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Doppio appuntamento con FestTeatro: sabato 28 gennaio a Poschiavo e giovedì 2 febbraio a Tirano
Ferruccio Cainero
Ferruccio Cainero 
23 Gennaio 2006
 

Sabato 28 gennaio alle 21, al Centro culturale RIO di Poschiavo, torna - nell’ambito della nuova stagione di FestTeatro - il grande Ferruccio Cainero, un maestro nell’arte del racconto, che non conosce barriere linguistiche. Nel 2002, per il suo lavoro, è stato insignito del Premio Scena Svizzera, e nel 2003 del prestigioso premio radiofonico SalzburgerStier. A Poschiavo presenterà il suo nuovissimo spettacolo, che sta già riscuotendo un grande successo internazionale: GiraLADinamo.

«Così io ero figlio d’arte – racconta Cainero - perché ero figlio della luce fantastica del cinema di mio padre e della luce del fanale della bicicletta di mia madre. Quelle due luci nel buio, erano i confini dell’universo, erano come due poli luminosi, il sogno e la realtà, e tra questi due poli, c’era una tensione, un’energia e quell’energia ero io, era la mia vita, era la vita, che nasce e fiorisce li dove il sogno si fonde con la materia, perché noi siamo fatti della stessa materia dei sogni, dice Shakespeare, che non era mica stupido.

«Sono uno che gira il mondo a raccontare le sue storie, vere o immaginarie. La mia prima maestra nell’arte di raccontare è stata la dinamo della bicicletta di mia madre, che nel buio della notte, con la sua voce strascicata, mi cantava storie che io sapevo capire e forniva l’energia per il fanale, che con il suo raggio di luce , bucava il buio e sembrava creare momento per momento un pezzettino di strada, proprio un attimo prima che sprofondassimo nell’oscurità e nel nulla».

Alessandro Montello, del Messaggero Veneto, scrive:

«…In un finale che diventa continuo rincorrersi di sguardi su più passati, il monologo di Ferruccio Cainero, scivola via oltre l’ora e mezzo di spettacolo, con una densità che fa arrivare alla fine con l’attenzione accesa e la voglia di lasciarsi ancora portare a spasso dalla capacità affabulatoria dell’attore italo-ticinese».

Così si esprime, invece, Angela Felice de Il Gazzettino:

«…Basta una filastrocca e il “magone” svanisce. E quello che siamo diventati, comandati da capi ormai senza cuore, cede a quello che eravamo e potremmo essere ancora. Parola di delicato clown poeta, che ama i matti, i poeti e gli zingari, e mai una parolaccia che sia una».


Il costo del biglietto per assistere allo spettacolo GiraLaDinamo, di e con Ferruccio Cainero, è di 12 franchi (8 euro) e di 6 per gli studenti (4 euro). Le prevendite sono possibili presso l’Ente turistico Valposchiavo (tel. 0041 81 8440571).

Ulteriori informazioni su Ferruccio Cainero: www.ferrucciocainero.ch



Giovedì 2 febbraio, alle 21 al Cinema teatro Mignon di Tirano, FestTeatro ha il piacere di ospitare nuovamente la compagnia Alessandro Benvenuti (Firenze) con lo spettacolo L’atletico ghiacciaia di Alessandro Benvenuti, con Alessandro Benvenuti e Francesco Gabbrielli.

Di seguito una nota scritta dall’autore sullo spettacolo:

«L'Atletico ghiacciaia... è il parlare sporco. L'anarchismo disorganizzato di un anziano che somiglia sempre più a una pentola a pressione con problemi alla valvola. Il desiderio di un antico ordine che sembra portatore di un desiderio inconscio di disordine. L'Atletico ghiacciaia è una notte di fine ottobre, così innaturalmente umida e calda da sembrare estate. È il tempestio dei sentimenti e in sottofondo la musica sinfonica dei grilli. È il candore immacolato della luna che con i ricordi porta instabilità emotiva, rabbia e recriminazioni. Parole sommate alle parole che da frasi si tramutano in larghi vortici. È forza centripeta/centrifuga. È Dentro e Fuori. Implosione/esplosione. E Gino, il nostro eroe che ne è cantore primo, è megafono, manifesto, pennellessa e colore… e la tonalità preferita è il “verde bile”.Gino tutto è fuorché politicamente corretto. I suoi discorsi non appartengono a nessuna fede politica. Lui, ormai, è solo un pensatore emorragico.

«L’Atletico ghiacciaia è dedicato alla Toscana che crede di poter resistere nella sua poetica linea di confine. Alla Toscana che non si vuole arrendere ai suoi propri stereotipi più beceri e macchiettistici. L'Atletico ghiacciaia è un canto d’amore paesano. Ma è anche il racconto di com’era il calcio prima che l’avvento massiccio della televisione lo deformasse in quella industria da forzati del look e del pallone che è diventato. L’Atletico ghiacciaia è la mia dichiarazione d’amore a una terra che mangia tutti i giorni pane sciapo e sarcasmo e nella quale, accanto ai cipressi, crescono da sempre come piante spontanee gli sfoghi dei grulli. L’Atletico ghiacciaia è contemporaneamente una riscrittura quasi totale de Il Mitico 11 che ha avuto come primi interpreti Novello Novelli (accompagnato da Fabio Forcillo) e Vito (accompagnato da Andrea Muzzi) e un omaggio alla figura di Gino, presente sia nella saga dei Gori, sia, come spirito guida e ispiratore, in Gino detto Smith & la panchina sensibile. Gino, coprotagonista nei primi due episodi della trilogia dei Gori, è qui ripreso in mano da uno dei due autori (l’altro lo ricordiamo è Ugo Chiti). Lo scopo è quello di raccontare l’altra faccia di un personaggio che nella saga dei Gori resta, per dovere di drammaturgia, sacrificato nel giuoco di squadra familiare».


Breve e conclusivo “Sfarfallio” storico/biografico

di Alessandro Benvenuti

Coloro che ebbero diciotto anni a cavallo fra il ’68 e il ’77 praticarono, fra gli altri “sport”, anche quello dell’uccisione sistematica del padre in senso figurato, preferendo al proprio, altri e più famosi padri putativi. Molti dei miei amici e coetanei scelsero Mao, Che Guevara, Marx o Lenin. Altri si affacciarono sul belvedere opposto. In tal modo, più tardi, tutti quanti si ritrovarono orfani di più di un padre. Da ciò la considerazione che alla fin fine la scintilla vera scaturisce sempre e solo in famiglia e il segreto della riuscita o no della tua vita è consegnata alle “Sacre Scritture” del DNA. Se non sai leggere quelle, difficilmente imparerai a leggere tutto il resto. Nell’Atletico ghiacciaia convivono e si intrecciano fino a perdere i propri confini, i sentimenti di un padre e di un figlio. Il padre è l’ispiratore e il figlio prova, attraverso l’arte della scrittura e poi della recitazione, a rivivere l’emozione di quel mondo “genitale” sempre più apparentemente lontano dal suo, ma nel quale ha visto per la prima volta la luce.


Il costo del biglietto è 12 euro (6 per gli studenti).


Ulteriori informazioni sulla stagione di FestTeatro: www.FestTeatro.ch


Ufficio stampa FestTeatro


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