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16 settembre 1943. Una seconda vita per Vera Neufeld 
Dalla Nuova Zelanda per Tellus Folio
Don Giuseppe Carozzi (1918 - 1955)
Don Giuseppe Carozzi (1918 - 1955) 
21 Aprile 2009
 

Caro Enea,

il prof. Alan Poletti di Auckland, che da tempo sta facendo una ricerca storica sulla fuga in Svizzera degli oltre 200 ebrei internati in Aprica nel 1943 (cercando riscontri negli archivi di mezzo mondo) mi prega di diffondere il comunicato che ti allego per Tellus Folio e, se lo ritieni opportuno, per il Gazetìn.

Ti ringrazio per la collaborazione e per le vostre (che sento come mie) vicende giudiziarie, ci sarà pure un giudice a Berlino…!

Auguri e a presto!

Jack Moratti

 

 

Sessantasei anni fa, una bambina di nove anni, insieme ai genitori ed alla sorella maggiore, arrancava su per il sentiero che porta dalla chiesa di S. Rocco alla Rasica, frazione di Tirano, al confine svizzero sopra Sasso del Gallo. Si chiamava Vera Neufeld ed era di famiglia ebrea. I suoi erano di Zagabria ed erano stati internati prima ad Aprica e successivamente, a causa dei problemi di salute del padre Edo, a Sondrio. Se non avessero trovato rifugio in Svizzera sarebbero stati arrestati, deportati e infine quasi certamente uccisi. Come diceva la sorella maggiore di Vera, Lea, la Svizzera – e questa fuga – regalarono loro una seconda vita.

 

Quest’anno, domenica 24 maggio, Vera ripercorrerà quel sentiero.

Vera e la sua famiglia vivono oggi a Sidney, in Australia.

Il professor Alan Poletti dell’Università di Auckland (Nuova Zelanda), il cui nonno paterno era originario di Villa di Tirano, è un fisico nucleare neozelandese che da qualche anno ha trovato nuovi interessi di ricerca. Sta ricostruendo le vicende degli stranieri, per la maggior parte ebrei, internati in provincia di Sondrio (la maggior parte di loro in Aprica) negli anni tra il 1941e il 1943. Dopo lunghe ricerche è riuscito a rintracciare l’indirizzo della sorella di Vera Neufeld, Lea, che era sposata, lavorava come medico e viveva in Svizzera. Alan Poletti ha scritto a Lea, ignorando che purtroppo era venuta a mancare da poco. Vera ha in seguito trovato la lettera tra gli effetti personali della sorella ed ha contattato Alan, dimostrando anche lei grande interesse per questa ricerca.

 

Con la propria ricerca, Alan è riuscito a confermare il ruolo di quattro uomini che aiutarono gli internati ebrei a fuggire: il sacerdote don Giuseppe Carozzi, il brigadiere Bruno Pilat, il capitano Leonardo Marinelli e il sacerdote don Cirillo Vitalini; e certamente ce ne furono anche altri. Di questi quattro, Carozzi, originario di Motta di Villa di Tirano, era il più importante. Nelle estati del 1942 e 1943 si trovava in Aprica per varie ragioni: la sua salute, i genitori che vivevano ancora a Motta, e l’usuale chiusura estiva dell’Università Gregoriana di Roma di cui era studente. Piuttosto che un emissario occulto di Pio XII o del Vaticano, Carozzi era un uomo autonomo nelle proprie scelte. Da una ricerca negli Archivi Britannici di Londra, sappiamo che è stato agente segreto per gli inglesi dal giugno 1944 al maggio 1945 nella lotta per la Liberazione in Nord Italia. Dalla medesima ricerca sono emersi i nomi di quattro agenti sui quali si appoggiava e di cui si poteva fidare. Tra di loro, Attilio Bozzi dell’Aprica e Bernardo Mazza di Tirano. Fu Attilio che, insieme a Emilio Negri, guidò un’altra ragazza, anch’essa di nome Vera (Vera Pick), anch’essa ebrea, verso la fuga in Svizzera il 9 febbraio 1945.

 

Gli oltre 220 ebrei internati nella provincia di Sondrio (per la maggior parte ad Aprica) il 10 settembre 1943 trovarono tutti un porto sicuro in Svizzera (126 fuggirono il 12 settembre) eccetto uno: Benno Ragendorfer, che fu arrestato a Tirano l’11 dicembre 1943 dai nazifascisti, deportato ad Auschwitz ed ucciso il giorno stesso del suo arrivo nel campo di concentramento il 6 febbraio 1944.

Non dobbiamo dimenticare i nomi di chi ha salvato la vita a questi internati aiutandoli a fuggire e dobbiamo poi ricordare che anche molta gente normale ha prestato loro aiuto.


 
 
 
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