Venerdì , 29 Marzo 2024
VIGNETTA della SETTIMANA
Esercente l'attività editoriale
Realizzazione ed housing
BLOG
MACROLIBRARSI.IT
RICERCA
SU TUTTO IL SITO
TellusFolio > Critica della cultura > Arte e dintorni
 
Share on Facebook Share on Twitter Share on Linkedin Delicious
Gianni Cestari. Antologia
20 Gennaio 2014
 

Gianni Cestari, uno degli artisti ferraresi più ricchi di fantasia e creatività, attento alla sperimentazione e alle tecniche grafiche, presenta, a cura di Graziano Campanini, nella Pinacoteca di Bondeno (Ferrara), fino al 2 Febbraio, il percorso della sua ricerca artistica (Catalogo Bonoia University Press). A volte una versione misticheggiante del segno, che si pone sul foglio come scrittura “Lettere da Stellata” (monotipi su carta) che si evolve come una fitta trama di segni chiari e sottili, che si distendono, s’attorcono, s’avviluppano all’infinito in una molteplicità di cadenze e dalla quale emerge una luce diafana – quasi una misteriosa presenza di un al di là – la quale si affranca sopra un fondo di tonalità solitamente oscure. La calligrafia non fa corpo con quel fondo: essa appare come il solitario cammino di un’anima che, al di sopra delle asperità terrestri, tenta l’evasione verso un mondo trascendentale atto a garantire una pace sicura, una definitiva composizione dei contrasti esistenziali. Nel suo cammino Cestari dipinge e disegna costantemente, con grande energia. Dipinge ciò che vede del suo paesaggio della bassa ferrarese, del suo Po, l’angoscia della piena del fiume, o del terremoto che tanto dolore e squarci violenti ha lasciato sul territorio che Gianni abita. Dipinge il suo dolore, la sua amarezza, la sua angoscia in una chiave di magico lirismo.

Dipinto o disegno che sia, ogni pagina di Cestari è una confessione, è un ricordo, spesso una presa diretta. Egli vi lascia fluire i segni di uno spirito ferito, che s’intrecciano in organismi misteriosi come astri remoti, come insetti fantastici sottoposti a un allucinante processo metamorfico, da cui talora emergono le larve di un volto lunare, di un simbolo di “pace”, di una flora assurda. Nulla è certificato nei termini della conoscenza razionale, tutto è invece evocato dagli sconfinati paesaggi di una memoria dimenticata, dagli enigmatici recessi dell’inconscio.

Nelle opere di grande formato per Cestari lo spazio è la dimora bidimensionale dei suoi programmi segnici. L’automatismo raggiunge in lui il suo pieno compimento.

Ogni opera del pittore ferrarese, si costituisce a guisa di uno schermo in cui si iscrivono gli impulsi di un animo: le violenze, i furori, le pause serene, il ritorno delle inquietudini sono trascritte con immediata certezza nell’intrecciarsi segnico, il quale a sua volta ne soccorre la lettura nitidamente rivelando il proprio farsi temporale.

Le integrazione dei fondi – i toni delle larghe campiture, il loro associarsi – si pongono a un certo momento quali “intonazioni” generali dell’opera in senso spirituale (Pagina di Mare, 2000; Una storia, 2003; Il segno alluso, 2001).

Nelle opere più materiche in cui il reale ormai non è più che il motivo ispiratore di un’architettura in cui gli spazi cromatici reciprocamente si eccitano per il loro stesso splendore, simili a gemme incastonate in un succedersi ritmico dalle pause solenni (Sospiri… il tempo sprecato, 2008; Chi salirà per me?, 2008). L’opera si risolve in tal modo nella decantazione figurale di una pluralità di sensazioni e di emozioni, filtrate dalle lontananze della memoria; diviene l’inesauribile “narrazione” dei misteriosi e affascinanti paesaggi dell’animo, che la forza poetica dell’artista restituisce all’osservatore. Cestari sembra, a volte, compiere una discesa nelle stagioni remote quanto meravigliose dell’infanzia per suscitarne le favole. E meglio sarebbe dire che trascrive, quelle favole, come sotto un influsso mediatico. (Mutante, 2013; Bestiario, 2011; Sono di nuovo contattabile, 2012).

Nell’adattamento teatrale dell’Ulisse joyciano dice a un certo momento Stephen: «Così che il gesto, non la musica, non gli odori, diventi un idioma universale, dono di lingue capaci di rendere visibile non il senso comune ma la prima entelechia, il ritmo strutturale». La “prima entelechia” che proviene dalla tradizione della pittura del gesto, il prorompere dell’action painting, tanto cara ad uno dei principali maestri di Gianni Cestari e cioè don Franco Patruno.

Questa loro ricerca di “perfezione” formale i due artisti la trovarono operando insieme, a volte a quattro mani, per affondare ed evocare “il cosmo misterioso”, in quel luogo straordinario che era l’Istituto di Cultura “Casa Cini” (ormai distrutto per l’insipienza ed aridità umana clericale ferrarese). In quel luogo Gianni Cestari ha esposto le sue prime mostre e si è aperto un dialogo con il mondo culturale ferrarese e della comunicazione artistica internazionale, che ancora continua, nella memoria di quel “laboratorio” straordinario, del suo maestro e di una carica indimenticabile di “amore per la cultura e per la bellezza”.

 

Maria Paola Forlani


Foto allegate

Articoli correlati

  Maria Paola Forlani. NUOVI MONDI
  Vincenzo Cardarelli. Lettere ad una adolescente (1983)/ 12.
  “Sessantotto”. Oggi l'inaugurazione
  Andrea Nascimbeni. Andar per giardini, d’inverno
  Andrea Nascimbeni. “Vivere nello sguardo”
  Franco Patruno. "I Cavalieri che fecero l'impresa": il film di Pupi Avati ambientato nel Medioevo (2001)
  Ferrara. Concerto per Franco di Miotto e Rosini
  Carlo Mazzacurati. Quell'inalterata purezza sul volto dei “perdenti”
  Franco Patruno. La povertà del Golgota è la regalità (Pasqua, 2004)
  Carlo Bassi: Un grande architetto milanese, sempre, col cuore verso la sua Ferrara
  Premiazione Biennale d'Arte “don Franco Patruno”
  Don Franco Patruno. La libertà di dire, la verità di fare
  Ferrara. Videoarte a Palazzo dei Diamanti 1973-1979. Reenactment
  Franco Patruno. Il corpo risorto, presenza reale e quotidiana
  Gianni Cerioli. Altre promesse di segni
  Franco Patruno. Vangelo di Pasqua (2005)
  Gian Luigi Zucchini. “Per una teologia dall’opera d’arte” di Franco Patruno
  Le donne nella Bibbia
  Lucio Dalla. Nell'intervista di Franco Patruno (2002)
  Maria Paola Forlani. I predatori dei ‘Beni artistici’, dei ‘Beni della comunità’
  Franco Patruno. Quel volto è la nostra storia (Speciale Pasqua, 2003)
  Il Padiglione della Santa Sede. Il Papa alla Biennale
  Patrizia Garofalo intervista Paola Sarcià
  “Purtroppo oggi ci compiaciamo di essere artisti più che uomini”
  Palazzo Cini, La Galleria. Capolavori toscani e ferraresi dalla collezione di Vittorio Cini
  L’uomo Bartali nella riduzione tv di Alberto Negrin
  Chagall, una retrospettiva 1908 – 1985
  Natale Tf2014/ Don Franco Patruno: “L'arte riflette il destino dell'uomo” (1999)
  Ricordando Ezio Raimondi con Franco Patruno
  Natale Tf2015/ La notte della redenzione (2005)
 
 
 
Commenti
Lascia un commentoNessun commento da leggere
 
Indietro      Home Page
STRUMENTI
Versione stampabile
Gli articoli più letti
Invia questo articolo
INTERVENTI dei LETTORI
Un'area interamente dedicata agli interventi dei lettori
SONDAGGIO
TURCHIA NELL'UNIONE EUROPEA?

 72.7%
NO
 27.3%

  vota
  presentazione
  altri sondaggi
RICERCA nel SITO



Agende e Calendari

Archeologia e Storia

Attualità e temi sociali

Bambini e adolescenti

Bioarchitettura

CD / Musica

Cospirazionismo e misteri

Cucina e alimentazione

Discipline orientali

Esoterismo

Fate, Gnomi, Elfi, Folletti

I nostri Amici Animali

Letture

Maestri spirituali

Massaggi e Trattamenti

Migliorare se stessi

Paranormale

Patologie & Malattie

PNL

Psicologia

Religione

Rimedi Naturali

Scienza

Sessualità

Spiritualità

UFO

Vacanze Alternative

TELLUSfolio - Supplemento telematico quotidiano di Tellus
Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - ISSN 1124-1276 - R.O.C. N. 32755 LABOS Editrice
Sede legale: Via Fontana, 11 - 23017 MORBEGNO - Tel. +39 0342 610861 - C.F./P.IVA 01022920142 - REA SO-77208 privacy policy