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Oreste Bornisacci. I Rusteghi di Carlo Goldoni: chi dirige le operazioni, in famiglia, è la donna
12 Maggio 2012
 

I Rusteghi? È lo stesso Goldoni che ce lo dice: «Noi intendiamo in Venezia per uomo Rustego un uomo aspro, zotico, nemico della civiltà, della cultura, del conversare». Aggiungiamo noi: sono nemici del progresso e profondamente convinti dell’attribuzione alle donne di un ruolo subordinato. La loro potenza economica, di borghesi arricchitisi chissà come, è per loro motivo incontestabile per dominare l’esistenza degli altri e considerarsi al di sopra di tutto e tutti; con chiaro riferimento a realtà e personaggi dei giorni d’oggi.

La commedia vive sul confronto-scontro di quattro Rusteghi, espressione della borghesia veneziana della seconda metà del 1700, buia e intollerante, con le loro mogli che male sopportano l’autorità e l’ottusità dei rispettivi mariti, la posizione subalterna nella quale sono collocate e guardano, invece, verso una società meno anacronistica, libera da schemi e comportamenti ormai vecchi. Hanno il senso della misura e del rispetto nei confronti dei propri mariti ma sono aperte al cambiamento che addirittura vogliono promuovere da protagoniste.

A fianco di questo tema Goldoni tratta anche il contrasto tra generazioni: i giovani che si ribellano a svolgere un ruolo passivo in situazioni che, a loro giudizio, dovrebbero vederli protagonisti nelle decisioni, specie in quelle che riguardano il loro futuro.

Saranno proprio le donne a prendere in mano la situazione e farla volgere a loro favore scatenando l’ira immediata dei mariti. Un “consulto” tra i Rusteghi, iniziato con la bonaria proposta di coparle, si concluderà con la constatazione che le donne sono fatte così e gli uomini non possono cambiarle: sono un male non solo inevitabile ma anche impossibile da sfuggire.

Lo stesso Vacis, nelle sue note di regia dice a tal proposito: «La loro (dei Rusteghi) capitolazione a un nuovo codice comportamentale ha il sapore di un happy end forzoso, estraneo per primo a loro stessi. Cupa e vagamente claustrofobica questa commedia parla ancora al nostro tempo, all'intolleranza travestita da moralismo, alla difficoltà di mettersi in relazione, alla mancanza di comunicazione di un'epoca che proprio della comunicazione fa il proprio vessillo. Il disinganno di Goldoni è ancora vivo nelle parole dei protagonisti e descrive una società buia e alla deriva, sopita, ma ancora presente, nella nostra pratica quotidiana».

A metà del 700 fu mostrato in giro per l’Europa un rinoceronte vivo, chiamato Clara, che riscosse enorme interesse e curiosità tra la gente al punto che Pietro Longhi lo ritrasse in due suoi dipinti, molto simili tra loro. La scena rappresentata da Longhi viene riproposta da Vacis che introduce sul palcoscenico un enorme rinoceronte di plastica, con la differenza che mentre nel 700 l’animale era visto anche come simbolo estremo della virilità, qui simboleggia ancora la forza maschile ma, questa volta, si tratta di una forza destinata a soccombere.

Molto recentemente, la scorsa settimana, mi sono occupato delle Allegre Comari di Windsor, di William Shakespeare. Anche qui, come ne I Rusteghi, sono le mogli che prendono in mano la barra del timone e fanno da nocchiero sopravanzando gli uomini. Riceviamo, pertanto, due messaggi sostanzialmente identici: uno ci viene dall’Inghilterra a cavallo tra il 1500 e il 1600, l’altro da Venezia ed è datato 1760. La lotta per l’emancipazione femminile viene, allora, da molto lontano e con due sponsor di tutto spessore!

 

Teatro: Quirino
Città
: Roma
Titolo
: Rusteghi – I nemici della civiltà (da “I Rusteghi” di Carlo Goldoni)
Produzione
: Fondazione del Teatro Stabile di Torino e Teatro Regionale Alessandrino
Regia
: Gabriele Vacis
Interpreti
(in ordine alfabetico):
Eugenio Allegri, Mirko Artuso, Natalino Balasso, Jurij Ferrini e con Nicola Bremer, Christian Burruano, Alessandro Marini, Daniele Marmi
Traduzione e adattamento
: Gabriele Vacis e Antonia Spaliviero
Composizione scene, costumi, luci e scenofonia
: Roberto Tarasco
Periodo
: 8-20 maggio 2012

 

Oreste Bornisacci

(da Notizie Radicali, 11 maggio 2012)


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