradizione, il Signore chiese ad Abramo di sacrificare il figlio in segno di devozione, ma poi gli impedì di commettere l’omicidio e lo esortò a offrire un montone, per darne le carni ai poveri. Per l’Islam, il maggiore insegnamento che si trae da questo racconto è la sacralità e l’inviolabilità della vita umana e il divieto di uccidere in nome di Dio. È un inno alla vita e la più grande smentita delle tesi dei seminatori di odio e di violenza, che continuano a dichiarare che la loro barbarie e le loro violenze sono compiute per compiacere Allah.

Eid Al Adha è quindi anche la festa della vita, dell’uguaglianza e della famiglia. Uno dei significati più importanti di questa ricorrenza è quello della solidarietà e della condivisione, una condivisione che si vive nei momenti di incontro, e che passa anche per la tavola.

Alla vigilia è tradizione versare il corrispettivo del costo di un montone affinché le sue carni siano distribuite in tre terzi, di cui il primo va ai meno abbienti, a prescindere dalla loro religione, il secondo va ai vicini e ai parenti, mentre l’ultima parte si consuma in famiglia. Così, nel giorno di festa, anche i più poveri possono offrire ai propri figli un pasto che comprenda la carne.

Eid al Adha è anche indicato come La festa grande”, perché dura ben 4 giorni. Si comincia con la preghiera comune e lo scambio degli auguri. Poi si portano i figli a giocare, si pranza insieme, si vanno a trovare amici e parenti, ma anche malati e bisognosi. È tradizione anche fare visita ai defunti, le cui anime, secondo il pensiero islamico, non muoiono mai. La comunità islamica in Italia ha ormai diversi spazi cimiteriali che accolgono le anime dei fedeli autoctoni o naturalizzati, ma anche quelle di migranti che hanno scelto di vivere in Italia.

Lunedì, anche loro saranno ricordati nella giornata delle celebrazioni. Come tutti i bambini del mondo, anche quelli di fede musulmana aspettano con trepidazione l’inizio della festa, per indossare gli abiti nuovi e ricevere doni. Il pensiero non può che andare ai piccoli che vivono in zone di guerra, in particolare ai bambini della Siria, che per il quinto anno consecutivo vedranno negato il diritto a un giorno di festa.

 

Asmae Dachan

(da il Fatto Quotidiano, 11 settembre 2016)


 
 
 
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