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Maria G. Di Rienzo. Dove cominciano i diritti umani?
04 Febbraio 2009
 

Palcoscenico aperto.

Tutti, da destra e sinistra, “condannano duramente”. Dicono che: “l'episodio getta una grave ombra, suscita rabbia e indignazione, è criminale intolleranza”. Chiedono che: “i responsabili siano assicurati al più presto alla giustizia”.

Palcoscenico chiuso.

*

Grazie per la considerazione, ci sentiamo tutti più sollevati nel sapere del vostro sdegno. Perché, tanto per dire, mica sarà colpa del sindaco se cinque ragazzi decidono di alleviare la noia dando fuoco ad un essere umano. Ma che nella sua città esseri umani, in inverno, dormano nell'atrio della stazione ferroviaria, o sotto un ponte, o su un marciapiede, non fa venire nessun dubbio, al sindaco, su quanto bene egli stia facendo il proprio mestiere?

E suvvia, se le donne vengono assalite mica sarà colpa dell'innocente leggerezza del nostrano primus inter pares (2 amnistie, 1 assoluzione dubitativa, 8 archiviazioni, 6 prescrizioni, 3 processi ed un'indagine in corso, per reati che vanno dal finanziamento illecito al concorso in reati gravissimi con in mezzo tutti i “falsi” che riuscite ad immaginare: testimonianze false, bilanci falsi eccetera). L'auto usata che comprereste da un tizio così perderebbe la carrozzeria per strada dopo i primi duecento metri.

Poveretto, non ha fatto che ripetere quel che sente al bar di Montecitorio o in consiglio d'amministrazione, che è poi quel che si sente al bar sotto casa o in autobus, che è anche quel che si vede nei film e in televisione: lo stupro, in fondo in fondo, è un apprezzamento. Se le donne non fossero belle gli uomini non le vorrebbero così appassionatamente, no? Ancora un po' di battage pubblicitario e alla prossima aggredita si chiederà di ringraziare l'assalitore per averle distrutto la vita per sempre.

E insomma, mica sarà colpa dei giornali se nella stessa data, primo febbraio, si riportano due stupri e uno ha i titoli di testa e i pistolotti degli “esperti” e l'altro no: nel primo caso i violentatori (e la vittima) erano immigrati, nel secondo il violentatore era italiano (e la vittima immigrata). E avete letto qualcosa dei tre quattordicenni che marinano la scuola assieme ad una coetanea per poi violentarla a turno? Difficile, forse un trafiletto di due righe, perché il fatto è accaduto a Trento ed erano tutti italiani.

*

Durante l'ultimo fine settimana, a Milano, ci sono stati un accoltellamento, tre risse, un'aggressione a scopo di rapina fra minorenni in metropolitana. Il protagonista più vecchio di questo scenario pare abbia 21 anni, la protagonista più vecchia ne ha 23. Tutti italiani tranne uno (una vittima). Il più anziano dei tre immigrati che hanno picchiato a sangue un ragazzino in quel di Lucca ha 24 anni.

È successo che un tizio guardava insistentemente la mia ragazza, allora gli ho tirato un bicchiere in testa ed è cominciato il caos. È successo che quelli hanno fatto commenti sulla nostra macchina, allora siamo scesi e li abbiamo pestati. Non mi invento niente, sapete, questo è il tenore delle dichiarazioni dei giovani coinvolti. E forse, come uno degli assassini di Lorena l'anno scorso, avranno chiesto al termine dell'interrogatorio: “Adesso che vi ho detto tutto posso andare a casa?”. Traduzione: cosa ho fatto di male, di sbagliato? Volete dirmi che nell'Italia del gratta (nel senso di “ruba”) e vinci non va bene picchiare qualcuno per farsi dare telefonino e soldi?

*

In tema di discriminazione di genere, nell'analisi del World Economic Forum (novembre 2008) la Norvegia è il paese meno sessista al mondo (primo posto), il più sessista è lo Yemen. Gli autori del rapporto hanno fotografato la condizione femminile in 130 paesi, alla luce di 14 criteri di valutazione: dalla percentuale di donne occupate nella manodopera locale, al tasso di quelle in ruoli di quadri, nelle alte professionalità e in posti di governo, alle differenze retributive, al livello di scolarità, alla speranza di vita. L'Italia ha un orrendo sessantasettesimo posto.

Cosa fa quindi di male, di sbagliato, qualcuno che prenda una femmina se la vuole, o che meni chi si permette di guardare la “sua” ragazza? Non gli hanno reso forse chiaro a casa, a scuola, in ufficio, in fabbrica, in ospedale, in chiesa, sui giornali, in televisione, che una donna vale comunque meno di lui e che se serve a qualcosa serve a soddisfare i di lui desideri? Non gli hanno forse reso chiaro che la vita è competizione e che bisogna tenersi la propria “roba” a costo di uccidere, e quindi oggi che hanno vent'anni picchiano il coetaneo, e domani quando ne avranno trenta si terranno in casa sei pistole, con le quali dopodomani, a quaranta, ammazzeranno il vicino di casa perché faceva rumore, o la moglie “per sbaglio” (era buio, e credevano che fosse un ladro).

*

La classe politica italiana pensa di aver fatto il proprio dovere quando rilascia una dichiarazione sull'ultimo fatto di cronaca; una dichiarazione sempre autorevole e vibrante, soprattutto quando non dice nulla di concreto, fatta ad un giornalista sempre prestigioso e corretto, anche quando costui scrive idiozie immani in un italiano stentato.

Io dico che crederò al loro sdegno quando mi mostreranno leggi e bilanci.

Quando l'educazione al genere ed alla nonviolenza saranno materie scolastiche. Quando la rete delle case antiviolenza riceverà finanziamenti. Quando il Ministero delle Pari Opportunità, e a cascata le Commissioni correlate, faranno davvero il lavoro che devono fare. Quando si tuteleranno le lavoratrici dalle dimissioni in bianco e dal mobbing post-maternità.

*

Nel 1958, in occasione del decimo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, Eleanor Roosevelt disse: «Dov'è, dopotutto, che i diritti umani cominciano? In posti piccoli, vicini a casa, così vicini e così piccoli che non si vedono sul mappamondo. Pure essi sono il mondo concreto di ogni individuo: il borgo in cui la persona vive, la scuola che frequenta, la fabbrica, la fattoria o l'ufficio in cui lavora. Questi sono i luoghi in cui ogni uomo, ogni donna, ogni bambino chiede eguale giustizia, eguale opportunità, eguale dignità senza discriminazione».

 

Maria G. Di Rienzo

(da Notizie minime della nonviolenza in cammino, 4 febbraio 2009)


 
 
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