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Carlone da Ficulle. I polli di Renzo 
A proposito della distribuzione dei soldi BIM in quel di Sondrio
21 Marzo 2011
 

«Lascio poi pensare al lettore come dovessero stare in viaggio quelle povere bestie, così legate e tenute per le zampe, a capo all'ingiù, nella mano d'un uomo il quale, agitato da tante passioni, accompagnava col gesto i pensieri che gli passavan a tumulto per la mente. Ora stendeva il braccio per la collera, ora l'alzava per la disperazione, ora lo dibatteva in aria, come per minaccia, e, in tutti i modi, dava loro di fiere scosse, e faceva balzare quelle quattro teste spenzolate; le quali intanto s'ingegnavano a beccarsi l'una con l'altra, come accade troppo sovente tra compagni di sventura».

Chi sono i polli di Renzo così ben descritti dal Manzoni? Ma è fin troppo ovvio: i Comuni della nostra provincia, che, così immersi nel loro “particulare”, come direbbe il Guicciardini, mentre subiscono gli schiaffoni che vengono loro comminati da governo, regione, potentati economici privati, litigano tra loro per spartirsi i soldi del BIM al fine tenere in vita enti inutili come le comunità montane, piuttosto che organizzare la festa della lumaca di montagna.

Per questo alcuni sindaci, scienziati della politica, piuttosto che rampanti in cerca di gloria, hanno aperto un fuoco di fila contro il Sindaco di Sondrio, quando questo ha chiesto che al Comune di Sondrio venisse riconosciuto il sacrosanto diritto di attingere ai fondi del BIM, che gli sono negati da quando Sondrio, a seguito di una legge nazionale, non fa più parte della comunità montana. Un'altra proposta sgradevole ha fatto Molteni che non è piaciuta a Lorsignori: che i soldi del BIM venissero erogati privilegiando interventi con valenza sovracomunale e non a pioggia e in modo clientelare, favorendo questo piuttosto che quello; molti esempi si possono fare di un diverso e positivo uso dei fondi BIM, a partire dal sostegno al sociale, attraverso i Piani di Zona mandamentali, che rischiano il tracollo a fronte dei tagli del governo e di quelli ventilati dalla regione.

Ma i polli di Renzo no: preferiscono scambiarsi beccate e quando si parla di ospedali l'Alta Valle difende Sondalo, altri Morbegno, altri Chiavenna, altri Sondrio senza pensare a un disegno complessivo provinciale, ma anzi facendo capire e a volte dicendolo che l'ospedale da chiudere è quello dell'“altro”. Poveri polli! E intanto a livello regionale si cancella la centrale operativa del 118 di Sondrio, fregandosene altamente delle specificità e dei bisogni della nostra provincia.

Ma i polli di Renzo non alzano neppure la voce quando il governo per comprarsi i voti altoatesini fa spezzatino del Parco dello Stelvio e declassa il ruolo di Bormio, ma forse per Lorsignori è al massimo una questione dei Bormini e non una importante questione ambientale e di ruolo della nostra provincia.

Si potrebbe esemplificare a lungo, ma il comportamento dei polli è sempre lo stesso: sulle acque “del rubinetto” non è ora e tempo di realizzare una gestione pubblica su scala provinciale, che eviti che l'acqua diventi business di qualche grossa compagnia privata, ma si superino anche gli acquedotti colabrodo e la bollitura dell'acqua a causa di presenza di inquinanti, proprio in una realtà di montagna come la nostra, con la sua ricchezza idrica?

Si potrebbe parlare di comunicazioni stradali, dove nonostante il contributo locale, non riusciamo a sommare la tangenziale di Morbegno a quella di Tirano e rischiamo l'imbuto alle porte di Morbegno, nonché a Tirano. Si potrebbe continuare con le ferrovie, rispetto alle quali eravamo all'avanguardia cento anni fa e adesso si vede come siamo ridotti; le difficoltà del sistema scolastico e così via.

Ma non si vuole fare qui un elenco di lagnanze, quello che vogliamo sottolineare è che la nostra provincia ha un numero di abitanti pari a un quartiere di Milano e un analogo peso elettorale e quindi, se non si è in grado di produrre coesione sulle problematiche importanti e comuni, verremo continuamente schiaffeggiati e continueremo a beccarci per le briciole, senza mai reagire neppure nei confronti di chi ci sbatacchia qua e là a suo piacimento, come il Renzo della citazione.

 

Noi siamo da secoli

calpesti, derisi

perché non siam popolo,

perché siam divisi

Ben si attaglia ai comuni della nostra provincia questa parte dell'inno di Mameli; se poi sostituiamo “da secoli” con “da governo, regione e potentati economici” è perfetto.

 

Carlone da Ficulle citoyen



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