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Maria Lanciotti. Pane e puzza 'condendo'
21 Ottobre 2013
   

Presidio alla discarica di Roncigliano nel comune di Albano Laziale. Assente il sindaco Marini

La monnezza di Roma appesta i cittadini castellani che corrono al Pronto Soccorso. 35 refertati

 

 

Ancora lì, sabato 19 di prima mattina a rimirare la collina con gli oleandri sfioriti in quel di Roncigliano, bandierine al vento e striscioni già posizionati per l’ennesimo sit-in di protesta. Aria cupa, cielo imbronciato. E un’esalazione pestilenziale che ti aggredisce a ondate sconvolgendo lo stomaco e accerchiando la testa in una morsa. Provare per credere. E c’è un fatto nuovo, mai rilevato nelle precedenti occasioni. Nugoli di mosche che non sono mosche, piccole e tignose e appiccicose, che ti attaccano inebetite e feroci. Frutto dell’ambiente, ognuno alla fine è quel che mangia. E in fondo, di lato alla collina, un terrapieno che prima non c’era di forse quattro metri. Presenti il sindaco di Genzano Flavio Gabbarini e il sindaco di Ardea, Luca Di Fiori. Forse, si vocifera, verrà sul tardi anche il sindaco di Ariccia Emilio Cianfanelli. Nessun altro segnale da parte delle istituzioni.

Intanto chiacchierando in giro si rifà il ripasso di una storia fin troppo nota, per quanto tenuta celata come fosse un segreto di Stato. Microfono aperto, primo intervento. Si parla ovviamente del settimo invaso, capacità 500.000 tonnellate, e delle 150 tonnellate di rifiuti indifferenziati di Roma che vengono sversati ogni giorno. Un bel contributo, non c’è che dire. “La puzza che sentiamo è un disastro ecologico” informa il giovane relatore di turno. “Non è più un lento avvelenamento, ma ti puoi sentire male in pochi minuti. Vogliono portare la popolazione che vive qui a uno scontro. Mancano i minimi interventi. Nulla si sa dei carichi in entrata e in uscita. Il settimo invaso doveva durare otto anni. Fra un annetto o poco più sarà già esaurito. Manlio Cerroni e la Pontina Ambiente possono spruzzare tutto il profumo che vogliono, non funziona. Un terrapieno per cercare di soffocare gli odori. Un’opera abusiva. Tra un anno i sindaci di bacino si lamenteranno, ma sono loro ad aver creato questa situazione. Ci sarà anche l’ottavo invaso? Una situazione sempre più drammatica che diventerà intollerabile, incompatibile con la vita umana. La rabbia degli abitanti è naturale che esploda. Chi adesso fa finta di niente, fra poco potrebbe non farlo più. È allarme, 35 refertati al Pronto Soccorso. L’Asl deve fare tutti gli interventi di monitoraggio. Le istituzioni devono controllare la pesa. Qui, sul piazzale”. Intanto arriva un camion dell’Ama, forse non tutti sono stati avvisati della manifestazione, ma il conducente fa un salutino e prosegue. Il microfono scotta. Silenzio assoluto. Le mosche modificate sempre più assassine non danno tregua, il cerchio alla testa si stringe e lo stomaco si rivolta. Andiamo avanti.

La parola a Peppe, calmo come un mare piatto: “Ci parlano di fiaccole pilota. Delle dinamiche dei venti. È piovuto, ci dicono. C’è stato il fortunale. Ma il digestore, come funziona? I filtri sono in piena efficienza? Il Fos (Frazione Organica Stabilizzata, ndr,) è stabilizzato? Il fatto è che la Pontina Ambiente non fa quello che deve fare. Va sanzionata? Nessun intervento di verifica nella discarica. I signori sindaci, il sindaco di Ardea, gli organi apicali della Asl locale, che fanno? Abbiamo questioni serie. Sono ancora in piedi i CIP6 a Cerroni per fare l’impianto. Hanno ancora tutto in mano, il cantiere non parte perché come ogni serio imprenditore Cerroni non rischia un euro di suo. L’ARPA non ha fatto prelievi per tutto il 2012. La caratterizzazione interna non la fanno. Scappano tutti dalle proprie responsabilità. Ci sostituiamo alla mancanza delle Autorità. Tocca a noi farglielo pagare in termini sociali e umani. Ci dovremo muovere ancora verso la Regione, verso il Ministero”.

Si fa avanti il sindaco di Ardea. Nessuno gli fa le feste, ma tutti mantengono il controllo. “Non mi sono mai tirato indietro”, esordisce Di Fiori. “È giusto che noi tuteliamo i nostri cittadini”. Una voce parte dal muretto: “Mio figlio stava male, voi dove stavate?”. “Ho convocato la proprietà ad Ardea”, spara Di Fiori imperterrito. “Qui siamo in un bacino, da domani mattina (ma forse voleva dire da lunedì mattina, ndr,) cominceremo una nuova battaglia”. “Caro sindaco”, è la pronta risposta di Simone Carabella, “la discarica non è del comune di Albano solo perché sta da questa parte della strada. Non può venire qui e raccontare balle. Lei deve essere più presente sul territorio. Tanta propaganda e qui c’è gente che non ha più motivo di respirare. La discarica non ha partito, ha il territorio. Non ci fidiamo più”. Replica Di Fiori: “Noi stiamo facendo come sempre tutto quello che va fatto per i cittadini”. “Questa è una situazione straordinaria”, ribatte Carabella, citando i referti del Pronto Soccorso. “Non ci basta più la pesa, pretendiamo l’immediata chiusura della discarica”. Perché le discariche e gli inceneritori uccidono, e non risparmiano i bambini. È il momento del J’accuse. “A Falcognana erano migliaia, qui siamo in cento” sbotta Carabella. “La responsabilità è nostra. Tutte le persone chiuse dentro casa che non stanno qui, sono colpevoli come le istituzioni”. Aldo Garofalo, esperto mai smentito, fa notare uno stormo di gabbiani: “Se tutto qui è stabilizzato, che vengono a mangiare i gabbiani? Tutta una sequenza di falsità. ‘Stiamo facendo il possibile’ non ci basta. Qui si stanno mobilitando bene e i vigili guardano. Diffusori, qualcos’altro per ingannare. Questo settimo invaso avrà vita breve rispetto a quello programmato. Poi faranno l’ottavo? Questa discarica deve finire”.

Serrato l’intervento di Daniele Castri, referente del No Inc: “Dopo sei anni stiamo qui arrabbiati, ma teniamo fermo al palo l’inceneritore che tutti volevano. Soli contro i poteri forti. Tutto sulle nostre spalle, prendendo dalle nostre tasche. È forse un problema personale? Si scandalizzano perché educatamente suoniamo al citofono del sindaco che si fa negare, nessuno si scandalizza del debito? Tutte questioni che non sono di spettanza dei cittadini ma di chi li amministra. Sono pagati per questo”. E lancia l’appuntamento per sabato 26, per il tredicesimo corteo.

Interviene il sindaco Gabbarini: “Una proposta a voi e a me stesso. Chiedere al sindaco Marini di agire attraverso un’ordinanza per superare lo stallo. Il caso specifico richiede l’urgenza. Si può ordinare all’Arpa, alla Asl di intervenire. Questo si ottiene. Le Asl sono le consulenze dei comuni. Si può ordinare alla Ditta di fornire i dati di entrata e uscita dei carichi. Sono finiti i tempi in cui si chiede cortesemente: si ordina. In base ai ricoveri è un problema di ordine sanitario. Si chiede alla Asl di rendere pubblici i dati epidemiologici degli ultimi anni. Stanno espropriando i sindaci dei loro piccoli poteri. E sembra che tutti possano fare tutto all’interno dei nostri territori. I sindaci si mettano insieme e dicano di farla finita. Perché scoppia la rabbia della gente. Sono tenuti a verificare il non rispetto. Altrimenti si arriva alla magistratura. Occorre riunire la conferenza dei sindaci. Dobbiamo cercare di capire. Non possiamo più restare inermi”. E qui, dove volano i gabbiani e gli avvoltoi, e domina l’imperio di Roma, una speranza si riaccende e ridona forza.

Apprendiamo che anche il sindaco di Ariccia Emilio Cianfanelli è arrivato dopo mezzogiorno a Roncigliano, ad assemblea conclusa, ma si è intrattenuto per diverso tempo a parlare con i pochi rimasti e si è preso degli impegni. Ancora più scintillante l’assenza del sindaco Marini, che pure quegli stessi cittadini attorno a lui hanno fatto quadrato quando si è trattato del caso Priebke. All’ora di pranzo si è messa la pentola sul fuoco al di là della strada, e si è ripreso animo assieme agli abitanti del Villaggio Ardeatino, condividendo pane e puzza.

 

Maria Lanciotti


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