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Valter Vecellio. Appunti. Libia, ma anche nucleare, rischio terremoti, antrace, mafia nel Nord, sondaggi...
24 Marzo 2011
 

Su Notizie Radicali di oggi potete leggere un articolo di Francesco Pullia (“Libia ovvero il fallimento di Obama, dell’Onu e della nobiltà della politica”), che pone delle domande e uno sforzo di riflessione. Da «obamiano convinto» e «fervente sostenitore del presidente», Pullia esprime tutta la sua amarezza e delusione per la sua attuale politica, e per «come finora si è mosso, in maniera ondivaga e inconcludente, sulle vicende internazionali». L’operato di un politico, e in particolare di un politico con responsabilità planetarie come il presidente degli Stati Uniti va certamente giudicato per quello che fa (e non fa); ma spesso il giudizio, col tempo, si edulcora e muta. Richard Nixon è forse il caso più clamoroso: cacciato via a furor di popolo per via del Watergate, poi in buona misura è stato “riabilitato”; anche su Jimmy Carter, travolto dalla crisi iraniana conclusasi nel modo disastroso che sappiamo quando un commando cercò di liberare gli ostaggi dell’ambasciata prigionieri degli estremisti iraniani, il giudizio col tempo è mutato. Forse è presto per giudicare l’operato di Obama, anche se è vero che gli è stato attribuito un premio Nobel per la pace sulla “fiducia”; e dice il vero chi sostiene che ha sciupato una quantità di occasioni.

Ad ogni modo: chi è “obamiano convinto” come Pullia, appare deluso; al contrario chi, come chi scrive, obamiano tiepido, invita alla cautela… Obama non vuole ripercorrere gli stessi sentieri di George W. Bush, fin dal primo momento del suo mandato il suo sforzo è quello di accreditare un’immagine più soft degli Stati Uniti, opposta da quella bellica e “interventista” che gli ha lasciato in eredità il suo predecessore. Inoltre gli Stati Uniti sono già impegnati su due fronti: si comprende la riluttanza ad impegnarsi su un terzo, sempre arabo-islamico. Ha puntato su una diretta assunzione di responsabilità, pratica e politica dell’Europa, senza considerare che il vecchio continente è un aggregato di nazioni, dove prevalgono e dominano egoismi e protagonismi delle “piccole patrie”. E il risultato è quello, deprimente, che abbiamo sotto gli occhi: per discutibile che possa essere l’intervento, quello che lascia sgomenti è che prima si cominci un’azione bellica, poi si cominci a discutere chi ne debba assumere il comando...

Forse abbiamo entrambi ragione, o torto; chissà. Ad ogni modo, l’articolo di Pullia va al di là di Obama, gli interrogativi che pone e le questioni che solleva interessano innanzitutto noi, che siamo nonviolenti e non “solo” pacifisti, e anzi da loro ci distinguiamo.

Potete leggere l’articolo di Angiolo Bandinelli (“Bandiere e crocifissi”): dal recente messaggio papale al presidente Napolitano in occasione della festa dei 150 della Repubblica, alla recente sentenza della Corte europea per i diritti dell’uomo, secondo la quale il crocifisso appeso alla parete di un’aula scolastica non viola la libertà di pensiero degli alunni, né quella dell’educatore. E non solo.

Ancora: Gabriella Kuruvilla, una scrittrice italo-indiana che vive a Milano, scrive della miopia dell’attuale giunta comunale, che chiude qualsiasi spazio di socializzazione; mentre Geneviève Makaping, giornalista antropologa camerunese, racconta di una bella esperienza di integrazione in Calabria.

E ora, di seguito, in luogo dell’avvilente e sconcertante teatrino offerto dai “capaciti tutto” e dai “buoni a nulla” alcune notizie che – proprio perché tali – non hanno fatto notizia:

 

Nucleare-sondaggio: 89% degli italiani preferisce energie rinnovabili

Meglio le energie rinnovabili del nucleare. È la posizione di quasi il 90 per cento degli italiani che protendono nettamente per le risorse alternative, fino a sconfinare nel 68 per cento dei casi in una dichiarata contrarietà al nucleare. È quanto messo in luce da un sondaggio effettuato a marzo 2011 dall'Osservatorio Giornalistico Mediawatch su un campione di 1.030 italiani, di età compresa tra i 18 e i 70 anni, tramite mail e controllo dati. Secondo l'analisi, inoltre, il 17 per cento degli italiani avrebbe cambiato idea sulla sicurezza del nucleare a seguito del disastro in Giappone. Nel dettaglio, il parere del 66 per cento degli italiani è che sia possibile risolvere le necessità energetiche italiane senza l'utilizzo del nucleare; l'89 per cento del campione si dichiara favorevole ad un investimento governativo nelle fonti energetiche alternative e l'83 per cento manifesta contrarietà al lodo Romani che, invece, toglie i contribuiti alle energie alternative anche retroattivamente.

 

Terremoti-geologi: Italia a rischio, 2000 sisma l’anno

«In Italia ogni anno si registrano circa 2.000 terremoti con scosse di piccola entità. Dunque il nostro paese è a rischio Tsunami e Messina 1908 dovrebbe ricordarcelo». Lo afferma il presidente dell'Ordine Nazionale dei Geologi italiani Gian Vito Graziano, che ricorda come «in quella occasione si ebbero onde addirittura più alte di quelle del maremoto nel Pacifico del 2004, che fece conoscere all’opinione pubblica lo tsunami».

L'Italia, dice Graziano, «è un territorio ad altra sismicità ed aperto al mare. Più territorio costiero significa maggiore rischio tsunami. Le zone maggiormente a rischio sono ovviamente quelle a più alto rischio sismico, ovvero quelle che si affacciano davanti ai maggiori sistemi di faglie presenti a mare». In occasione del terremoto di Messina del 1908 «la forza dell’acqua giocò un ruolo enorme nella devastazione della città. Ma potremmo andare indietro al maremoto del 1764 che interessò la penisola salentina o ancora più indietro a quello del 1693 che interessò tutto il Meridione. Sul maremoto ci vuole la consapevolezza del rischio e l’educazione ad affrontarlo».

 

Siria: proteste. Video, in centinaia “No hezbollah né Iran!”

No hezbollah né l’Iran!” È lo slogan scandito da centinaia di “manifestanti di Daraa”, nel sud della Siria, dove stanotte sei persone sono state uccise in scontri tra forze di sicurezza e residenti. Al sesto giorno consecutivo di proteste anti-regime.

In un video diffuso su Youtube e sugli altri social network dal canale Shamsnn, uno dei più attivi nel mostrare immagini amatoriali di quanto sta avvenendo nel sud della Siria, si mostrano centinaia di giovani “manifestanti di Daraa”, gridare: «La hezbollah wu la Iran!» (Né hezbollah né l'Iran!). Non è possibile verificare il luogo esatto della manifestazione né la data precisa di quando sono state effettuate le riprese.

Il regime siriano al potere da quasi mezzo secolo, è alleato da trent’anni della Repubblica islamica iraniana e da vent’anni sostiene il movimento sciita libanese hezbollah, in funzione anti-israeliana.

 

Los Angeles Times: la verità sulle lettere all’antrace

Bruce E. Ivins, lo scienziato dell'esercito ritenuto responsabile delle lettere killer inviate nel 2001 che hanno provocato la morte di cinque persone, «aveva già mostrato preoccupanti segnali di instabilità mentale che i funzionari militari avrebbero dovuto notare». Lo scrive il Los Angeles Times, spiegando che gli attacchi all'antrace, l'evento che ha generato la paura dell'inizio del bioterrorismo, «erano prevedibili e quindi potevano essere impediti». Lo affermano gli analisti incaricati di indagare sull'accaduto, convinti che la storia psichiatrica di Bruce Ivins, offriva «un notevole numero di prove circostanziali» rispetto alla sua colpevolezza. In questo rapporto di 285 pagine, gli esperti di analisi comportamentale sostengono che lo scienziato era «psicologicamente portato» a compiere questo atto terroristico. Ivins, 62 anni, morto il 29 luglio 2008 di overdose, proprio per evitare il rinvio a giudizio per omicidio. Ora questo rapporto fa luce sulle responsabilità dei funzionari dell'esercito nell'aver concesso a Ivins il nulla osta di sicurezza, necessario per poter lavorare con l'antrace o altri agenti che potrebbero essere usati per una guerra biologica.

 

Acqua-UNICEF: muore 1,4 milioni di bambini ogni anno per problemi connessi. 1,1 miliardo di persone non ha accesso a forniture d’acqua potabile

In tutto il mondo 1,1 miliardo di persone non ha accesso a forniture di acqua potabile e ogni anno circa 1,4 milioni di bambini muoiono per malattie prevenibili legate all'acqua, come la diarrea. In Pakistan 60 milioni di persone non hanno accesso all'acqua sicura e ogni anno più di 100.000 bambini muoiono per aver bevuto acqua non potabile. Lo rende noto l'UNICEF.

Le malattie legate all'acqua sono collegate alla scarsa qualità delle acque al momento dell’utilizzo, ad esempio quando viene consumata a casa o a scuola. Secondo una ricerca del Pakistan Council For Research in Water Resources, oltre l'80 per cento dei campioni di acqua risultano contaminati con batteri al momento dell'utilizzo.

 

Federalismo. Procuratore Gratteri: rischia di consegnare il Sud alle mafie

«Il federalismo rischia di consegnare definitivamente il Sud alle mafie. Sarà molto più facile condizionare le scelte politico-amministrative nelle regioni dove maggiormente si sente la pressione mafiosa». Lo dichiara Nicola Gratteri, procuratore aggiunto alla Dda di Reggio Calabria: «Con il federalismo e i centri di spesa a livello locale le cosche hanno a portata di mano non solo la politica ma anche l'amministrazione».

«Il Lazio» spiega Gratteri «è la regione dove le mafie si sono meglio integrate. Qui convivono da più di trent'anni Cosa nostra, camorra, 'ndrangheta, bande nomadi e organizzazioni autoctone. A queste, si sono aggiunte alcune tra le più potenti mafie straniere, come quella cinese e russa, oltre a narcotrafficanti». Un giro d'affari secondo Gratteri, che ruota intorno ad investimenti «in cemento, alberghi, centri commerciali, ristoranti, nel giro degli appalti dell'ortofrutta, dei trasporti, dei rifiuti, dell'usura con partecipazione in molte imprese illegali».

«C'è una pax condivisa e duratura» aggiunge il procuratore «in nome del business innanzitutto e Roma è da sempre testa di ponte per progetti importanti, come quelli che riguardano la costruzione abruzzese ma anche per le grandi opere pubbliche». “I tentacoli delle mafie” nel Lazio si estendono «sempre più nel litorale e sull'agro pontino, dove sono in aumento gli abusi edilizi e il riciclaggio di rifiuti urbani e tossici. I miei colleghi stanno facendo un ottimo lavoro: dalle indagini sul mercato di fondi alle operazioni 'Sabbie Mobili', 'Re Mida', 'Girotondo', 'Brooklyn' e 'Orso Bruno'. Le ultime due hanno messo a nudo gli interessi in Italia di famiglie canadesi legate a Cosa nostra americana».

 

Falcone e Borsellino? Per il 26% sono “fessi”

Il 26 per cento degli studenti considera i giudici simbolo della lotta alla mafia Giovanni Falcone e Paolo Borsellino «illusi» o addirittura dei «fessi». Il dato è emerso dal sondaggio dell'associazione MafiaContro, presentato a Palermo. Il sondaggio è stato realizzato su di un campione di 1.062 ragazzi fra i 15 ed i 18 anni, che frequentano 7 istituti scolastici siciliani, uno friulano e uno lombardo. Il 32 per cento degli intervistati ha inoltre ammesso che al posto dei due giudici uccisi in due stragi nel 1992, «professionalmente avrebbe operato scelte diametralmente opposte: andare via o non fare assolutamente nulla contro Cosa nostra». Il 10 per cento degli intervistati considera i boss Riina e Provenzano «uomini d'onore», il 5 per cento li ritiene «perseguitati dalla malasorte». Il 31 per cento pensa che la mafia sia «un'invenzione, se non addirittura un bene»; il 48 per cento provvederebbe «a vendicarsi direttamente» o si affretterebbe a «chiedere aiuto a qualcuno in grado di spalleggiarli». Le percentuali superano il 71 per cento quando si tratta di esprimere la «sfiducia» nelle istituzioni. Per il 55 per cento le attività scolastiche non formano le coscienze. Il 26 per cento dice che bisogna accettare la mafia, o «rassegnarsi a conviverci». Tra gli studenti friulani e lombardi, nel 68 per cento dei casi non hanno mai sentito parlare, o ne hanno sentito parlare qualche volta, del pizzo. Il 98 per cento di loro non ha dubbi nel definire «la mafia un male per la società».

 

Valter Vecellio

(da Notizie Radicali, 24 marzo 2011)


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