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Giuseppina Rando. Sul concetto di persona (nota a margine)
11 Novembre 2014
   

Individuo e persona sono termini utilizzati di solito come equivalenti, ma occorre - credo - precisare la differenza.

L’uomo in se stesso è un individuo, in relazione con gli altri è persona.

L’uomo, come individuo è un essere chiuso in se stesso, atomo tra gli atomi, isolato e indipendente dagli altri, dotato di libertà assoluta.

La persona, invece, trova compimento in relazione “con” gli altri e “per” gli altri.

In altri termini essere persona significa porsi in relazione con gli altri e tendere a realizzare il vero e il bene come singolo e come comunità.

Nell’essere persona emergono e si sviluppano i valori spirituali e, in conseguenza, specie in campo educativo, considerare l’uomo come “individuo-di-una-specie” se è da una parte inutile, dall’altra è insufficiente. Tuttavia bisogna precisare che, quando la moderna pedagogia pone l’accento sull’individualizzazione, non deve considerarsi un decadimento come avviene, invece, quando l’individuo è visto solo come appartenente ad una specie.

Ogni uomo è un individuo che possiede una personalità, il cui valore giuridico è solo conseguenza di un fatto ontologico, di quel «tanto di intervento attivo e libero che l’uomo ha recato al formarsi di quella forma di esistenza umana che è lui stesso» (G. Corallo).

Ecco perché si dice che la personalità è, letteralmente, “una proprietà” dell’uomo, una cosa sua che egli ha creato in sé, ovviamente non senza la collaborazione di altre persone e sotto l’influsso di un determinato ambiente.

 

Il tema persona ha impegnato filosofi e antropologi di tutti i tempi, ad iniziare dall’antico romano Severino Boezio che definisce la persona come “una sostanza individuale di natura razionale” (rationalis naturae individua substantia), e, a seguire, Tommaso D’Aquino che argomenta sulla la persona come dell’essere più perfetto dell’universo (Persona significat quod est perfectissimum in tota natura) fino ad arrivare al cogito cartesiano, la cui essenza sta tutta nella consapevolezza dell’uomo/persona il cui “essere” è evidente a se stesso, principio che garantisce la validità della conoscenza e l’efficacia dell’azione umana sul mondo.

Nel pensiero moderno è Locke ad identificare la persona con l’io, mentre per Kant l’uomo è persona in quanto portatore della legge morale, capace di autonomia, e quindi dotato di “dignità” e degno di “rispetto”.

Nel Novecento è stato M. Scheler a definire la persona in base al suo “rapporto col mondo” per la capacità di agire su di esso, e quindi il mondo è “il correlato della persona” sostenendo una corrispondenza fra ogni persona e il suo proprio mondo.

Con la corrente del personalismo, nelle sue varie diramazioni, il concetto di persona acquista una portata fondamentale e viene assunto per designare “dottrine” pertinenti sia alla sfera ontologica, religiosa, psicologica che sociale ed economica.

Il personalismo, – infatti, precisa Emmanuel Mounier, – non è filosofia, ma tuttavia svolge un ruolo preciso contrapponendosi a tutto ciò che si oppone alla realizzazione del compito personale. Si caratterizza in tal modo polemicamente come “anti-ideologia”.

L’ideologia è la controfigura dialettica della persona... il personalismo di per sé – è – “aspirazione” più che dottrina, “fenomeno inevitabilmente misto”, “fenomeno di reazione”… un atteggiamento, un’aspirazione speculativa, una direzione intenzionale del pensiero fortemente connessa con l’attività pratica e a spiccato rilievo esistenziale.

In particolare Mounier accetta e fa sua la concezione cristiana dell’uomo e su questa linea combatte tanto l’individualismo astratto quanto il collettivismo assolutista, perché ritiene la persona umana il fine stesso della vita associata.

In realtà fino all’avvento del cristia­nesimo non esisteva, né in greco né in latino, una parola per esprimere il concetto di persona, perché nella cultura classica tale concetto non esisteva: essa non riconosceva valore as­soluto all’individuo in quanto tale, e faceva dipendere il suo valore essenzialmente dal ceto, dal censo, dalla razza; tale concezione non è stata mai superata specialmente in alcune culture ancora oggi diffuse nelle nostre società.

Appunto per questo credo sia utile tornare sull’argomento ed analizzare tutti gli elementi che in un modo o nell’altro costituiscono l’uomo; elementi che presi a sé, senza relazionarli con la personalità, si degraderebbero a livello non-umano.

L’uomo è formato di corpo e spirito. Il corpo è parte dell’uomo stesso solo per la sua unità con lo spirito e nella persona, fuori di essa sarebbe un animale; gli stessi elementi chimici restano sostanzialmente congiunti nel corpo nell’unità della persona e in virtù di questa unità, ad esempio, il ferro, che entra nella composizione del corpo, è qualcosa di radicalmente diverso dal ferro degli oggetti.

L’uomo persona è dunque un’unità psico-fisica, dal preciso carattere somatico, dove si ordinano e si integrano sia gli elementi specificamente fisici che quelli inerenti allo spirito, come l’intelletto e la volontà e in tale “composto” unitario si attua una gerarchia di valori in base ad una relazione di carattere esistenziale.

Dell’uomo persona, oggi a Milano se ne occupa la cattedra di Filosofia della Persona, prima ed unica con questa denominazione, tenuta dalla professoressa Roberta De Monticelli, presso l’Università Vita-Salute del San Raffaele.

La filosofia della persona è un insegnamento che pone al centro il singolo, la sua realtà e le modalità di conoscenza che esso attua.

L’intento di Roberta De Monticelli, filosofa e autrice di numerosi saggi di successo, è proprio quello di costruire un linguaggio chiaro e rigoroso per affrontare le questioni che si pongono ad ogni esistenza personale.

Nel volume La novità di ognuno. Persona e libertà (Garzanti) la De Monticelli – richiamandosi a Agostino, per il quale la persona veniva considerata una realtà singola, unica e irripetibile – definisce l’uomo persona come la cosa più nuova che esiste in natura per la sua unicità, per la sua profondità, per la sua capacità di scegliere e di decidere, di agire e dunque di creare. Di creare gesti e mondi nuovi.

 

Mi fermo qui: la storiografia sul concetto di persona” è vasta e la persona, nella sua determinazione assiologica, continua ad essere, si accennava, al centro di trattazioni non solo filosofiche o religiose, ma anche etiche e psicologiche.

Questa mia vuole essere solo una nota di riflessione.

Chiedo: la filosofia aiuta a risolvere le incognite di carattere esistenziale?

Penso che non sia questo il motivo per cui si faccia filosofia e i testi filosofici che leggiamo non ci forniscono di certo risposte per i nostri diversi interrogativi. Probabilmente, però, nella lettura troviamo spazio per pensare e riflettere, sperimentare e ricercare in prima persona le risposte e le soluzioni.

Colgo l’invito che viene dalle parole di Fritjof Capra:


Tutto ciò che accade alla Terra

accade ai figli e alle figlie della Terra.

L’uomo non tesse la trama della vita

in essa egli è soltanto un filo.

Qualsiasi cosa egli fa alla Terra

l’uomo lo fa a se stesso.

(da La rete della vita, Rizzoli, 2007)

 

Giuseppina Rando


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