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Roberto Fantini. La “guerra al terrore” continua a produrre terrore… E non è un “effetto collaterale”!  
Afghanistan: ospedale di Medici Senza Frontiere distrutto da bombe americane
09 Ottobre 2015
   

Ogni tanto, ma sempre più di rado, ci ritroviamo a parlare di Afghanistan…

Ma come, i feroci talebani, colpevoli di tutti i mali del mondo, non erano stati sbaragliati e dispersi, già qualche mese dopo la tragedia delle Torri gemelle? Non ci avevano forse raccontato le galvanizzate frotte di pennivendoli nazionali che i liberatori avevano stravinto, portando trionfalmente la “civiltà” in quelle terre selvagge, fra un taglio di barba e un festante falò di burqa colorati?!

Ma chi sa qualcosa della storia di questo malandato nostro mondo sa benissimo che la prima vittima di tutte le guerre è sempre lei: la verità. E, molto spesso, la verità viene uccisa e fatta a pezzi con grande sistematicità già molto prima che le guerre siano, al fine di crearne gli indispensabili prodromi.

Quello che un po’ tutti ci siamo dimenticati è che, da quasi 15 anni, nel paese più povero e sfortunato del globo, si prosegue una guerra concepita e partorita dalle menzogne e portata avanti nelle menzogne. E, a volte, capita che lo spesso velo mediaticomilitare dell’inganno si squarci e lasci apparire l’orrido vero. È il caso dell’ignobile bombardamento americano dell’ospedale di Medici Senza Frontiere a Kunduz, con l’inevitabile, incalcolabile bilancio di vite distrutte, di devastazione e di sofferenza.

La cosa più insopportabile e repellente, poi, in casi come questi, è sentir parlare di “incidente” o di “tragico errore”. Proprio come ha subito provveduto a fare l’efficientissimo colonnello Brian Tribus, portavoce delle forze Usa in Afghanistan, con la seguente vergognosa dichiarazione:

«Le forze americane hanno condotto un attacco aereo nella città di Kunduz alle 2.15 (ora locale) contro individui che minacciano le forze. L'attacco potrebbe avere provocato danni collaterali a una struttura medica vicina».

In un comunicato di qualche giorno prima (29 settembre), Medici Senza Frontiere rivelava che l’ospedale di Kunduz, in seguito ai pesanti combattimenti tra forze governative e dell’opposizione, era stracolmo di feriti (tra cui molti bambini) e che la struttura (capace di effettuare nell’intera giornata di lunedì della passata settimana ben 43 interventi chirurgici) era al limite e in grandi difficoltà nel gestire il continuo crescente afflusso di feriti.

Il comunicato si concludeva assai opportunamente sottolineando:

- Che, essendo in questo momento l’ospedale provinciale del governo non in funzione, l’ospedale di MSF costituiva l’unica struttura a Kunduz in grado di fornire cure traumatologiche urgenti.

- Che i medici di MSF, come sempre, nel prendersi cura delle persone bisognose, non fanno alcuna distinzione in base a etnia, credo religioso o affiliazione politica.

Che l’organizzazione si trovava «in contatto con tutte le parti del conflitto» le quali si erano impegnate a garantire l’incolumità di personale medico, pazienti, ospedali e ambulanze.

Nel comunicato del 3 ottobre, MSF ribadisce poi, con la necessaria fermezza,«che tutte le parti in conflitto, comprese Kabul e Washington, erano perfettamente informate della posizione esatta delle strutture MSF ospedale, foresteria, uffici e unità di stabilizzazione medica a Chardara (a nord-ovest di Kunduz)», specificando chiaramente che, come in tutti i contesti bellici, era stata cura dell’organizzazione comunicare «le coordinate GPS a tutte le parti del conflitto in diverse occasioni negli ultimi mesi, la più recente il 29 settembre».

Inoltre, il comunicato evidenzia il fatto che il bombardamento sia stato proseguito «per più di 30 minuti da quando gli ufficiali militari americani e afghani, a Kabul e Washington, ne sono stati informati».

«Questo attacco è ripugnante ed è una grave violazione del Diritto Internazionale Umanitario» ha dichiarato Meinie Nicolai, presidente di MSF, attualmente in Italia. «Chiediamo alle forze della Coalizione completa trasparenza. Non possiamo accettare che questa terribile perdita di vite umane venga liquidata semplicemente come un ‘effetto collaterale’».

Aggiungendo poi che, oltre ad aver provocato la morte di personale medico e di pazienti, «questo attacco ha privato la popolazione di Kunduz della possibilità di accedere alle cure nel momento in cui ne ha maggiormente bisogno».

Al momento dell’attacco aereo nell’ospedale, c’erano 105 pazienti insieme alle persone che li accudivano, oltre a più di 80 operatori internazionali e nazionali di MSF. Ora, dopo una ventina di morti e decine di feriti e dispersi, MSF si trova costretta ad abbandonare Kunduz…

Emergency, che in Afghanistan gestisce tre ospedali, ha accolto alcuni feriti nella sua struttura di Kabul, dichiarando di restare a disposizione di MSF e della popolazione di Kunduz per curare gli altri feriti che potranno essere evacuati dalla città. L’associazione si è poi dichiarata molto preoccupata per il costante peggioramento delle condizioni di sicurezza, affermando che la violenza e l'instabilità in cui l'Afghanistan sta precipitando rendono sempre più difficile garantire l'attività degli operatori umanitari, aggravando ulteriormente le condizioni della popolazione.

Vittorio Zucconi, in un suo articolo di domenica 4 ottobre, scrive

che l'attacco aereo all'ospedale di Kunduz ha il sapore disperante, eppure prevedibile, del deja vu, della replica di tragedie già viste e che la cronistoria della spedizione punitiva contro il regime che aveva accolto e protetto i comandi di Al Quaeda negli anni '90 è punteggiata di episodi come questo dell'ospedale di Kunduz, prodotti non della crudeltà, della stupidità militare, della stoltezza di bombe che non possono mai essere più “intelligenti” di chi le lancia, ma figli dell'inevitabile degenerazione di guerre che dopo l'illusione iniziale della “missione compiuta” si trasformano in interminabili e controproducenti “missioni incompiute”.

No, caro Zucconi, questi orribili eventi non sono figli di nessuna “inevitabile degenerazione”, sono bensì il coerente e ricercato effetto di questa guerra e i responsabili hanno volti e nomi umani, quelli di coloro che questa guerra l’hanno accuratamente progettata, l’hanno prepotentemente promossa, l’hanno dichiarata (e fatta dichiarare) necessaria e giusta. Sono anche tutti coloro che, nei parlamenti come nelle redazioni dei giornali, questa guerra continuano (dal lontano settembre 2001) a sostenere e a benedire. Sono tutti coloro, cioè, che, in nome di rabberciate “vulgate”, di aprioristici feticci ideologici e di indicibili interessi, continuano a dimenticare quello che il grande Erasmo (cinque secoli fa) si sforzava di ricordarci:

che chi vuole la guerra non l’ha vista in faccia e che, soprattutto, non vuole che tutti noi la vediamo per quello che effettivamente rappresenta, ovvero la più grande e criminale delle violazioni dei diritti umani

 

Roberto Fantini

(da Free Lance International Press, 4 ottobre 2015)

 

 

Le attività di Medici Senza Frontiere nel Paese:

MSF ha iniziato a lavorare in Afghanistan nel 1980. A Kunduz, come nel resto del paese, operatori nazionali e internazionali lavorano insieme per garantire la migliore qualità dei trattamenti. MSF supporta il Ministero della Salute nell’ospedale Ahmad Shah Baba, nella zona orientale di Kabul, la maternità Dasht-e-Barchi nell’area occidentale di Kabul e al Boost Hospital a Lashkar Gah, provincia di Helmand. A Khost, in Afghanistan orientale, MSF gestisce un ospedale specializzato in maternità. MSF lavora in Afghanistan esclusivamente grazie a fondi privati e non accetta finanziamenti da nessun governo.

www.medicisenzafrontiere.it


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