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In libreria/ Luca Cipolla. Poesia romena, un libro di gala uscito in Italia 
Autore: Geo Vasile; revisione poetica: Patrizia Garofalo
12 Agosto 2014
 

In nome della lingua romena m'imbattei in Geo Vasile, poeta e noto italianista, con cui ho recentemente avuto la fortuna d'avviare una corrispondenza dopo mesi di attenzione rivolta alla sua traduzione in italiano dell'opera emineschiana. In Poesia Romena. Sogno. Suono. Segno, Ed. Il Foglio, 2014, 616 pagine scorrono lungo il fiume dell'ultima poesia romena, moderna e postmoderna, su un quadro dipinto da mani sapienti e tese nella cura dettata dal rispetto e dalla passione. Poetica, autobiografia e breve antologia bilingue, un fiume che vede la sorgente nel tardo romanticismo di Mihai Eminescu, poeta emblematico dell'anima romena, passando attraverso il simbolismo di Bacovia – di cui l'autore segue lo sviluppo ad una propensione crepuscolare dettata dall'inquietudine del reale-esistenziale; Ion Vinea, motore dell'avanguardia e di quella tendenza ad una maggiore apertura verso il panorama culturale europeo; Lucian Blaga, il poeta-filosofo di Cluj, grande rappresentante della poesia metafisico-religiosa e il suo concetto di “impenetrabile ascoso”, il mistero, chiave dell'aspirazione d'ogni poeta; il surrealismo di Gellu Naum; sullo spartiacque tra modernità in senso proprio e contemporaneità in senso lato – quello che Vasile definisce “last but not least” – si colloca il secondo innovatore della poesia romena dopo Eminescu, Nichita Stănescu, ed è un attimo, navighiamo sull'onde delle non-parole dove l'astratto disvela il concreto e la parola non-parola diviene sinonimo d'assoluto. Da questi grandi esempi il fiume s'alimenta di nuovi affluenti, nuovi discepoli che l'autore elenca partendo dall'anti-eroe lirico di Marin Sorescu alle atmosfere edeniche e siderali di Mihai Ursachi, dall'eco esorcizzante della morte di Cezar Ivănescu all'onirismo di Virgil Mazilescu con l'obiettivo suo di creare sogni alla luce del giorno, dal dramma patito nel reame misterioso della totale metamorfosi alla metafora del cacciatore di vento di Valeriu Armeanu ecc.

La portata di detto fiume cresce col non indifferente contributo della lirica femminile, cominciando dalla trasgressiva quasi eretica Angela Marinescu, allergica a qualsiasi forma di manierismo convenzionale nel rapportarsi a Dio ed all'amore, la vita immedesimata coi libri di Ruxandra Niculescu; ci tratteniamo sui testi di Ioana Crăciunescu o di Ioana Greceanu, e soprattutto riteniamo la ribellione evangelica di Marta Petreu, l'autodistruzione e la solitudine che traspare nei versi di Mariana Marin, e ancora Ruxandra Cesereanu, Eugenia Țarălungă, Irina Nechit, Andra Rotaru, Linda Maria Baros e Miruna Vlada, per citare le poetesse passate in rassegna da Vasile.

L'autore appunto individua tre momenti che porta la poesia romena ad un adeguamento col linguaggio poetico europeo: il momento Eminescu come espressione del tardo romanticismo ottocentesco, quello interbellico della modernità ed il last but not least degli anni ottanta del secolo scorso. Un fiume che porta verso il mare di una poesia ancora alla ricerca di se stessa e d'un più ampio respiro.

Le traduzioni di Vasile a fine testo, hanno lo scopo di metterci a diretto contatto col testo e l'anima poetica del relativo autore, di palesare quanto dichiarato nella presentazione iniziale. Vasile rende il più fedelmente possibile versi e strofe in chiave letterale e letteraria cavalcando l'onde delle metafore e delle figure retoriche – susseguenti nei poeti come rapide d'un torrente – e contenuti, espressioni e sillogismi dando il più possibile senso a quanto significato dal poeta nella missione sempre evidente in Vasile – e qui sta il filo conduttore del Sogno Suono Segno – di trasmettere a noi italiani la vera logica ed il percorso della poesia romena moderna e contemporanea.

E mentre nella mente e nel cuore cerco di sintonizzarmi con le più alte sfere, fonte d'ogni ispirazione, per poi trasferire il tutto in lingua romena, leggo ancora qualche traduzione del “maestro” Vasile, forse che alla foce di questo fiume troverò la vera accezione della poesia romena? Scriveva Stănescu: «...la poesia non è lacrima / è il pianto stesso, / è il pianto di un occhio non immaginario, / la lacrima dell'occhio / di colui che dev'essere bello, / la lacrima di colui che dev'essere beato». “Deve”, appunto, una sintesi perfetta...

 

Luca Cipolla, romenista e poeta


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