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Vacanze in Montenegro. Re Nicola più avveduto del Consiglio di Stato
03 Settembre 2006
 

Quota periscopio,

mare Adriatico…

In pieno Adriatico, primi giorni di luglio, rotta verso la Croazia, a bordo di una modernissima nave veloce, un trimarano, prodotto delle sempre più approfondite conoscenze scientifiche. Osserviamo passeggeri fondamentalmente di due categorie: turisti in movimento verso le coste croate e, in maggior misura, pellegrini in movimento verso Medjugorie accompagnati da religiosi, sacerdoti e suore. Cogliamo questa conversazione tra due sacerdoti italiani, relativamente giovani, abbigliamento moderno, elegante.

Primo sac. – Ah, sei qui anche tu? Ti ho visto anche a Natale!

Secondo sac. – Si, accompagnavo i ragazzi.

Primo sac. – Eh, certo che è una faticaccia!

Secondo sac. – Eh sì, è un viaggio troppo lungo.

Primo sac. – Beh, vedrai che presto, quando riconosceranno i miracoli, verrà costruito l’aeroporto, così in tre quarti d’ora da Orio al Serio saremo a destinazione!

Secondo sac. – Meno male!

Ci ha colpito particolarmente questa conversazione paradossale ma nello stesso tempo paradigmatica: a bordo di un mezzo che contiene in sé millenni di impegno razionale dell’umanità, si parla e si vive come certezza il “miracolo”, ma nello stesso tempo ci si affida come soluzione dei problemi, la lunghezza del viaggio, alla tecnologia!

Ma perché, visto la certezza dei miracoli, i suddetti non chiedono il miracolo di vedersi spuntare le ali?! Sarebbe più logico!

Eh, sì, logico…

Interno del Montenegro, tra faggete, bianche rocce carsiche, scarsissimo traffico, si cerca sulla radio musica locale, come colonna sonora suggestiva per questo viaggio in territori dove l’occidente incontra l’oriente, ad un tratto s’impone con forza, la stazione più potente, una giaculatoria corale in italiano… Incredibile ma vero… è Radio Maria!

Nord del Montenegro, zona mussulmana ai confini con il Kossovo, anche qui… fortissima, Radio Marja in lingua slava!

Zona centrale del Montenegro, monastero di Ostrog, luogo particolarmente venerato dai fedeli ortodossi in quanto ritengono che sia miracoloso per la presenza della reliquia di Sveti (san) Vasilije, sensazione di viaggio nel tempo causata dai canti ieratici dei monaci, dal suono di campanelle, dalla struttura del monastero “appeso” al centro della parete di una montagna, dalla cappella affrescata realizzata in una grotta, dalla presenza dei monaci abbigliati ed acconciati in modo tradizionale: tonaca nera, berretto nero, capelli lunghi sulle spalle e barba, non particolarmente puliti ed azzimati.

Sicuramente in completa controtendenza rispetto ai loro colleghi cattolici così pienamente inseriti nel moderno contesto globalizzato!

Cetinje, capitale del Regno del Montenegro, visita alla residenza, oggi museo, del re Nicola, padre di Elena regina d’Italia, la brava studentessa universitaria che fa da guida in un buon italiano, senza mai essere stata in Italia, mostra la vecchia bandiera del Regno del Montenegro: una grande croce rossa. Poi mostra l’ultima bandiera del Regno del Montenegro: l’aquila bicefala, e spiega che la bandiera fu cambiata perché le continue conquiste, da parte dei re montenegrini, di territori abitati da popolazione mussulmane non permetteva che la bandiera fosse connotata semplicemente dalla croce in quanto simbolo cristiano.

Ma come?!

I testi raccontano del regno del Montenegro come di un tipico regno balcanico medioevale ed arretrato, divertente è la descrizione di re Nicola, padre della regina d’Italia Elena e suocero di Vittorio Emanuele III di Savoia, tratteggiato più come un capotribù omerico dedito alla caccia ed ad altri divertimenti tipici dei tempi antichi che di un monarca della Belle Epoque, come appare effettivamente nelle foto esposte a Cetinje dove è ritratto anche con suo genero, il re del Belpaese Vittorio Emanuele III, circondato da trofei di caccia e varia umanità, una vera e propria reggia barbarica.1

Oggi, estate del 2006, scopriamo che erano più tolleranti questi re balcanici del Consiglio di Stato del Belpaese che, oggi, impone il crocifisso come simbolo di laicità, anche a chi cattolico non è!2

Ultima riflessione: uno “spettro” s’aggira nel mondo globalizzato: lo “spettro” del cattolicesimo… Confessioni non cattoliche, meditate, meditate!

Immersione in profondità!

l’uovo… è grande…

sempre più grande!

Nemo

(da 'l Gazetin, settembre 2006)

 

 

1 Il Regno del Montenegro terminò con la prima guerra mondiale, re Nicola e sua moglie morirono in esilio ad Antibes nei primi anni ’20.

2 Sentenza del Consiglio di Stato n. 556 del 2006: «In una sede non religiosa, come la scuola, destinata all’educazione dei giovani, il crocifisso potrà ancora rivestire per i credenti i suaccennati valori religiosi, ma per credenti e non credenti la sua esposizione sarà giustificata ed assumerà un significato non discriminatorio sotto il profilo religioso, se esso è in grado di rappresentare e di richiamare in forma sintetica immediatamente percepibile ed intuibile (al pari di ogni simbolo) valori civilmente rilevanti, e segnatamente quei valori che soggiacciono ed ispirano il nostro ordine costituzionale, fondamento del nostro convivere civile. In tal senso il crocifisso potrà svolgere, anche in un orizzonte “laico”, diverso da quello religioso che gli è proprio, una funzione simbolica altamente educativa, a prescindere dalla religione professata dagli alunni».


Foto allegate

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