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Antonio Fogazzaro. Vita, poetica e analisi di Malombra e Piccolo mondo antico
Malombra cinematografica
Malombra cinematografica 
01 Gennaio 2009
 

Nasce nel 1842 a Vicenza, dove studia al liceo (avendo come insegnante il poeta Giacomo Zanella); iscritto alla facoltà di Legge dell’università di Padova, si laurea con una tesi sul Giudizio d'appello. Dopo i poemetti in versi Miranda e Valsolda, pubblica il primo romanzo Malombra (1881), a cui seguono Daniele Cartis e Il mistero del Poeta. Nel 1891 tiene a Venezia il discorso Per un recente raffronto delle teo­rie di Sant'Agostino e di Darwin circa la creazione. A metà novembre del 1895 pubblica il suo romanzo più celebre Pic­colo mondo antico e nel 1901 Piccolo mondo moderno. L'al­tro romanzo Il Santo (1905) di idee moderniste viene con­dannato nel 1906 dalla Congregazione dell'Indice; Fogazzaro dichiara la propria obbedienza di cattolico a tale decreto. Muore a Vicenza nel marzo 1911.

   

  

QUADRO SINTETICO

 

 

I. Le idee e la poetica      

- Antiverismo

- Modernismo

- Interesse per l’anima profonda

 

II. Motivi antiveristi e decadenti in “Malombra”

- Mistero e subcosciente

- Psicologia morbosa ed estetismo della protagonista

 

III. Il dramma coniugale  di “Piccolo mondo antico”

- Lo spirito di carità di Franco e il razionalismo di Luisa

- I due coniugi di fronte alla tragica morte della figlia Ombretta

- L'ambiente e il paesaggio della Valsolda

 

 

I. LE IDEE E LA POETICA

  

La polemica antiverista e gli orientamenti preferenziali ri­volti verso l'anima profonda, l’amore e la bellezza, il dramma del credente combattuto tra fede e scienza, gli interessi per la politica dei cattolici e la professione di Modernismo ai fini del rinnovamento della Chiesa costituiscono la posizione originale di Fogazzaro nel quadro del Decadentismo italiano (il Modernismo è un movimento di idee e tendenze riforma­trici da parte di un gruppo di intellettuali cattolici, ecclesia­stici e laici, sinceramente religiosi, i quali in Francia e in Ita­lia, auspicano e sostengono tra la fine dell'Ottocento e gli ini­zi del Novecento una più sollecita adeguazione del Cristiane­simo alle conquiste della scienza e della filosofia moderna).

Negli appunti che precedono la composizione di Malom­bra, pubblicato ai primi di maggio del 1881, lo stesso anno de I Malavoglia verghiani, Fogazzaro scriveva:

«Tutti gridano: il vero! e diguazzano come in un pantano in questo vero e vogliono che si veda e si tocchi e si odori,.. Ma anche l’anima mia profonda è vero, anche il lume che non so d’onde la illumina è vero, anche l'amore che non ho trovato in terra anch'esso è vero; anche la bellezza... che nel cuore mi turba e mi uccide, anch’essa è vero».

 

 

II. MOTIVI ANTIVERISTI E DECADENTI IN «MALOMBRA»

 

Contro il pantano del vero, contro il verbo positivista e naturalista, giocano in Malombra i nuovi temi decadenti del mistero, del subcosciente e dell’estetismo. Rispetto a I Mala­voglia, al loro «fatto nudo e schietto», al loro dramma di pri­mitivi, di pescatori isolani di Aci-Trezza registrato da Verga nei termini di uno scabro, elementare «disegno» compositivo, Malombra svolge una storia diversamente complessa, un in­trico denso di passioni e di ossessivi, folli miraggi che ruota­no intorno alla proiagonista.

Marina di Malombra e una giovane donna, strana, di ec­centrica spiritualità e di sensi inquieti, «voluttuosa mescolan­za femminile di bellezza, di stranezza, di talento e di orgoglio». In un tetro Palazzo sul lago, la giovane contessa Marina, di educazione raffinatissima e spregiudicata (tra le sue let­ture predilette figurano le Fleurs du mal di Baudelaire), crede di essercela reincarnazione di Cecilia, un’antenata reclusa dal marito per espiare una colpa d'amore e morta sessant’anni prima.

In Malombra, a somiglianzà del Piacere di D'Annunzio, estetismo e culto del bello, toilettes e désabillés fanno di Ma­rina una fogazzariana sacerdotessa della «religione dell'eleganza».

 

  

III. «PICCOLO   MONDO   ANTICO»: 

DRAMMA  CONIUGALE   ESTETICO-AFFETTIVO

 

Dopo l'esordio di Malombra e il successivo Il mistero del Poeta, due opere singolari in chiave decadente, Fogazzaro tende verso un equilibrio di convinzioni più lineari e risolte. Dalla iniziale simpatia per le psicologie complesse, per gli stati d'animo esagitati e morbosi. Fogazzaro giunge al «piano morale» di Piccolo mondo antico, al conflitto di caratteri, al dramma coniugale (e non adulterio come era di moda allora nel romanzo mondano e nella commedia) maturato tra le modeste mura di una casa.

Attente e sfumate penetrazioni psicologiche investono i protagonisti Franco Maironi e Luisa Rigey, due giovani sposi che raggiungono il loro accordo, la loro difficile intesa umana e spirituale attraverso lo svolgersi quotidiano della stessa vita coniugale. Generoso ma scarsamente pratico lo spirito di ca­rità di Franco, temperamento religioso e credente; mentre Luisa, laica e razionalista, è animata da una diversa, severa fiducia nella giustizia umana (ma una giustizia priva di cari­tà, come rivelano i suoi rapporti con la nonna di Franco, la austricante marchesa Maironi, nella faccenda del testamento nascosto). Questo racconto di due comportamenti, un uomo e una donna, uniti e al tempo stesso divisi nella volontà gio­iosa e trepida del vivere, due personaggi che soffrono l'ama­rezza di gesti e pensieri diversi di fronte a dolorose verità (la tragica morte della piccola figlia Ombretta), avviene dentro i limiti delle pareti e delle cure domestiche.

Fanno da sfondo alla vicenda i luoghi e i paesaggi della Valsolda, sul versante lombardo del lago di Lugano, e l'epoca storica 1851-1859, con la grave ombra del fallimento del Quarantotto.

   

Renato Bertacchini

 


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