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Sergio Caivano. La battaglia di Boirolo
Cippo dei Partigiani caduti (foto G. Gianoncelli)
Cippo dei Partigiani caduti (foto G. Gianoncelli) 
22 Novembre 2022
 

Domenica 27 novembre si terrà a Boirolo, frazione di Tresivio, la commemorazione della battaglia combattuta da pochi partigiani contro ingenti forze fasciste. L’iniziativa è stata presa dal sindaco di Tresivio Fernando Baruffi e dall’Anpi provinciale. Sono invitati anche i sindaci Barbara Baldini di Montagna, Ivo Del Maffeo di Spriana, Giovanni Piasini di Poggiridenti. La cerimonia avrà luogo davanti al cippo eretto in onore dei partigiani caduti. Molti anni or sono Bruno Scilironi, vice comandante del reparto della Brigata Sondrio ivi operante, si lamentò con me del mancato ricordo dello scontro sui libri di storia locale. Andai a trovarlo a Mossini e lo invitai a scrivere il fatto sul periodico dell’Anpi Resistenza e democrazia. Cosa che fece velocemente e venne pubblicato sul numero del 1° marzo 2010. Riporto qui di seguito quanto Bruno Scilironi scrisse:

Era il 24 novembre 1944. La notte, una spolverata di neve aveva imbiancato Boirolo. La sentinella per controllare il sentiero proveniente da Mara la feci alzare alle sei che appena albeggiava. Constatato che nessun movimento era in vista, alle sette si ritirò. Alle 7.30 circa una staffetta proveniente da Tresivio ci comunicava che era in atto un imponente rastrellamento. Io fui informato da un mio partigiano che mandai a quel paese perché spesso mi davano la stessa notizia per farmi arrabbiare, quel mattino. Constatato che la camera si era svuotata mi alzai e caricatemi anche alcune armi abbandonate, con un’imprecazione fermai i miei uomini che erano poco sopra. Come li raggiunsi, per prudenza li feci deviare verso la val di Ron. In quell’istante, da sopra, incominciarono a crepitare i mitragliatori degli alpini della Monterosa, la battaglia fu cruenta, il primo a cadere, appena sopra noi fu il Fomiatti Franco che si difendeva strenuamente. Fu poi insignito della medaglia d’argento. Noi sparammo nelle case vicine per qualche tempo, sparammo contro gli alpini, ma sapendo d’essere accerchiati, diedi l’ordine di uscire dal riparo uno alla volta zigzagando per raggiungere il bosco sottostante nel ripido costone. Io con il Cao Armido poco avanti uscimmo per ultimi, il Cao rinculando continuava a sparare finchè stramazzò a terra colpito. Io per non fare la stessa fine finsi d’essere colpito ma aiutandomi con i gomiti e senza mollare il mitra, rotolando, raggiunsi il bosco appena sotto. Il Cao fu insignito di medaglia di bronzo. Il terzo a cadere fu Credaro Giulio di Montagna in Valtellina, appena giunto a Boirolo, proveniente dalle file dei repubblichini di Salò. Quel giorno vendette cara la pelle, scontratosi in un primo tempo con un gruppo di fascisti tentò di tornare in casa Bosisio per rifornirsi di un’arma ivi lasciata, purtroppo veniva circondato, si difendeva strenuamente resistendo alle intimazioni di resa e alle tante promesse di perdono, fintanto che i fascisti incendiarono la casa. Pare che per non essere arso vivo si sia sparato. In ogni caso morì da eroe per l’ideale di libertà. L’ufficiale che comandava i fascisti lo citò ai suoi uomini come esempio e gli rese l’onore delle armi. Fu decorato di medaglia d’argento. Da ricordare il partigiano Albino che stava con il nostro comandante Achille, che verso S. Stefano ingaggiarono una cruenta battaglia con gli alpini. L’Albino fu gravemente ferito e terminato il rastrellamento fu trasportato in una baita sotto Prasomaso dove arrivò per le cure il Dr. Preto, primario dell’ospedale di Sondrio. Guarito, finita la guerra, andò in Francia dove morì. Le forze fasciste impegnate nel rastrellamento erano circa 1500, noi eravamo meno di venti. Nella valle di Ron le forze nazifasciste ebbero una perdita di sei uomini.

Achille” era il nome di battaglia del comandante partigiano della Brigata Sondrio, già tenente degli alpini, catturato qualche tempo dopo in località Gaggio sopra Castione, torturato ed ucciso dai fascisti. Lo ricorda una targa posta a Sondrio tra Via Cesura e Via Piazzi nel piazzale denominato Largo Pedrini. Per quanto mi riguarda, nel libro Resistenza e Liberazione nelle nostre valli, uscito l’anno successivo, dedicai, come ritenevo giusto di dedicare, lo spazio necessario ad illustrare i momenti di quel tragico e glorioso evento.

 

Sergio Caivano


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