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Vittorio Giorgini. La crisi II 
Onorevoli ed eminenze intoccabili
18 Dicembre 2008
 

Abbiamo già accennato all’ingordigia delle genti nei vari tempi del loro sviluppo, genti che pretendono locarsi ai livelli più alti della scala dei così chiamati viventi, creando divinità a loro immagine e somiglianza!

Abbiamo accennato ai tipi diversi di crisi, sostenendo che queste che vedremo d’ora in avanti aggiungeranno ai danni delle società nelle crisi passate i danni del pianeta e le conseguenti preoccupanti situazioni di costi ambientali e organici di cui ben sappiamo.

 

Se è vero che i discorsi sulla massa e sull’energia riportano tutti i fenomeni a una sola questione di forze, e infatti di energie, possiamo dire che gli interventi di questi organismi che noi siamo stanno facendo i conti con quei danni che noi stessi abbiamo prodotto e, se è vero che ci riteniamo organismi “intelligenti”, dovremmo dimostrare questa nostra intelligenza con una totale revisione di quelle esperienze, che nei tempi hanno costituito le nostre basi tanto del pensare quanto dell’agire.

L’istinto di conservazione ha prodotto quegli egoismi per cui fino a oggi era logico o comunque accettabile per la sopravvivenza assumere comportamenti egocentrici, egoistici e dalla miope ingordigia. Abbiamo per queste nostre caratteristiche dilapidato il pianeta, moltiplicando gli individui della nostra specie in modi assurdi, comprensibili ma inaccettabili; adesso dovremmo capire, capire e ancora capire che per la sopravvivenza del pianeta e quindi anche per la nostra è l’ora di liberarci da tutte quelle ideologie, presunzioni, artifici e assurdità, miti e leggende che dovrebbero solo trovare posto nei nostri archivi, nei musei e nelle biblioteche, come testimonianza di un passato superstizioso e ignorante. Basta con le ideologie, le lotte di idee, che siano economiche, politiche, di costume, di religione o checché si voglia, che altro non sono se non figlie della superstizione e della nostra presunzione. Insomma ciò che di assurdo esiste in noi. Quante risorse, non solo di materie e di lavoro, noi inquiniamo, sprechiamo in questa nostra corsa a un benessere che si è poi dimostrato divenire un malessere.

 

Dovrebbe nascere l’utopia del rispetto per noi stessi, che è poi la base del rispetto per gli altri e per le altre cose; i preti non hanno figli per cui per loro è facile parlare, ma noi dobbiamo pensare anche ai figli, ai nipoti e ai pronipoti.

Vogliamo in questa nostra utopia che coloro che hanno ottenuto il potere, che siano “specialisti” di chissà cosa, autorità didattiche, religiose, politiche e finanziarie, o comunque di quella che si chiama “economia”, e che forse andrebbe chiamata “spreconomia”, vengano messi a riposo o rieducati.

Ritornare all’arcadia del passato non sarebbe che un fatto nostalgico e astratto, però si potrebbe andare verso una logica e una pragmatica che già pochi illuminati avevano negli ultimi duemila anni iniziato a capire, per arrivare infatti all’inizio di quel periodo che si è chiamato Illuminismo e che i vari poteri oggi vorrebbero cancellare.

 

Si parla molto di meriti, quindi anche, fra le varie cose, di riforme: della giustizia, della scuola, del lavoro ecc. Ma dimentichiamo che la vera riforma che andrebbe fatta è quella degli individui di una società malata che solo vuole raggiungere il potere per aumentare questo stesso, arricchendosi a spese di quei poveracci che tale potere non hanno. Questi credono che con l’aumentare dei denari aumenteranno le proprie probabilità di sopravvivere, non rendendosi conto che quando arriverà il diluvio (l’alluvione, la marea) o l’aria sarà irrespirabile i fogli di carta dei loro denari o le proprietà lontane non li salveranno.

Finora se la sono cavata, vediamo qualche politico che, non venendo certo da fortune astronomiche, è riuscito a pagare luminari del foro a difendere per decenni le proprie malefatte. I potenti non saranno puniti o comunque, dal momento che le vendette non ci piacciono, tolti da quelle posizioni di cui si sono approfittati a danno di tutti i cittadini e dell’ambiente. Questi potenti si sono resi complici di profittatori che fossero le varie criminalità organizzate, i palazzinari, i finanzieri o le finanziarie, che si sono impossessate del bene pubblico, banche comprese. È inutile fare nomi, perché si sa che se questo scritto arrivasse nelle giuste mani andremmo a finire in galera diritti diritti perché è quello che succede: i ladri del potere sono divenuti intoccabili, ed è per questo che si vuole una riforma della giustizia – dai tempi di Tangentopoli –, mentre i poveracci che avrebbero ben diritto a difendersi verrebbero puniti. Quindi non posso fare nomi e così credo succeda ad avvocati, pretori, magistrati ecc. Come l’ambiente è inquinato così lo sono le istituzioni, anzi, le persone che queste guidano traendone vantaggi nascosti.

Tutte le volte che si fanno grossi lavori, anche se nella decisione e nei progetti assolutamente sbagliati, la società paga cifre astronomiche cui consistenti tangenti partono appunto come schegge per la tangente di questa ruota orribile che ci porta nel suo giro vorticoso impotenti e arrabbiati. Tutto questo produrre progetti sbagliati per l’ingordigia quando troverà un’inversione di marcia, dove il rispetto di se stessi porti al rispetto altrui e delle cose?

 

Tutta quella mangiatoia che è a disposizione del potere ha il suo campione nelle organizzazioni religiose: gli individui delle società, colpiti nei loro aspetti più deboli, che sono la superstizione, la paura della morte e quel plagio educativo che li ha resi servili, vengono a loro insaputa depredati di cifre che sommandosi diventano astronomiche che vanno a beneficio delle chiese. Queste cifre invece ben potrebbero essere riutilizzate per rispolverare molti di quei grossi problemi sociali che l’ingordigia della ricchezza impedisce di risolvere, manovrando le scuole, quindi l’educazione, e tutto ciò che gira intorno agli interessi finanziari delle politiche così come delle chiese ben alleate, complici, in questa mangiatoia ignorante e distruttiva.

 

Vittorio Giorgini


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