Giovedì , 28 Marzo 2024
VIGNETTA della SETTIMANA
Esercente l'attività editoriale
Realizzazione ed housing
BLOG
MACROLIBRARSI.IT
RICERCA
SU TUTTO IL SITO
TellusFolio > Diario di bordo
 
Share on Facebook Share on Twitter Share on Linkedin Delicious
Susan Brownmiller ricorda Florence Rush
Charles Boyer e Ingrid Bergman in
Charles Boyer e Ingrid Bergman in 'Gaslight' (© 1944, Metro-Goldwyn-Mayer Inc.) 
01 Febbraio 2009
 

[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo per averci messo a disposizione nella sua traduzione il seguente intervento di Susan Brownmiller dal titolo “La donna che combatté Freud, e vinse” diffuso dal Women's Media Center il 26 gennaio 2009.

Susan Brownmiller è l'autrice di un classico femminista come Against Our Will: Men, Women, and Rape (1975). Altre sue opere sono Femininity (1984) e In Our Time: Memoir of a Revolution (1999). Ha scritto per The New York Times, The Village Voice, Esquire, Vogue, Rolling Stone, The Nation, Ms.

L'attivista e teorica femminista Florence Rush è morta il 9 dicembre 2008. Questo discorso di Susan Browmiller è stato tenuto durante un memoriale in suo onore]


A Florence piacevano i vecchi film. Direi che il suo preferito era Gaslight, del 1944. Ingrid Bergman comincia a sospettare che Charles Boyer, suo marito, abbia assassinato la sua prima moglie. Boyer impiega ogni sorta di trucchi per convincerla che sta impazzendo. Fa scemare e tremolare le luci di casa (da qui il titolo originale Gaslight, ndt), rimuove quadri dalle pareti, le infila l'orologio “perduto” in tasca, misteriosi suoni di passi vengono dall'attico. Egli altera la realtà della donna al punto che quest'ultima sta davvero impazzendo, sino a che Joseph Cotten, ispettore di Scotland Yard, smaschera Boyer e lo rivela per il delinquente che è.

Nelle conversazioni e negli scritti, Florence usava “gaslight” come verbo atto ad indicare la distorsione della realtà per fini oscuri e disonesti.

Nel mentre indagava e svelava l'abuso sessuale sui bambini (da parte di padri, patrigni, altri parenti, vicini di casa, estranei, uomini in posizioni di autorità rispetto ai piccoli), rifletteva sul curioso abbandono di Freud della sua malnominata “Teoria della seduzione”. Freud aveva fatto risalire i sintomi isterici delle sue pazienti agli abusi da esse subiti dai padri in età infantile: le pazienti avevano parlato delle violenze subite, e lo schema era molto chiaro. Ma le implicazioni, probabilmente, erano troppo spaventose. Così cancellò l'evidenza, rovesciò il proprio pensiero ed imbastì un'altra teoria: quelle che le donne fantasticavano di abusi subiti nell'infanzia a causa dell'inconscio desiderio di andare a letto con il proprio padre.

La nozione che la maggior parte degli abusi sessuali fossero fantasie divenne un paletto della terapia freudiana, una parte del pensiero liberale di sinistra, e un grandioso aiuto agli avvocati della difesa nei tribunali.

Tutte noi fummo ingannate come Ingrid Bergman. E probabilmente, al picco dell'era freudiana, numerose donne impazzirono sul serio quando la loro realtà fu negata.

Florence fu la prima persona a buttare Freud al tappeto. Nel 1971 io ero tra il pubblico, alla Conferenza femminista sullo stupro di New York, quando questa donna calma, dal parlare quieto e dai capelli corti camminò sino al podio in vestiti dimessi, e fece quel discorso che ci fece saltare in piedi ad applaudirla freneticamente.

Aveva le credenziali: una laurea in scienze sociali ed esperienza lavorativa in un istituto per ragazze delinquenti, molte delle quali aveva sofferto abusi sessuali.

Aveva le statistiche, tratte dall'esiguo numero di studi allora esistenti: il 90% delle vittime degli abusi sessuali erano femmine, il 99% dei perpetratori erano maschi.

E aveva anche esperienza personale in materia: il suo dentista dell'infanzia, e il suo caro zio Willy.

Nessuno aveva proposto una teoria politica sull'abuso sessuale dei bambini prima di Florence Rush. Nessuno prima di lei aveva chiamato il fenomeno endemico, pervasivo, legalizzato in antichi testi, e parte del controllo degli uomini sulle donne. Il suo discorso del 1971 divenne da antologia e fu largamente riprodotto e citato. Nove anni più tardi, uscì il suo libro The Best Kept Secret (Il segreto meglio tenuto).

Florence non era estranea alla politica “radicale”. Madre di tre figli nell'area suburbana, era stata attivista per la sinistra e per il Movimento per i diritti civili. La sua mente brillante inventava nuove cose che lei esponeva con appassionata chiarezza, ma non aveva mai pensato a diventare una scrittrice e a tenere lezioni nelle università, come poi accadde. Il femminismo le aprì la strada e lei, a sua volta, aprì nuovi terreni alla teoria femminista.

I vecchi e nuovi film di Hollywood erano per lei una fonte continua di ispirazione, e di indignazione quando presentavano “donne fatali” a stento vestite e a stento pubescenti. «Le immagini dei media sintetizzano», scrisse Florence. «Sono disegnate per produrre impressioni precise e suscitare sentimenti particolari, e annebbiano la conoscenza, l'esperienza e la realtà dei fatti». Mise a frutto tutta l'indignazione che provava, formando il Comitato del Now “Immagini dei bambini nei media”.

Dal 1989 ci incontravamo regolarmente per giocare a carte, e le abilità culinarie di Florence offrivano regolarmente a tutti i presenti pasti cucinati con il cuore. Era molto brava a fare arrosti e lasagne. Amava il suono dei cubetti di ghiaccio nei bicchieri.

Le sue piante erano un'impeccabile cascata verde. Dopo che l'imperiosa gatta Simone ci aveva soffiato contro e si era ritirata in camera da letto, sedevamo e parlavamo delle ultime notizie, degli ultimi libri, e poi giocavamo a carte, e Florence era piuttosto brava anche in questo.

Mentre i decenni passavano, l'effetto di Florence sulla mia vita assunse un nuovo aspetto. Si trattava di accordarsi ai temuti ma inevitabili cambiamenti fisici dovuti all'età, senza soccombere alla convenzione del dover apparire come “una vecchia signora”. Lei fu il mio modello.

«Non buttarti giù», diceva. «Sicuro che puoi andare a far la spesa nel tuo quartiere in pantaloni corti e maglietta».

La sua piccola vanità era adorabile, sino a che non divenne un rischio quando si rifiutò di non usare più i sandali alti, che accettò di sostituire solo quando trovò un paio di scarpe da ginnastica altrettanto alte. Aveva un corpo bello e minuto, forte e sensuale, ma ha sempre creduto di dover essere qualche centimetro più alta. La cosa divertente è che nessuno dei suoi amici ha mai pensato a lei come ad una persona bassa.

Abbiamo sempre saputo che era una gigante.

 

Susan Brownmiller

traduzione di Maria G. Di Rienzo

(da Notizie minime della nonviolenza in cammino, 31 gennaio 2009)


 
 
 
Commenti
Lascia un commentoNessun commento da leggere
 
Indietro      Home Page
STRUMENTI
Versione stampabile
Gli articoli più letti
Invia questo articolo
INTERVENTI dei LETTORI
Un'area interamente dedicata agli interventi dei lettori
SONDAGGIO
TURCHIA NELL'UNIONE EUROPEA?

 72.7%
NO
 27.3%

  vota
  presentazione
  altri sondaggi
RICERCA nel SITO



Agende e Calendari

Archeologia e Storia

Attualità e temi sociali

Bambini e adolescenti

Bioarchitettura

CD / Musica

Cospirazionismo e misteri

Cucina e alimentazione

Discipline orientali

Esoterismo

Fate, Gnomi, Elfi, Folletti

I nostri Amici Animali

Letture

Maestri spirituali

Massaggi e Trattamenti

Migliorare se stessi

Paranormale

Patologie & Malattie

PNL

Psicologia

Religione

Rimedi Naturali

Scienza

Sessualità

Spiritualità

UFO

Vacanze Alternative

TELLUSfolio - Supplemento telematico quotidiano di Tellus
Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - ISSN 1124-1276 - R.O.C. N. 32755 LABOS Editrice
Sede legale: Via Fontana, 11 - 23017 MORBEGNO - Tel. +39 0342 610861 - C.F./P.IVA 01022920142 - REA SO-77208 privacy policy