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Venezia. Primavera a Palazzo Fortuny
08 Marzo 2014
 

Dora Maart

Nonostante Picasso

Anne-Karin Furunes

Shadows

Ritsue Mishima

Tras Forma

Le amazzoni della fotografia

Dalle collezioni di Mario Trevisan

 

 

Venezia – Con “Primavera a Palazzo Fortuny”, si sono aperte una serie di mostre di artiste di grande prestigio, in occasione dell’8 marzo, che si inseriscono con magici itinerari nella suntuosa dimora veneziana dell’artista catalano fino al 14 luglio 2014.

 

Inizia il percorso “Dora Maar – Nonostante Picasso”

Heriette Theodora Markovich nota come Dora Maar (Parigi, 1907 – 1997), nell’immaginario e nel ricordo dei posteri è stata soprattutto l’amante e la musa del grande Picasso: la donna di rara bellezza e dalla personalità enigmatica che aveva sedotto il massimo pittore del secolo e, abbandonata, era sprofondata nella pazzia vivendo isolata dal mondo per i restanti cinquant’anni.

Cosa significa vivere con un uomo come Picasso? Per Dora, oltre che per la follia, fu l’abbandono della propria professione, la sottovalutazione del proprio talento.

Ottima fotografa, donna intelligente, artista originale. Dora è veramente stata l’ombra di Picasso o piuttosto ha partecipato attivamente alla creazione artistica del pittore, collaborando con lui in un rapporto stimolante e vivace? Forse non lo sapremo mai. Nata a Parigi nel 1907 ma cresciuta a Buenos Ares, si avvicinerà alla pittura all’Unione Centrale des Artes Décoratifs, all’Accadémie Julian e presso l’atelier di André Lothe, dove incontra Henri Cartier-Bresson, decide poi di dedicarsi più attivamente alla fotografia, di cui ha appreso la tecnica all’Ecole de Photographie. Amante di Picasso, amica degli esponenti del Surrealismo, Dora intraprende una rapida carriera negli ambienti delle Avanguardie. Le sue foto, molto apprezzate, vengono notate da Brassaī e dai migliori fotografi del tempo. I suoi fotomontaggi incontrano il gusto dei Surrealisti, che scelgono come icona del movimento una sua strana immagine del 1936: Ritratto di Ubu. Probabilmente l’essere ritratto da Dora è un feto di armadillo, ma l’artista non ha mai svelato la verità per preservare la misteriosa identità della creatura. Saranno due gli episodi che faranno precipitare Dora nella profonda crisi che le cambierà la vita: la perdita di Picasso, che l’abbandonerà per la sua ennesima conquista, e la morte di Nusch Eluard, compagna del poeta Paul Eluard e intima amica della fotografa. In cura da un analista, Dora ritrova lentamente un proprio ruolo nella società, l’identità che l’ingombrante presenza di Picasso le aveva rubato. La fotografa riscopre la creazione artistica, si dedica allo studio delle scienze occulte e dei fenomeni soprannaturali, si converte al buddismo e, più tardi al cattolicesimo, rifugiandosi nelle certezze della religione. Negli ultimi decenni di vita Dora si ritira progressivamente in esilio volontario, conducendo un’esistenza solitaria, quasi monastica sino alla morte, sopraggiunta nel luglio 1997.

Fortuny propone una straordinaria selezione di opere di grande interesse dell’artista, per l’attenzione alle frange marginali della società (scene di miseria e vagabondi, ciechi e storpi), per il mondo dell’infanzia, per la vita quotidiana che si svolge nelle strade ove prevalgono il popolare (mercatini, fiere) e l’eccentrico (il negozio di tatuaggi, la vetrina del mago, il canguro di paglia…).

«Lo sguardo di Dora» scrive la Combalia (curatrice della mostra) «non ha il distacco documentario di Atget, né la crudezza di Brassaī, né l’obiettività di Cartier-Bresson. Lei non è direttamente interessata ai “bassifondi”, ai bordelli o ai cabaret. A volte il suo sguardo si fa pietoso come nel Mendicante accasciato su una sedia pieghevole (1933), altre volte è pieno di ironia come in Niente elemosina. Voglio un lavoro (1934) dove un impeccabile signore con tanto di bombetta vende fiammiferi mostrando un cartello con scritto “ho perso tutto negli affari”. L’attenzione di Dora per i meno abbienti in una Parigi colpita dalla grande crisi del ’29 si colora di politica».

Nel 1937 c’è un ravvicinamento di Dora alla pittura che non abbandonerà più fino alla fine della sua vita, mentre Picasso la immortala in quegli anni in innumerevoli tele: all’inizio bella e malinconica con un corpo bianchissimo e sensuale, ma a partire dal ’38 chiusa in un intreccio di linee sottili. In mostra spicca Dora in un olio del’39 del Picasso più forte ed autentico.

 

Segue la mostra di Anne-Karin Furunes, “Shandows”

Nei sui dipinti Anne-Karin Furunes utilizza foto d’archivio di volti anonimi per indagare sulla personalità e l’identità della persona, ricercando negli sbiaditi tratti fotografici labili tracce di vite dimenticate e personalità sfuggite al registro della storia.

 

Ritsue Mishima, “Tra Forma”

L’artista si ispira alle forme della natura, ai riflessi di luce: i suoi vetri sono trasparenti, incolori, trasmettono una sensazione di purezza e luminosità, catturano ed espandono la luce e i colori dell’ambiente circostante.

 

Barbara Paganin, “Memoria Aperta”

La raffinata artista costruisce gioielli che diventano racconti. Sono favole che partano dalle emozioni del proprio passato ma che subito si aprono al mondo esplorando nei ricordi degli altri. Elementi tangibili di una memoria presa in prestito: miniature di ritratti ottocenteschi, animali portafortuna di porcellana, topolini, ippopotami, conigli, elefantini di avorio, una piccola bussola, una regina di scacchi…Un mondo fantastico in perfetta simbiosi con la magia dell’abitazione di quello straordinario artista-mecenate che era Marià Fortuny.

 

Nella sezione “Le Amazzoni della Fotografia. Dalla collezione di Mario Trevisan”

Appare subito come nella Fotografia le donne eccellono suggestivamente, rispetto all’apparato maschile tradizionale.

Tra le grandi figure della storia della fotografia, risaltano, in primis, autori come Julia M. Cameron, negli anni Settanta dell’Ottocento, e poi Novecento, Margaret Bourke White, Dora Maar, Lisette Model, Diane Arbus, Nan Goldin e molte altre autentiche star del nostro tempo, amazzoni sul sentiero delle immagini d’avanguardia, testimoni sensibili e accorate della vita del mondo.

 

Maria Paola Forlani


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