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In libreria/ Un aggregato di monadi tenuto insieme dall’anima 
Patrizia Garofalo presenta l'antologia poetica “Montagna viva” (Labos, 2003)
18 Aprile 2016
 

«Circa le piccole percezioni che non potremmo distinguere nel loro insieme, serva l’esempio del mugghio o rumore del mare dal quale si è colpiti quando si è sulla spiaggia. Per udire questo rumore come lo si ode, bisogna pure che se ne odano le parti che compongono il tutto, cioè il rumore di ciascuna onda, per quanto ciascuno di questi piccoli rumori non si faccia conoscere che nell'insieme confuso di tutti gli altri, e sia percepibile soltanto se l'onda che lo produce non è sola. Occorre infatti essere colpiti un poco dal movimento di quest'onda e che si abbia una qualche percezione di ciascuno di tali rumori, per piccoli che siano; altrimenti non si avrebbe quella di centomila onde, poiché centomila nulla non riescono a produrre qualcosa». (G.W. Von Leibniz)

 

E di mille voci è piena la montagna anche quando appare silenziosa, sempre specchio di una ricerca che nulla importa se avvertita in un prato di fiori alle sue pendici o nel salire in alto. Essa è sempre e dovunque la si guardi una tensione verso il cielo quasi che montagna, mare e cielo possano restituirci una identità perduta. La copertina dell’antologia con il quadro La ballata nel bosco d’autunno di Gianfranco Pirondini è colonna sonora dei versi e, nell’impazzito rosso autunnale, mescola stagioni e suggerisce poeticamente i cicli della natura. I poeti seguono in una coralità suggestiva all’unisono con la roccia, voce aperta alla finestra dell’anima. Ognuno con il proprio sentire… Perché il fumo scende dalla casa? scrive in “Notte obliqua” Pietro Guglielmetti, viandante in cerca di sosta Accenderemo un fuoco con i mobili rimasti. E… si mescolano ricordi, foto in bianco e nero… si dialoga con chi se ne è andato ma che ancora sale nell’amore i gradini dei versi. Ricordi? – Ricordo… Mi ascolti? – Ti ascolto... Capisci? Capisci il silenzio, la neve, la vetta? – Non so se capisco. Ma ricordo e ti ascolto (Laura Arosio). Le donne di montagna che il poeta Antonio Chiades tratteggia nel loro sbucare dalle case di sassi s’avvertono come respiro vitale in simbiosi con i monti, fate dei boschi, struggenti bellezze della terra dai sentieri durissimi, esse stesse fogliame nei lunghi capelli non si curano/ della timidezza dei seni e, protettive madri, e… lungo il sentiero nel bosco Se gli alberi/ sono fantocci di gelo e di aghi/ li riscaldano con umili braccia. E… nella luce del bosco/ dove si apparta la neve è un passaggio intensissimo che conferisce nella sue essenza la luminosità levigata, sofferta e statuaria dell’essere. Sono voci anche quelle delle leggende: folleggiano con ali di pietra, le mie fate… con le farfalle e con gli gnomi… il vento, insolito cocchiere/ s’improvvisa cantastorie/ e musicante tra le cime…

Le voci di quest’antologia, tutte, vibrano insieme alla ballata d’autunno che “spettina” il fogliame e confonde il tempo. I versi coniugano la montagna con le nuvole, cirri con i quali si gioca a sognare gli ultimi raggi di sole morente/ lambiscono spettinati ciuffi di nuvole/ tratteggiando irregolari nel cielo/ ghirigori arrossati di luce… magari mentre veleggia la mia solitudine/ quassù nel silenzio fondo, che sa di vento… o mentre respiro con gli occhi lo spazio che m’entra nell’anima.

La montagna “viva”* si ama con la libertà del sentire e nel non pudore del dire, la si coglie con i sensi anche quando se ne è lontani, anche quando sappiamo di non poterla più salire è sufficiente il pensiero per essere trasportati dove si è amato e sognato, dove la solitudine aveva un volto ed il dolore anche… canini aguzzi/ tra le gole/ sospesi/ sull’ombra dell’abisso/ che divorano/ il crudo cuore/ della luna mentre gli uccelli si saziano d’azzurro. “Se l’è preso la montagna”, si dice così nei paesi per sottolineare, senza usare il termine “morte”, una disgrazia durante la salita verso la vetta.

Ma la montagna è stata l’unica gioia per Stefano nella sua malattia, è stato come portarsi via un lembo di azzurro che curasse le sue ferite, è stato un urlo d’eternità contro la finitezza, è stato un anche io voglio averti, toccarti, amarti come in terra non mi è più concesso.

E la montagna è anche sguardo, memoria e riconoscimento e gratitudine e amicizia confidente e non sempre le parole servono quando prevale il silenzio nell’ascoltare le sue voci o l’attesa che dopo poche ore aprirà un fiore o coprirà tutto di neve.

Adesso sto in silenzio e godo del tuo/ panorama pur stando a terra/ non mi occorre un punto da scalare/ per intendere la vita.

 

Patrizia Garofalo


 

 

 

 

* “Montagna viva” è la denominazione del Concorso internazionale di poesia tenutosi a Morbegno, in due edizioni (2002 e 2003), di cui l'omonima antologia qui presentata raccoglie 50 poesie selezionate dalla Giuria della 1ª edizione, svoltasi nell'Anno Internazionale delle Montagne voluto dalle Nazioni Unite. Gli autori menzionati nella nota critica sono i primi tre classificati. (Ndr)

 

 

Autori Vari

Montagna viva

Antologia

LaboS Editrice, 2003, pp. 68, € 5,00


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