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Maria Lanciotti. IGDO a Ciampino 
Storia e misteri dell’ex complesso religioso delle Ancelle del Sacro Cuore di Gesù
09 Maggio 2016
 

Venerdì 6 maggio ci è giunta in via ufficiosa la notizia che l’asta per l’ex Istituto Gesù Divino Operaio di Ciampino è stata aggiudicata dalla ditta Schiaffini – Trasporti Pubblici di linea con sede sociale a Marino (Rm) – per l’importo di 1.610.000 euro. Fabrizi, l’imprenditore che aveva proposto l’importo di 1.500.000 euro, si è ritirato. Un rilancio che sa di beffa e che rende ancora più grottesca l’ingarbugliatissima vicenda IGDO.

Anche se la notizia è verosimile e la fonte attendibile, ci lasciamo il beneficio del dubbio fintanto non arriverà la conferma ufficiale da parte del Comune di Ciampino.

Intanto si riflette sul già risaputo e sui “misteri” che sfarfallano attorno alle mura dell’ancora superbo complesso del Sacro Cuore, finito miseramente all’asta alla quale l’Amministrazione comunale non ha affatto inteso partecipare.

E succede che ripercorrendo la storia dell’ex IGDO, oggi fantomatica OGDO (Opera Gesù Divino Operaio), a un certo punto si accende una spia rossa lampeggiante a segnalare la presenza di un vuoto inesplicabile in un passaggio ben preciso della tortuosa vicenda, forse il punto cruciale da sempre volutamente oscurato.

Si tenterà qui una veloce sintesi ripartendo dall’inizio, anche per mettere insieme tasselli sparsi, con l’aiuto della memoria personale supportata dalla documentazione prodotta dagli studiosi locali.

Il Collegio delle Ancelle del Sacro Cuore di Gesù, destinato alle signorine dall’alta aristocrazia romana, fu edificato tra il 1922 e il 1925/27 per volontà del vescovo di Albano Laziale G. G. Pignatelli di Belmonte su progettazione dell’ing. Guglielmo Palombi, andando a costituire il nucleo originario della futura realtà urbana.

Intorno al 1940 l’imponente struttura fu requisita e adibita a scuola militare, risparmiata dal bombardamento del 19 luglio 1943 fu occupata da una caserma tedesca, e successivamente fu in parte gravemente danneggiata dai bombardamenti alleati.

Poi? Poi buco. Come se il Collegio non fosse mai sorto o fosse sprofondato nell’oblio. Perché? All’epoca – dal primo dopoguerra fino agli anni ’60 – il Sacro Cuore ospitava tantissime famiglie di sfollati e non rappresentava più quel fiore all’occhiello per cui era stato edificato ma una piaga aperta proprio nel punto più vissuto della comunità ciampinese, che era la chiesa madre del Sacro Cuore. Ma l’istituto ospitava anche la scuola elementare statale e metteva a disposizione i suoi spazi per le tante attività ricreative e sportive in funzione soprattutto dei giovani e giovanissimi. In quegli anni era parroco don Vittorino Pollastri, attivissimo nell’occuparsi dei suoi parrocchiani d’ogni età e condizione, che all’inizio degli anni ‘60 improvvisamente sparì, sostituito da don Romeo Rusconi cui subentrò nel 1962 don Cesare Misani. Anche un giovane sacerdote, don Ugo Di Lollo, fece la sua apparizione in parrocchia creando in brevissimo tempo un valido punto di riferimento e una forte aggregazione giovanile, ma presto si ritrovò a spendere le sue grandi risorse nella basilica di San Barnaba a Marino, dove fu inviato d’autorità. Questo per dire che all’interno della parrocchia si poteva notare una certa tensione, mentre si cercavano forse nuovi e più stabili assetti.

Quando gli sfollati liberano il Sacro Cuore e si trasferiscono nelle case popolari in via Col di Lana, costruite su un terreno che doveva far parte dell’area dell’IGDO e messo dai proprietari del momento a disposizione per tale utilizzo, arriva a Ciampino Padre Isaia Filippi (1904 – 1988) proveniente dalla borgata Primavalle di cui era parroco e dove aveva fondato insieme a un giovane sacerdote l’Istituto Gesù Divino Operaio. Il “prete operaio” che finalmente aveva trovato casa per i suoi protetti, avendo ricevuto in donazione dalle Ancelle del Sacro Cuore l’intero complesso, ridotto come si può immaginare in uno stato pietoso ma recuperabile sotto ogni aspetto, arrivò con i suoi seminaristi e oltre cento ragazzi disagiati e rimboccatesi le maniche tutti insieme rimisero in ordine i locali dell’ex collegio. E fu così che sorse l’IGDO a Ciampino, un vero laboratorio di studio, lavoro e preghiera ma anche il luogo della creatività e del gioco, sempre nel solco di Gesù Operaio (che si sappia, il ‘Divino’ non fu un’idea di padre Isaia, ma gli fu suggerita o forse imposta da qualcuno che aveva il potere di farlo).

Ma ecco che alla fine degli anni ’60 padre Isaia riprende le sue poche cose e se ne torna a Primavalle ad assistere malati, anziani e bisognosi, vivendo da povero tra i poveri fino alla sua morte. Che succede nel frattempo all’IGDO di Ciampino? Intanto: da chi e perché padre Isaia fu rimosso dall’istituto, che pure aveva ricevuto in donazione e per cui tanto aveva lavorato e si era sacrificato? A chi passò la proprietà dell’immobile? Chi arrivò a sostituire padre Isaia, incaricato da chi?

Tre nomi, a filo di memoria: don Giuseppe, don Carlo, don Graziano, che si presero cura dell’istituto e di chi vi alloggiava – ragazzi, sacerdoti e adulti inseriti nella vita “secolare” con spirito laico – e l’IGDO fu tutto un fermento d’idee e d’iniziative culturali e sportive che coinvolgevano l’intera comunità ciampinese.

Tutto sembrava procedere per il meglio, quando una brutta mattina una notizia incredibile prende a circolare fra i parrocchiani sgomenti, creando uno sconquasso da terremoto sotterraneo. Non riporteremo qui le accuse pesantissime e le conseguenze che gravarono su uno dei religiosi dell’IGDO – neppure la stampa locale all’epoca ne fece cenno – il fatto è che dopo il blitz notturno della Polizia, condotto senza alcun riguardo per nessuno, i locali furono evacuati e i ragazzi ospiti furono dislocati separatamente in altri istituti della provincia.

L’IGDO chiude i battenti custodendo nelle sue poderose mura punti oscuri forse risolutivi. Chi e perché ordinò la chiusura immediata e drammatica dell’Istituto?

E si arriva al punto. Subito dopo, l’ex IGDO viene acquistato dalla società privata “Ricostruiamo”, cui subentra a inizio anni ’90 la Siciet (Società Italiana Costruzioni Industriali Edilizia Telecomunicazioni) con tutto quel che segue e soprattutto con quello che precede: e si torna a battere la testa sulla donazione, nel ’60, dell’intero immobile da parte delle Ancelle del Sacro Cuore a favore di Padre Isaia, donazione che oggi sappiamo essere vincolata a fini religiosi e di beneficenza.

Risalendo ai più recenti passaggi: il piano regolatore adottato nel 1977, che prevedeva per l'area dell'IGDO solo servizi pubblici, subisce nel 1998 una variante da parte di chi ha acquistato nel 1991 l’immobile dalla proprietà ecclesiastica che lo aveva in consegna: fu reso noto agli acquirenti il vincolo imprescindibile che gravava sulla proprietà? E come si riuscì ad aggirare legalmente tale vincolo?

La spia rossa lampeggia e un tarlo rode: e se la chiave di tutto si trovasse proprio nel fattaccio di cui poco si seppe all’epoca e di cui nulla oggi si dice? Il blitz della Polizia, lo sgombero e la chiusura dell’IGDO servirono forse a preparare il terreno per le operazioni che seguirono e con cui oggi si stanno facendo i conti?

 

Maria Lanciotti


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