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Egitto. Splendore millenario  
Capolavori da Leiden a Bologna
25 Ottobre 2015
 

L’arte egizia ha origini antichissime, precedenti al III millennio a.C., e si intreccia nei secoli con l’arte delle culture vicine (siro-palestinese e fenicia). La sua influenza arriva fino al XIX secolo e oltre. Si può suddividere in due grandi periodi: l’arte predinastica o preistorica, e l’arte dinastica.

L’arte dinastica, con tre principali periodi, segue un’evoluzione non lineare, caratterizzata da alcune fasi di grande sviluppo intervallate da periodi oscuri.

L’arte nell’Antico Egitto fu da sempre legata a intenti celebrativi e di propaganda del potere centrale assoluto, con complesse simbologie legate alla religione e alla tradizione funeraria. Il termine arte non esisteva nemmeno nella lingua egizia, perché il compito dell’artista non era certamente quello di creare, inventare, quanto piuttosto di concretizzare i simboli della potenza terrena e ultraterrena. L’arte dinastica si caratterizzò sia per l’armonia rigorosa delle geometrie sia per la vastità dei temi descritti e per la ricchezza del pantheon divino. Fondamentale fu anche l’introduzione di un sistema morale religioso che ispirò il “Libro dei morti” e tutta l’arte conseguente.

Dalla freschezza naturalistica dell’arte della III dinastia di Djoser, il percorso evolutivo giunge alla tappa dell’astrazione geometrica delle piramidi di Menfi, quindi all’umanizzazione accademica dei codici e delle norme menfite durante il Medio Regno e infine all’arte magnificente del Nuovo Regno impreziosito dalle influenze mesopotamiche e cretesi. Con le dominazioni straniere, dagli Hyksos agli assiri e persiani fino ai romani, inizia la decadenza artistica dell’Egitto.

 

Il Museo Archeologico di Bologna ospita Egitto. Splendore Millenario”, fino al 17 luglio 2016. La mostra è prodotta dal Comune di Bologna, Istituzione Bologna Musei, Museo Civico Archeologico e da Artemisia Group ed è curata da Paola Giovetti e Daniela Picchi (catalogo Skira).

L’evento bolognese Egitto, non è solo un’esposizione di fortissimo impatto visivo e scientifico, ma è anche un’operazione che non ha precedenti nel panorama internazionale: la collezione egiziana del Museo Nazionale di Antichità di Leiden in Olanda una delle prime dieci al mondo – e quella di Bologna – tra le prime in Italia per numero, qualità e stato conservativo dei suoi oggetti – si sono unite integrandosi in un percorso espositivo di circa 1.700 metri quadrati di arte e storia. Sono 500 i reperti, databili al Periodo Predinastico all’Epoca Romana, che dall’Olanda sono giunte sotto le due torri.

E assieme ai capolavori di Leida e Bologna, la mostra ospita importanti prestiti del Museo Egizio di Torino e del Museo Egizio di Firenze.

Per la prima volta sono esposti l’uno accanto all’altro i capolavori delle due collezioni, opere quali: la Stele di Aku (XII_XIII Dinastia, 1976-11648 a.C.), il “maggiordomo della divina offerta” la cui preghiera racconta l’esistenza ultraterrena del defunto in un mondo tripartito tra cielo, terra e oltretomba; gli ori attribuiti al generale Djehuty, che condusse vittoriose le truppe egiziane nel Vicino Oriente per il faraone Thutmose III (1479-1425) a.C.), il grande conquistatore; le statue di Maya, sovrintendente al tesoro reale di Tutankhamon, e massimi capolavori del Museo Nazionale di Antichità di Leiden, che hanno lasciato per la prima volta l’Olanda; e infine, tra i numerosi oggetti che testimoniano il raffinatissimo stile di vita degli Egiziani più facoltosi, un Manico di specchio (1292 a.C.) dalle sembianze di una eternamente giovane fanciulla che tiene un uccellino in mano.

Infine, per la prima volta dopo 200 anni dalla riscoperta a Saqqara della sua tomba, la mostra offre l’occasione unica e irripetibile di vedere ricongiunti i più importanti Rilievi di Horemheb, comandante in capo dell’esercito egiziano al tempo di Tutankhamon e poi ultimo sovrano della XVIII dinastia, dal 1319 al 1292 a. C., che Leiden, Bologna e Firenze posseggono.

La mostra si presenta al pubblico in sette sezioni.

 

Il predinastico e l’Età arcaica – alle origini della storia

Il passaggio della materia grezza alla forma, dalla tradizione orale a quella scritta, dalla preistoria alla storia, rappresenta il momento fondante della civiltà egiziana. La collezione di Leiden è ricchissima di materiali che documentano il ruolo centrale della natura in questa lunga evoluzione culturale e artistica. Molti di questi oggetti, di assoluta modernità stilistica, aprono l’itinerario espositivo, tra cui il vaso del Periodo Naqada II D (dal nome del sito dell’Alto Egitto e databile al 3375-3325 a.C.) decorato con struzzi, colline e acque.

 

L’Antico regno – un modello politico-religioso destinato al successo e le sue fragilità

Il percorso storico dell’Antico Regno (dalla III alla VI dinastia, indicativamente tra il 2700 e il 2192 a.C.) è noto per le piramidi e per il consolidamento di una burocrazia che ha il suo vertice un sovrano assoluto, considerato un dio in terra e signore di tutto l’Egitto. Questo senso dello stato e le sue regole terrene e ultraterrene, molto elitarie, sono ben documentati negli oggetti provenienti dal contesto funerario di cui la collezione olandese è particolarmente ricca, tra cui una tavola per offerte in calcite (alabastro).

 

Il Medio Regno – il dio Osiri e una nuova prospettiva ultraterrena

La fine dell’Antico Regno e il periodo di disgregazione politica che ne segue determinano grandi cambiamenti nella società egiziana, che riconosce al singolo individuo una maggiore responsabilità del proprio destino, anche ultraterreno.

Ogni egiziano, in grado di farsi costruire una tomba con adeguato corredo funerario, può ora aspirare a una vita eterna. Il dio Osiri, signore dell’oltretomba, diviene la divinità più popolare del Paese.

Gli abitanti della Duat baciano il suolo,

gli stranieri si inchinarono,

gli dei antenati sono in gioia quando essi

lo vedono,

coloro che sono là hanno timore di lui e le Due

Terre gli rendono omaggio.

Dal suo tempio ad Abido, uno dei più importanti luoghi di culto dell’Egitto, provengono molte stele ora a Leiden e a Bologna.

 

Dal Medio al Nuovo Regno – Il controllo del territorio in patria e all’estero

La sconfitta degli Hysos, “I principi dei paesi stranieri” che invadono e governano l’Egitto settentrionale per alcune generazioni, dà origine al Nuovo Regno. Una politica estera molto aggressiva arricchisce il Paese che vive uno dei periodi di maggior splendore. La classe sociale dei professionisti della guerra si afferma sino al punto da raggiungere il vertice dello stato e dare origine ad alcune dinastie regnanti. La ricchezza e il prestigio di questi militari si concretizzano anche nella produzione di oggetti raffinati, quali gli ori attribuiti a Djehuty, generale del faraone Tuthmosi III. L’arte orafa egiziana ci ha lasciato in eredità gioielli di grande pregio artistico, come il pettorale presente in mostra, attribuito alla tomba del generale Djehuty.

Figurato a fiore di loto blu, simbolo di rinascita e rigenerazione, doveva fungere da elemento di un elaborato pettorale a numerosi fili.

 

La necropoli di Saqqara nel Nuovo Egitto

I Musei di Leiden e di Bologna possono essere considerati “gemelli” perché conservano due nuclei importanti di antichità provenienti da Saqqara, una delle necropoli della città di Nenfi. Le statue di Maya e di sua moglie Meryt provenienti da quel sito, rappresentano i massimi capolavori egiziani del Museo Nazionale di antichità di Leiden, ora anch’essi presenti alla ricca mostra felsinea.

 

Il Nuovo Regno- il benessere dopo la conquista

Arredi raffinati, strumenti musicali, giochi da tavolo, gioielli: sono alcuni dei beni di lusso che testimoniano il benessere diffusosi in Egitto a seguito della politica espansionistica dei sovrani del Nuovo Regno.

 

L’Egitto del primo millennio

L’Egitto del primo millennio a.C. è caratterizzato da una sempre più evidente debolezza del potere centrale a favore dei governatori locali che si attribuiscono il ruolo di dinastie regnanti. La perdita di unità politica e territoriale indebolisce la capacità di difesa dei confini del Paese, che è conquistato a più riprese da Nubiani, Assiri e Persiani. Centri forti di potere rimangono i templi, che gestiscono una parte importante dell’economia e la trasmissione del sapere, svolgendo un ruolo d’intermediazione politica tra potere regnante e popolazione devota.

La conquista dell’Egitto da parte di Alessandro Magno nel 332 a.C. chiude la fase “faraonica” della storia egiziana. Con i successori, i Tolomei, ha inizio la dominazione del Paese che avrà come ultima sovrana la famosa Cleopatra.

 

Il dorato declino del Paese continuerà per molti secoli, oltre la conquista romana del 31 a.C., sino alla dominazione araba nel VI secolo dopo Cristo.

Il dialogo tra antico e nuovo, locale e straniero, che contraddistingue l’epoca greca-romana, permette ancora il raggiungimento di elevati livelli artistici, come testimoniano i celebri ritratti del Fayum, di cui il Museo di Leiden conserva pregevoli esemplari presenti in mostra.

 

Maria Paola Forlani


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