Martedì , 16 Aprile 2024
VIGNETTA della SETTIMANA
Esercente l'attività editoriale
Realizzazione ed housing
BLOG
MACROLIBRARSI.IT
RICERCA
SU TUTTO IL SITO
TellusFolio > Critica della cultura > Telluserra
 
Share on Facebook Share on Twitter Share on Linkedin Delicious
Maria Lanciotti: La morte in faccia
13 Ottobre 2008
 

Cosa spinge gli elefanti ad andare a morire lontano dal branco?

Mi hanno dato due mesi di vita, e pur non essendo un elefante vado a morire come essi lontano da casa, in una casupola in riva al mare ricevuta in eredità da mio nonno pescatore.

Qui sto bene e giorno per giorno dico addio al mondo, ogni giorno lascio che un pezzetto di cuore sprofondi insieme al sole la sera, m’impoverisco degli affetti per farmi trovare pronto, quando il momento verrà, a valicare l’estremo limite.

Cammino molto, intanto che ce la faccio. Camminare aiuta a pensare e il mio pensiero sarà l’ultima cosa che finirà di me, questo almeno è ciò che mi prefiggo.

Arrivo come al solito fin dove un grosso canale di scolo che si getta in mare mi obbliga a ritornarmi, ma oggi voglio proseguire. Prendo a sinistra, lasciandomi il mare alle spalle, lungo un ampio sentiero ingombro di canne marcite e di rifiuti di ogni genere.

In questo canale ricordava mio nonno – un tempo si veniva a pescare, tanto era limpida l’acqua, ed ora vi scorrono acque nere, dense e pestifere. Al di là del canale un grosso quartiere residenziale, con le case bianche che si aprono a ventaglio per godere della vista del mare, sconfina con una serie di casette basse col tetto spiovente e gli infissi sconnessi, che sembrano abbandonate. Anche da questa parte vi sono diverse casette di pescatori, con le barchette in secca e le reti aggrovigliate appese alle staccionate.

Passa un elicottero dei carabinieri e vira proprio sopra la mia testa. Un tempo questa era una zona tranquilla ed ora è diventata un ricettacolo di ogni specie di traffico, a detta della cronaca locale. Una montagnola di terra con qualche ciuffo di verde è cosparsa di bottiglie vuote di liquore e di birra e resti di fuochi, tracce di stravizi notturni.

Andando avanti il terreno si fa molliccio e nella fanghiglia spiccano le orme dei gabbiani, che come centinaia di freccette si dirigono e ammassano laddove si danno raduno. I loro versi striduli e acuti mi danno i brividi, così come il loro banchettare vorace. Laggiù c’è un ponte che attraversa il canale sul quale scorre un traffico moderato e continuo di veicoli e di persone, a piedi o in bicicletta.

Più mi avvicino al ponte e più il terreno diventa desolato e sporco. Dalla sabbia scura affiorano lembi di buste di plastica, stracci e cicche, scarpe scompagnate, cocci di stoviglie. Accanto ad una rimessa verde, col tettino rosso e una fontanella di cemento sotto la finestrella, oltre una sbarra di ferro da cui penzola sbilenca una rete di plastica s’intravede un orticello trascurato e spoglio, alberelli secchi e resti di canne infisse al suolo, che avranno sostenuto le verdure rampicanti della passata stagione.

Un cane abbaia rabbioso, un uomo si affaccia sulla porta della rimessa e mi fissa torvo, senza nemmeno l’accenno di un saluto.

Continuo a camminare verso il ponte, ora su un suolo arido e sassoso, delimitato dal verde del trifoglio.

Hop, hop”, un uomo in corsa mi sorpassa quasi sfiorandomi, sento il suo respiro affrettato e quel incitamento ripetuto per darsi il tempo; l’uomo è in tenuta sportiva, ma non mi sembra abbia il fisico dell’atleta. Un podista della domenica. Si volta e mi getta addosso un’occhiata malevola, come a farmi capire che non è questo un luogo per passeggiare, e che gli sono d’intralcio.

Mi attira il ponte. Se c’è una uscita la vorrei raggiungere, superare il ponte e andare a curiosare nella zona delle villette e in quel tratto di spiaggia che non ho mai esplorato.

Una fila di formiche sta trafficando da una parte all’altra del viottolo e lungo quella linea hanno scavato decine di nidi da cui entrano ed escono, frettolose.

Residui di materassi bruciati, panni sfilacciati, giornali porno accartocciati e altre brutture, portano a pensare che il posto sia frequentato da chi compra e da chi vende sesso.

Il trifoglio qui cresce rigoglioso, tranne che su due strisce di terra brulla tracciate dal passaggio continuo di macchine.

Sono ormai arrivata in prossimità del ponte e sto cercando di capire se c’è un modo di arrivare sulla strada, quando un’auto arriva di volata fin sotto il ponte e con una manovra rabbiosa svolta e si ferma di lato col muso attaccato al pilastro, mostrandomi la parte del guidatore.

L’ombra del ponte e la distanza m’impediscono di vedere chiaramente all’interno dell’auto, ma mi sembra che ci siano due persone davanti che si volgono parlando concitate con qualcuno che si trova sui sedili posteriori, e d’un tratto l’uomo alla guida muove con violenza il braccio all’indietro, nell’atto di colpire il passeggero invisibile.

L’elicottero compie un nuovo giro di perlustrazione, stavolta spostato più avanti.

Da un punto in secca del canale sale un forte odore di ferro e petrolio, stagnanti e iridate le acque in prossimità del canneto, e appena increspato da una leggera brezza il fiumiciattolo prosegue per gettarsi in mare. Strani suoni provengono dal canneto, gracchianti e metallici.

All’interno dell’auto s’intuisce grande movimento, che si ripercuote sul veicolo facendolo oscillare. Il transito sul ponte appare rallentato, passano alcune persone in bicicletta e due ragazzi allacciati per la vita si scambiano tenere effusioni.

Ecco da dove è giunta la macchina. Un viottolo angusto e scosceso porta dalla strada fin qua sotto. Le macchine da qui possono arrivare al mare, da qui arrivano i pescatori che si vedono sempre numerosi nel tratto di spiaggia dove sbocca il canale. Un breve e scomodo passaggio che non conduce in nessun’altra direzione.

Sotto il ponte fanghiglia secca e impronte di copertoni e oltre cresce l’erba a perdita d’occhio, folta e compatta, grassa, fra cardi e ciuffi di canne. Un luogo paludoso ideale per bestiacce immonde e pericolose.

Mi arrampico lungo la stradicciola disseminata di indumenti attorcigliati agli arbusti, bottiglie e lattine di birra, escrementi di animali e di uomini. Un fetore di urine stantie mi fa accelerare il passo, arrivo col fiatone sul ciglio della strada.

Passa una camionetta della polizia a sirena spenta e andatura moderata. Visto dall’alto il canale appare ancora più orrido, acqua gialliccia densa di scarichi nocivi si muove lenta e sinuosa come un serpentone pigro, fra i canneti che si attaccano all’alta parete di contenimento quasi a volerla superare. Invece di dirigermi verso il quartiere residenziale prospiciente il mare, proseguo seguendo la strada che svolta.

Villaggio Tirreno. Case gialle brutte a vedersi, recintate da uno squallido muro di cemento armato tutto scarabocchiato da scritte e disegni osceni e triti slogan partitici. Panni stesi penzolano dai balconi scuri di muffa dove non batte mai il sole.

E cani che abbaiano.

Sito Archeologico Castrum Inui. Insediamento portuale con strutture del IV secolo a.C. fino al III d.C. È severamente proibito avvicinarsi al ciglio degli scavi”, informa il cartello affisso su un cancello chiuso col lucchetto. Da quel che si può vedere a questa distanza, i reperti portati alla luce somigliano molto a quelli di Pompei; tipiche strutture romaniche, affreschi e pareti a mosaico e quel rosso pompeiano inimitabile.

Oltre il sito archeologico si estende un grosso appezzamento coltivato a grano, e sulla cima delle collinette sono sparse alcune case coloniche con l’ovile per il gregge, stalle e porcili. Un uomo sta sistemando con pinze e tenaglie un telone tutto colorato, certo un prodotto della plastica riciclata, lungo la recinzione che separa la sua casa dalla strada.

Lo saluto e chiedo notizie sul sito, col quale egli confina, curiosa di sapere quando è stato aperto e se è visitabile.

Hanno iniziato i lavori cinque o sei anni fa, ogni tanto vengono, fanno qualcosa e di nuovo spariscono… uno di quei lavori senza capo né coda, tanto per arraffare soldi alla Regione…”.

Niente di più probabile. Mucchi enormi di terra sul terreno sconvolto mi fanno ripensare ai formicai di traverso sulla sponda del canale, ma qui non c’è la minima operosità. Almeno di giorno. La recinzione abbattuta in alcuni punti particolarmente ingombri di rifiuti, che denotano recenti passaggi, mi fanno sorgere il dubbio che di notte nelle antiche strutture si svolgano orge satiresche di poveri diavoli, indegne degli eredi dell’Impero Romano.

Il sole sta calando, il vento sta salendo.

Riprendo la via del ritorno inseguito dai nuvoloni neri che vanno ad addensarsi all’orizzonte. Allungo il passo e la respirazione affannosa mi ricorda che solo per altre poche settimane camminerò su questa terra che sempre di più m’incuriosisce e affascina, anche malridotta com’è.

Ho sempre desiderato poter vedere la morte in faccia e presto la vedrò. Con il mio male si resta lucidi fino alla fine, così mi è stato detto, e mi chiedo se quando verrà il momento davvero resterò ad occhi aperti a vedermi andar via, oppure volterò le spalle alla mia fine.

Percorro il ponte e inizio a discendere, quando una macchina che sta salendo a grande velocità per poco non mi spazza via, ruggendo per aggredire la forte pendenza; mi volto per inveire contro il maledetto pirata, ma incontro lo sguardo cattivo del passeggero seduto davanti, che mi fa un gesto inequivocabile di minaccia, passandosi svelto l’indice sotto la gola. Faccio in tempo a vedere che si tratta di una Kalos Chevrolet nera, nuova di zecca, ma non riesco a leggere la targa. La macchina sfreccia via, ma arrivata sul ponte fa una rapida inversione e torna a ridiscendere.

Inizio a correre pensando di chiamare il 113, ma come al solito ho dimenticato di prendere il cellulare. Realizzo che l’auto è la stessa che ho visto prima fermarsi sotto il ponte. Istintivamente mi volto in quella direzione e vedo un corpo raggomitolato a terra.

La macchina mi sta alle spalle e davanti mi trovo all’improvviso l’uomo che prima mi ha superato correndo. Ha una espressione da incubo e io indietreggio e mi trovo stretto fra lui e i due uomini che sono scesi dalla macchina.

Ecco ancora passare l’elicottero e in lontananza si sente l’urlo della sirena della camionetta. Chissà chi cercano con tanto spiegamento di mezzi, sicuramente c’entrerà la droga, è risaputo che sulla costa i traffici si fanno ogni giorno più intensi. O forse si tratta di un giro di prostituzione, e comunque la droga c’entra sempre.

L’elicottero gira e rigira sul ponte pronto a piombare come un grosso calabrone col pungiglione infuocato sulla preda che però non riesce ad individuare, e intanto l’uomo che correva e uno di quelli scesi dalla macchina mi prendono in mezzo e mi spingono sotto il ponte, mentre l’altro risalito in auto fa una rapida retromarcia e va ad accostarsi di fianco al pilastro, dove l’auto scompare fra la vegetazione esuberante e maligna.

Mi prendono per le braccia e per i piedi e come un fagotto mi depositano sul fondo del bagagliaio a pancia all’aria. Forse dovrei urlare, ma capisco che sarebbe inutile. Provo comunque a fare un tentativo, ma un manrovescio di quelli senza pietà mi leva quasi i sentimenti.

La siringa, presto, presto coglione, che aspetti a levarlo di mezzo?”

Un ago brilla nell’ultima luce del giorno e mi punge quasi con dolcezza alla base del collo. Una nebbiolina sottile cala improvvisa e ogni cosa comincia a svanire.

Dai, sbrighiamoci, sistemiamo tutto e filiamocela”. Un corpo mi viene gettato addosso levandomi quel poco di fiato che ancora mi rimane, mi rotola al fianco avvolgendomi la faccia coi lunghi capelli odorosi di acqua marcia e due occhi verdi sbarrati restano a fissarmi senza vedermi.

Sento sbattere il cofano che si richiude e passi che si allontanano. Anche l’elicottero si allontana e finisce ogni rumore.

Il corpo morto aderisce al mio come un sudario gelido. Quando ci scopriranno, ci troveranno abbracciati.

Mi sento leggero e fluttuante nel nebbione nero, urlo in silenzio, riesco vagamente a pensare che alla fine il mio desiderio di vedere la morte in faccia è stato ampiamente esaudito, e anche che ho dato scaccomatto alla morte annunciata: non mi troverà ad attenderla sulla porta, quando verrà, me ne vado prima che arrivi.

Anch’io, come gli elefanti, muoio lontano dal branco.

 

Maria Lanciotti


Articoli correlati

  Maria Lanciotti. La memoria di chi c’era – 1
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Bianco
  A conforto di papa Ratzinger: L’importante per i bambini è non sentirsi figli di nessuno
  Maria Lanciotti: Clemente e la sua bella ragazza
  Maria Lanciotti. Natale all’ipermercato
  Maria Lanciotti. La memoria di chi c’era – 3
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Casi
  Maria Lanciotti: Plico-Plico
  Maria Lanciotti: Giacomo, non guardare!
  Luca Leoni. “Se tu mi chiedessi”, ovvero la realtà che precede la fantasia
  Shingle. Diari scritti dai padri per i nostri figli
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Dammi una mela...
  Maria Lanciotti. La Cina nel cuore
  Monte Compatri. Maria Lanciotti per “Il Caligola riflesso”
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Percezioni (12 haiku)
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Estemporanee
  Maria Lanciotti: Tutto cominciò con una morte bianca
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Cosmo
  Pier Paolo Pasolini: Il padre selvaggio. Ri-lettura di Maria Lanciotti
  Maria Lanciotti su Storia dell'infelicità di Flavio Ermini.
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Cicli
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Per un impiccato in cella d’isolamento
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Traccia
  Lapegrama: “Come andarono i fatti” di Maria Lanciotti
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Amore mio
  Maria Lanciotti: la vergognosa controriforma di Mariastella Gelmini
  Maria Lanciotti: Aria di primavera
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Primavera
  Maria Lanciotti: Per chi ama, per chi è amato.
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Indios
  Maria Lanciotti: Infinitamente mai
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Pasqua 2022
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Pensieri di pace
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Scorreva come lava nella gola...
  Rilettura/ Luigi Boccilli. “Campo di grano” di Maria Lanciotti
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Torrente
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Ancora e sempre una possibilità per un sogno di pace
  Vetrina/ Maria Lanciotti. E ora che le parole...
  Maria Lanciotti: Cantuccio della fantasia. Leggende indiane. (Prima parte)
  Pearl S. Buck: La buona terra. Ri-lettura di Maria Lanciotti
  Maria Lanciotti: Un posto in paradiso per i porcelli che muoiono senza arrivare a Natale
  Maria Lanciotti. Forza Roma!
  Maria Lanciotti: Vacanze in campagna. Prima Parte
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Anno zero
  Maria Lanciotti. Il Caligola riflesso
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Borgata Mondo
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Eroi
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Meditando
  “La sacca del pastore” di Maria Lanciotti
  Maria Lanciotti. Campo lungo
  Premio di poesia e stornelli nei dialetti del Lazio “Vincenzo Scarpellino” 2016
  I “Brevissimi” di Maria Lanciotti/ 1. Rione Mirafiori
  In libreria/ Maurizio Rossi. “Riόne Munnu (Borgata Mondo)” di Maria Lanciotti
  Vetrina/ Maria Lanciotti. oblivion
  Roma. Trentennale del Movimento studentesco “La Pantera”
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Immagini in forma di haiku
  Vetrina/ Maria Lanciotti. M’invita ancora...
  Maria Lanciotti: Quei fichi dolci colti alla luce della luna
  Maria Lanciotti: Un fiore per i miei cari
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Lungomare
  Maria Lanciotti: Cantuccio della fantasia. Leggende indiane. (Quarta parte)
  Alberto Pucciarelli. “Il Villaggio di Gennaro”, ovvero Cooperativa san Giuseppe
  Maria Lanciotti. “Canto di primavera”
  “La voce delle bambine” all’ex chiesa di San Francesco a Velletri (Roma)
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Non vedo bambini nel borgo
  Maria Lanciotti. La voce della Luna
  Maria Lanciotti: Lima e ferro. Con foto dal futuro
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Romanza
  Maria Lanciotti. Ri-lettura in versi del “Caligula” di Maria Grazia Siliato
  Maria Lanciotti: Pasolini e le 120 giornate di Sodoma
  Maria Lanciotti. La memoria di chi c’era – 2
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Nuvole e fumo
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Bianco, più della bianca neve...
  Maria Lanciotti: Terra castellana
  Maria lanciotti: Io Nico che so come amarti
  Maria Lanciotti: Ronda armata 1euro a notte per dormire come un angioletto
  Premi e concorsi/ Maria Lanciotti. Giuggiole m’offri...
  Maria Lanciotti: I mangiatori di carta.
  Maria Lanciotti: Questione di QI
  Maria Lanciotti. SpirAli – Appunti per un vissuto
  Maria Lanciotti: Vacanze in campagna. Seconda parte
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Già tutto detto...
  Vetrina/ Maria Lanciotti. E tu ridevi
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Che non ti perda...
  Maria Lanciotti: Il dolore del papa per i morti di Kabul
  Luca Pizzurro. Riflessioni dal sesto piano di un palazzo con vista su Napoli
  Maria Lanciotti, Pensierino estivo della sera
  Salva con nome, Patrizia Garofalo
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Generazioni
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Non più picchi e strapiombi...
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Ehi, ehi! tempo...
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Carezze di aghi
  Vetrina/ Maria Lanciotti. I colori della barbarie
  Maria Lanciotti: Un passo indietro
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Nuove terre
  Maria Lanciotti. 1960 ‒ Versi giovanili
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Petali
  Maria Lanciotti. Sulla Ciampino-Roma alcuni anni fa
  Maria Lanciotti. I brevissimi/ E io aspetto Elisa
  Maria Lanciotti. Il gioco del “Mai si sarebbe pensato”
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Pensiero d’aprile
  Mario Lozzi*. Ri-lettura de “La figlia della Rupe” di Maria Lanciotti
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Seducente Natura
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Cavalieri
  Vetrina/ Maria Lanciotti. La ballata del monsignore
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Lungomare degli Ardeatini
  Maria Lanciotti. Qui ci sono i leoni
  Maria Lanciotti: Offerta speciale: ammazzi due e paghi per uno
  Maria Lanciotti: Il giardino dopo l'ultima stanza
  Maria Lanciotti. Music “on Volcanic Lakes”
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Se mi strappassi di dosso...
  Maria Lanciotti. Ricordati di santificare le feste
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Notte di primavera
  Maria Lanciotti: L'ultimo Milingo a Zagarol
  Maria Lanciotti. Mi hanno rubato la conca di rame
  Maria Lanciotti: “Tempo di abbracciare”. Prendendo spunto dal libro dell’Ecclesiaste
  Amina e la maledizione dell’abate
  Vetrina/ Maria Lanciotti. A volte, il cielo... (1960)
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Nossignori...
  Mario Rigoni Stern: "Il sergente nella neve". Ri-lettura di Maria Lanciotti
  Maria Lanciotti. SpirAli – Appunti per un vissuto
  Vetrina/ Maria Lanciotti. L'onda
  Maria Lanciotti: Aspettando Samuele
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Binari
  Maria Lanciotti. La vera faccia del corteo contro l’inceneritore di Albano
  Maria Lanciotti. Castelli da amare
  Vetrina/ Maria Lanciotti. L’amore lo piantai nell’orto per l’inverno...
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Ancora
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Natale 2023. Mani nude. Mani aperte
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Cavalieri
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Eppure sai...
  Maria Lanciotti. Cantuccio della fantasia/ Leggende indiane. (Quinta parte)
  Maria Lanciotti. Forty Fingers ‒ Altre note sul sesto rigo
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Mediterraneo
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Vieni, mio caro uomo...
  Maria Lanciotti. A bocca cucita col fil di ferro
  Maria Lanciotti. Murale
  Petra VoXo. Dove sono finite le voci delle bambine?
  Maria Lanciotti: Invettiva
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Lascito
  Maria Lanciotti: Cantuccio della fantasia. Leggende indiane (Terza parte)
  Maria Lanciotti: Il buco nella rete
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Sempre
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Il viaggio continua…
  Maria Lanciotti. Augusto racconta.../ Ringo
  Maria Lanciotti: La Rosa di Ferro
  Maria Lanciotti: Transumanza
  Maria Lanciotti. Tutti al mare al tempo del Boom sulla costa laziale
  14 febbraio. Amore, “dacci un segno di vita”
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Veranda sul mare d’inverno...
  Vetrina/ Maria Lanciotti. E pensavo a te (per i Ragazzi del ’99)
  Maria Lanciotti. SpirAli – Appunti per un vissuto
  I brevissimi/ Maria Lanciotti. Voci dall’isola
  Vetrina/ Maria Lanciotti. E ancora sono
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Araldica
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Rinascita
  Il Bambinello, la defezione dell’ONU e la Speranza
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Rischiara l’aria un sorriso
  Spot/ Maria Lanciotti. E dirti ancora
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Leggi
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Tepee
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Antico padre
  Maria Lanciotti: Vieni a me bambino, che t’insegno io l’educazione
  Maria Lanciotti: L’ombra cupa der cupolone
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Dieci haiku
  Maria Lanciotti. Un sorriso che non si spegne
  Maria Lanciotti. Amal, la speranza migrante
  Maria Lanciotti. Lascia ch’io cerchi la mia strada...
  Vetrina, In libreria/ Maria Lanciotti. Suono e visione – 1/3
  Maria Lanciotti. Fotogrammi
  A Monte Compatri il Villaggio di Gennaro
  Maria Lanciotti. Panorama
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Boom e controtendenza (1998)
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Cela i tuoi versi...
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Io sono musulmana
  Maria Lanciotti: Asteria e la notte di Ba-bo
  Maria Lanciotti. E Gesù lagrimò
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Ho conosciuto una ragazza...
  Maria Lanciotti. Se tu mi chiedessi
  Maria Lanciotti. Poesie sparse
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Dedicata
  Vetrina/ Maria Lanciotti (haiku)
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Assolo
  Maria Lanciotti: Giostra del bastardo amore
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Ecclèsia
  Maria Lanciotti. La rosa nera e la rosa rossa, una storia follemente umana – 1
  Maria Lanciotti. Stasera si cambia programma
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Poi finirono le parole...
  Maria Lanciotti. Compleanni
  Maria Lanciotti: Divagazioni allappanti sotto i baffi di Trilussa
  Maria Lanciotti: Iniziazione misterica delle figlie di Eva quando avevamo ancora l’anello al naso…
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Haiku classico con e senza kigo
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Nella terra degli avi...
  Maria Lanciotti: Caccia al pedone
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Senza cattiveria
  Maria Lanciotti. Estate 1943 – Forse un ricordo, forse un racconto
  Maria Lanciotti: Eluana Englaro, ...non puoi andare in pace
  Maria Lanciotti: Il sesto senso.
  In libreria/ Roberto Canò. Maria Lanciotti tra prosa e poesia nella raccolta “Spirali”
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Erano i giorni che non si spengono a notte
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Paisà
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Per una morte bianca in fonderia
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Sassi e astri
  John Steinbeck: La luna è tramontata. Ri-lettura di Maria Lanciotti
  Vetrina/ Maria Lanciotti. L’ultima freccia...
  Maria Lanciotti. La Natura che combatte
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Non darti pena...
  Maria Lanciotti: Vacanze in campagna. Terza parte
  Maria Lanciotti: C’era una volta il maestro unico. I racconti della nonna
  Tonaca e mascherina. La CEI al tempo del Covid
  Maria Lanciotti: Il paese di Natale dove accadono strani fatti e si parla in rima
  Vetrina – In libreria/ Maria Lanciotti. Flash
  Maria Lanciotti: Il viaggio della vita
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Brevemente
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Mimose
  Maria Lanciotti: La confessione
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Inganni (Il nuovo mondo)
  Maria Lanciotti. La via di Pepe
  Maria Lanciotti: La poesia quand’era al fronte. Ricordino di poesia sorgiva
  Maria Lanciotti: Cantuccio della fantasia. Leggende indiane. (Seconda parte)
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Estasi
  In libreria/ Memoria e dialetto in “Giracéo” di Maria Lanciotti
  Maria Lanciotti: Ti racconto una storia (Fiaba per Discorso amoroso)
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Haiku – con e senza kigo
  Maria Lanciotti. Tonno rosso spiaggiato e finito imbustato con i sacchi dell’indifferenziata
 
 
Immagini correlate

 
Commenti
Lascia un commentoLeggi i commenti [ 3 commenti ]
 
Indietro      Home Page
STRUMENTI
Versione stampabile
Gli articoli più letti
Invia questo articolo
INTERVENTI dei LETTORI
Un'area interamente dedicata agli interventi dei lettori
SONDAGGIO
TURCHIA NELL'UNIONE EUROPEA?

 72.9%
NO
 27.1%

  vota
  presentazione
  altri sondaggi
RICERCA nel SITO



Agende e Calendari

Archeologia e Storia

Attualità e temi sociali

Bambini e adolescenti

Bioarchitettura

CD / Musica

Cospirazionismo e misteri

Cucina e alimentazione

Discipline orientali

Esoterismo

Fate, Gnomi, Elfi, Folletti

I nostri Amici Animali

Letture

Maestri spirituali

Massaggi e Trattamenti

Migliorare se stessi

Paranormale

Patologie & Malattie

PNL

Psicologia

Religione

Rimedi Naturali

Scienza

Sessualità

Spiritualità

UFO

Vacanze Alternative

TELLUSfolio - Supplemento telematico quotidiano di Tellus
Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - ISSN 1124-1276 - R.O.C. N. 32755 LABOS Editrice
Sede legale: Via Fontana, 11 - 23017 MORBEGNO - Tel. +39 0342 610861 - C.F./P.IVA 01022920142 - REA SO-77208 privacy policy