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Lidia Menapace. Migrazioni: il nome e la cosa
24 Gennaio 2014
 

Migrazioni: il nome

 

Il fenomeno storico di grandi spostamenti di popolazioni, che si è ripetuto varie volte, nella tradizione storiografica italiana ha il nome di “invasioni barbariche”, stabile anche nella tradizione linguistica: Regni romano-barbarici, odi barbare ecc. Ricordo solo che “invasioni barbariche” portarono alla fondazione di Venezia, i Normanni in Sicilia, la Lombardia a chiamarsi così invece che Gallia cispadana, Bologna a prendere il secondo nome dopo l'etrusco Felsina: Bononia dai Galli Boi, Senigallia con tutta evidenza pure dai Galli, la tomba di Alarico a Cosenza, quella di Totila a Trani. Carducci chiama Odi barbare quelle sue poesie che usano una metrica classica (greco-latina) con argomenti “barbari”. Ricordo che egli tradusse una poesia romantica tedesca nella quale il poeta descrive la tomba di Alarico nel Busento, attaccando la “turpe ingordigia dei Romani” che così non poterono violarla, col più mite testo: “man romana mai non violi la tua tomba e la tua gloria”.

Tutto ciò premesso, dico che invece la storiografia di lingua tedesca chiama le nostre “invasioni barbariche” Voelkerwanderungen, cioè migrazioni di popoli, termine avalutativo, che propongo di adottare, ormai sfumata l'antica ruggine.

 

Migrazioni: la cosa

 

Ho osservato che migrazioni non coercibili di popolazioni si sono verificate o sono state provocate almeno altre due volte oltre la presente, in coincidenza con grandi eventi storici. Naturalmente mi riferisco alla storia che più o meno conosco e spero che altri sappia trovare altri esempi.

Ho parlato delle migrazioni che seguirono per vari secoli la caduta dell'Impero romano; un altro fenomeno dello stesso tipo fu quando nel periodo delle scoperte geografiche si scoprì il “Nuovo mondo” e una vera ferocissima migrazione fu costruita da mercanti di schiavi a sostegno della ricchezza appunto dei “padroni” in America, con il trasporto di africani/e che in numero incalcolabile perirono nelle traversate e sappiamo poi tutto ciò che ne seguì nella schiavitù rilanciata. Il termine “negriero” esprime la valutazione del fenomeno.

Le migrazioni odierne non hanno nulla da invidiare alle citate. A me viene anzi in mente di aggiungerne ancora una, quella organizzata da Hitler in Europa nel secolo scorso, per avere manodopera a costo zero da parte delle razze “inferiori”. Il confine italiano fu riportato –almeno nelle intenzioni di Hitler– al tempo di Giulio Cesare e infatti la Linea gotica di nazi memoria va dall'Adriatico al Tirreno, quasi come quando Cesare varcò il Rubicone. Confesso che in contraddizione con la proposta che virtuosamente conclude il pezzetto introduttivo, non mi spiacerebbe rinnovare il nome di “invasione barbarica” per quella nazista del '43-'45.

 

Lidia Menapace


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