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Sergio Sozi: "Vendetta, tremenda vendetta!" Racconto di Natale (NNI 20)
Sergio Sozi
Sergio Sozi 
26 Dicembre 2008
 

Vendetta, tremenda vendetta!

 

L'ho visto entrare nel caminetto col suo solito fare goffo e prepotente: per poco non distruggeva il comignolo per passarci con tutta la stazza, ché mica è piccolo, lo sanno tutti.

Dopo averne osservato, grazie alla luna piena, la consueta fretta di consegnare i doni, ho lasciato il posto d'osservazione per farti il solito rapporto scritto, come vedi. Sarà stata la trentesima volta che ti anticipava in quel paesino, Capo, coi suoi pacchi dorati infiocchettati e vistosamente fatti in serie.

Posso fare un analisi in dettaglio della faccenda, Capo? È una domanda retorica, perché tanto so che accetti sempre aiuti dal basso, tu, anche se duemila anni fa questo ti costò caro.

Allora ecco. Secondo me quello non lavora da solo, anzi sta dentro un'organizzazione internazionale ben strutturata con dei mandanti e una marea di esecutori che studiano le tue mosse e appena accenni un movimento scattano per fregarti la piazza. Hanno gli industriali dalla loro parte e sono in tanti a vestirsi con le braghe rosse e il barbone bianco. Allo stato attuale delle cose sono i piú forti, è indiscutibile. Avrebbero comunque un punto debole: il fatto che la gente li chiama solo il venticinque dicembre e poi se li dimentica per tutto l'anno, ma non credo che dovremmo sentirci meno in crisi per questo loro neo. Anche con te infatti la gente parla solo quando ha qualcosa da chiedere o da lamentare, mica perché ti senta vicino ogni minuto.

Bisognerebbe, a modesto avviso del semplice Ergonomico che sono, bisognerebbe dico organizzarsi meglio e lavorare sulle loro mancanze strutturali, che sono tante, senza insistere sul dato di fatto che non sono altro che dei guitti da palcoscenici di periferia. Se dicessimo ai bambini "diffidate di Babbo Natale che è solo un attore americano di serie b" rischieremmo di provocare delle perfide controdeduzioni tipo "allora magari anche voi avete i vostri scheletri nell'armadio". No, no. Piuttosto, per esempio: vediamo che i biancorossi non sono capaci di dare un significato profondo alla Festa e allora cos'aspettiamo? Lavoriamoci su e diciamo alla gente che noi abbiamo una tradizione bimillenaria alle spalle, con dei sacrifici mica tanto usuali da parte di tutti noi per portare avanti l'organizzazione; aggiungiamo che noi da sempre siamo in pochi in organico e che abbiamo avuto difficoltà a cacciar via i dipendenti in malafede ma ci abbiamo sempre provato, nonostante certi comportamenti da teppisti che hanno avuto costoro – ti ricorderai, Capo, le Inquisizioni, le Guerre di Religione, i colonizzatori con in una mano la Bibbia e nell'altra la spada, i Papi corrotti e ipocriti, i maniaci d'ogni ordine e grado che si spacciano per tuoi dipendenti.

Be', ecco: noi sappiamo di aver sempre cercato di toglierci dagli stivali questa gentaglia, ed ora dovremmo dichiararlo apertamente per differenziarci dall'Americano Barbuto, il quale invece è nato male, almeno alla sua seconda vita terrena, e male si comporta anzi sempre peggio.

Ecco, bisognerebbe sensibilizzare ancor piú il buon vecchio caro San Nicola di Patara, che ora risiede a Bari dopo aver fatto tante elargizioni a Mira, la cittadina turca dove fu vescovo nel quarto secolo. Servirebbe dirgli: "Nicola, hai visto a Nuovaiorche come ti scimmiottano? Lo sai che adesso sei un venditore di bibite e cioccolatini su vasta scala? Ti piace questo? No eh, manco un po' ti piace 'sta commediola dei signori produttori di beni. Allora Nicola muoviti, dài una mano al Capo per scacciare i mercanti dal Tempio, su, risorgi almeno tu, visto che il Capo è troppo arrabbiato col genere umano per farlo ancora, magari stavolta a Milano o ad Algeri, dove ci sarebbe un gran bisogno di rivederlo in giro per strada a chiarire le idee alla gente."

Comunque tu Capo sai quanto io, Ergonomico da Montecucco, sia solo una tua misera spia, l'ultimo dei tuoi seguaci, uno che non si vuole né si può mostrare in pubblico da quanto è carogna e viziato. Non intendo dunque pretendere di dare il buon esempio, di parlare in prima persona agli altri uomini: so benissimo di essermi offerto volontariamente per servirti e che tu giustamente non mi ritieni un santo o un galantuomo. Non mi hai chiamato tu, Capo, mi sono offerto io per vergogna e appunto ti ho chiesto solo di concedermi l'onore di farti da spia in terra, là dove ti sei stufato di andare personalmente, anche se potresti visto che sei onnipresente, quando vuoi.

Se mi hai accettato al tuo servizio inoltre – questo va precisato – io ancora non l'ho capito, solo provo a fare qualcosa senza pretesa di ufficialità, so di essere solo uno con un piede dentro ed uno fuori dall'organizzazione. Cosí ora stendo questo rapporto natalizio per chiederti di reagire con le tue pacifiche e amorevoli forze alla violenza ingorda e malpensante dei Babbi attuali: io e loro siamo fatti della stessa pasta ma almeno io sogno di vederti risorgere ignudo e puro come Mamma ti fece quella volta in Galilea. I regali quel giorno li portarono i potenti locali a te, perché a loro bastavi tu come regalo – e magari, guarda, stavano anche cercando di arruffianarsi un pochino visto che avevano delle doti speciali e capivano che ben presto avresti dato loro rogne e grattacapi. Umano anche se bruttino questo portare oro incenso e mirra per mettersi con le spalle al sicuro... ma non ne sono convinto, di questa supposizione, forse è solo una mia malignità, conosci bene la mia miseria morale.

Fatto sta che tu divenisti un infante ignudo ed eri il regalo: un bimbo ignudo è sempre un regalo, dico non per sminuirti eh, ma solo perché ho capito che i bimbi tu ce li mandi ignudi in quanto loro sono il tuo sommo omaggio alle bestioline terrestri che non siamo altro. E noi cosa facciamo? Prendiamo il tuo regalo ignudo e lo vestiamo pensando ''eh no! che diamine! un uomo ignudo non è dignitoso, bisognerà arricchirlo almeno coi vestiti!''

E quei nostri vestitini sono solo il primo passo verso la perdizione: poi vengono in fila indiana tutte le altre maschere, è solo questione di dimensioni e fattura, a crescere esponenzialmente per finire con gli assegni al portatore e i regni finanziari, le orge di sesso, potere e psicopatologie varie e assortite, accavallate - e benvestite, in pubblico, sempre benvestite.

Visto, infine, cos'è successo? Che a voglia di coprire le pudenda non sappiamo piú distinguere tra la profumuzza (profumo piú puzza) del nostro bruttel (brutto piú bel) corpo e le essenze artificiali dei flaconi dei Babbi Natale, e non capiamo la differenza tra le nostre gambe e le ruote delle automobili, tra le braccia e i robot, tra un occhio e lo schermo di un televisore, tra un sasso e il respiro di un bambino! Abbiamo, Capo, reificato la vita, l'abbiamo pietrificata insomma. I sogni della vita poi li abbiamo ridotti a pellicole e i sentimenti sono aspirazioni: ''ah, magari potessi sentire un po' di amore per qualcuno'' diciamo noi uomini sotterrati fra vestiti ed ingordigie; ''magari?!'' Magari un corno! Mica diciamo ''magari potessi divenire capoufficio'' noi, se vogliamo diventare capoufficio noi lottiamo con le unghie e con i denti e calpestiamo gli altri senza riguardi. Per far divenire qualcun altro capufficio invece ''ah, magari potessi!'' usiamo il periodo ipotetico dell'irrealtà.

Ed è per questo che ti chiedo scusa, a fine rapporto, Capo, se pochi minuti fa sono caduto nella mia umana tentazione di applicare le tue leggi a modo mio ed ho ancora una volta distrutto tutti i regali che quel Babbo Natale aveva lasciato nel caminetto di quella casa. Licenziami pure, io meglio di cosí non so fare.

 

(23 dicembre MMVIII)

 

 

Sergio Sozi è nato a Roma nel 1965 ed ha vissuto poi a Spello, Perugia e Capodistria. Attualmente risiede e Lubiana. Pubblica articoli culturali, narrativa e poesia dal 1989 in Italia (Giornale dell'Umbria, L'Unità, Avvenimenti, Polimnia, Inchiostro...) Slovenia (Dnevnik, Nova revija, Paralele, Primorska sreèanja, Študentska Založba, Modrijan) e Croazia. Libri: Oggetti volanti (poesia, Perugia 2000); Il maniaco ed altri racconti (Roma 2007). Fra le ultime pubblicazioni in antologia: un articolo su Torquato Tasso in Letteratitudine – il libro (a cura di Massimo Maugeri, Azimut, Roma 2008) e il racconto "Ginnastica d'epoca fredda" in Lapis Histriae 2008 (Umag/Umago [Croazia] 2008, antologia dei premiati dell'omonimo concorso internazionale).


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Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - ISSN 1124-1276 - R.O.C. N. 32755 LABOS Editrice
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