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Nuovi incontri/ Patrizia Garofalo presenta Helmys Garcia Rodriguez
09 Febbraio 2011
 

considerate se questa è una donna

senza capelli e senza nome

senza più forza di ricordare

vuoti gli occhi e freddo il grembo

come una rana d’inverno”

Primo Levi

 

 

Tra un espressionismo spinto all’estremo e il surrealismo del “dentro di noi” si leggono le due uniche poesie che possediamo della poetessa cubana tradotte da Gordiano Lupi.

Come pietre, come massi, pesanti come la storia senza destini, o meglio come destini senza storia, tra luci e cieli che si staccano e piombano strisciando sotto le porte, fino alla camera da letto, rotola il cammino di una poetessa che ormai neanche più alla parola riesce a dare significato. La realtà si riempie di fantasmi, ricordi, memorie che si vogliono cancellare nell’esplicito esaurimento della comunicazione e nella stanchezza di ascoltarsi ed ascoltare. Ma ciò che si scrive, resta memoria di noi e necessità di coagulare in un contenitore la forza del dolore nella parola che si frantumerebbe diversamente in mille pezzi; quindi ecco la «sconfitta presenza al mattino» a cui si cede; «silenziosamente decidi/ di restare tra i vivi/ fino a che il tempo/ si adatti alla tua memoria...».

Consapevole dell’impossibilità di rimuovere quanto di noi abbiamo vissuto, sofferto e sperato, Helmys Garcia Rodriguez, proprio nella negazione della parola la afferma, invece, come divinità consolatoria.

I versi si aprono tra luci notturne nella «linea azzurra di un altro paesaggio» che carezzano lacrime, che fissano il foglio senza sbavature per rimanere anch’esse parole. Gli occhi scavati e sgranati guardano in fondo un’altra strada che non consiste nella dimenticanza ma nella pacificazione difficile con il proprio vissuto. Il tempo segna le mani… le sue braccia si aprono per ricevere assenze che stringe nel pugno ma la sua solitudine si converte «nello spazio delle tue albe» e il cuore galoppa.

Dal «qui dentro» dall’immagine di superstite che mi ha ricordato i versi di Levi, si apre alla fine uno squarcio infinito di luce che connota sempre anche le più disperate scritture cubane.

«...e tutti restiamo con le braccia incrociate/ davanti all’Infinito» rafforzato e spiritualizzato verso il divino dalla maiuscola che lo contrassegna.

 

Patrizia Garofalo

 

 

 

Poesie di Helmys García Rodriguez

Holguin (Cuba)

Traduzione di Gordiano Lupi

 

 

Todos los caminos comienzan aqui dentro

 

La luna desciende de la puerta

y se deja caer ante mi cama,

una pequeña lámpara me asegura

que esta noche las sombras

llenarán mi casa

mientras espero al hombre

que escribe sobre mis espaldas,

sólo un instante

y habrá desaparecido

dejándome sus puñales

bajo la puerta,

el tiempo ha marcado huellas

en sus manos.

Las sombras delinean mi cuerpo

el pez que sale de mi boca

se desliza entre mis piernas,

es este el camino que fluye

entre las manos de un nuevo rostro,

la noche me cae encima

y enciendo mi lámpara,

se abren mis brazos para recibirte

tus ausencias me caben en el puño.

Mi soledad se convierte

en el espacio de tus madrugadas,

recuerdo mi almohada vacía

mi rota presencia en la mañana,

mi cuerpo congelado

de tanta espera,

me pregunto si esto

que salta en mi pecho

será el galope de algún animal.

Todos los caminos

comienzan aqui dentro,

todos los centauros

terminan en este leyenda

de agua y cenizas,

dejo de mirar tus manos

y todos quedamos de brazos cruzados

ante el Infinito.

 

 

Tutte le strade cominciano qui dentro

 

La luna scende dalla porta

e si lascia cadere davanti al mio letto,

una piccola lampada mi assicura

che questa notte le ombre

riempiranno la mia casa

mentre aspetto l’uomo

che scrive sopra le mie spalle,

solo un istante

e sarà sparito

lasciandomi i suoi pugnali

sotto la porta,

il tempo ha lasciato il segno

sulle sue mani.

Le ombre disegnano il mio corpo

il pesce che esce dalla mia bocca

scivola tra le mie gambe,

è questa la strada che scorre

tra le mani di un nuovo volto,

la notte mi cade addosso

e accendo la mia lampada,

si aprono le mie braccia per riceverti

le tue assenza mi entrano nel pugno.

La mia solitudine si converte

nello spazio delle tue albe,

ricordo il mio cuscino vuoto

la mia sconfitta presenza al mattino,

il mio corpo congelato

da tanta attesa,

mi domando se questo

che sussulta nel mio petto

sarà il galoppo di qualche animale.

Tutte le strade

cominciano qui dentro,

tutti i centauri

finiscono in questa leggenda

di acqua e cenere,

smetto di guardare le tue mani

e tutti restiamo con le braccia incrociate

davanti all’Infinito.

 

 

Se agotan las palabras cansadas de ellas mismas

 

Al final de todo

siempre existe un camino

cuando te levantas

con una voz ajena,

se desprenden tus ojos

hasta los mismos huesos,

el silencio envuelve tus pasos

que se alejan detrás del muro,

resulta inverosimil

reconciliarse con la memoria,

asi se agotan las palabras

cansadas de ellas mismas.

En cualquier parte

se abre otro cuerpo

en torno a tu silueta

se abre una puerta,

se descubre la niebla

en los cristales

de un cuerpo que no existe.

Cominenzas inventando los días,

de un lado está la noche

del otro lado el tiempo,

a veces alguna lágrima

cae junto a la ventana

en una línea azul de otro paisaje,

otra vez la piel

resbala contra el vacio.

Abandonas el centro de tu miedo

calladamente resuelves

quedarte entre los vivos

hasta que el tiempo

se ajuste a tu memoria.

 

 

Si esauriscono le parole stanche di loro stesse

 

Alla fine di tutto

c’è sempre una strada

quando ti alzi

con una voce altrui,

si staccano i tuoi occhi

fino alle stesse ossa,

il silenzio avvolge i tuoi passi

che si allontanano dietro al muro,

risulta inverosimile

riconciliarsi con la memoria,

così si esauriscono le parole

stanche di loro stesse.

Da qualche parte

si apre un altro corpo

intorno al tuo profilo

si apre una porta,

si scopre la nebbia

nei cristalli

di un corpo che non esiste.

Inizi inventando i giorni,

da un lato sta la notte

dall’altro lato il tempo,

a volte una lacrima

cade vicino alla finestra

in una linea azzurra di un altro paesaggio,

un’altra volta la pelle

scivola contro il vuoto.

Lasci il centro della tua paura

silenziosamente decidi

di restare tra i vivi

fino a che il tempo

si adatti alla tua memoria.

 

 

Helmys García Rodríguez (Holguín – Cuba) 8 agosto 1955. Poeta e narratrice. Ha vinto molti premi letterari in tutto il mondo (Catania, 1995 – Atene, 1995 – Buenos Aires, 1996 – California, 1998 …). Ha pubblicato: Dialogo con la impaciencia (Catania, 1995), Poesie d’amore (Valladolid, 1997), Mujer que se desnuda frente a la ventana (Sao Paulo, 1999), Con las manos en el fuego (Holguin, 2000). Ha pubblicato in Argentina, Italia, Brasile, Uruguay, Francia, Portogallo, Messico, Cina, Cile, Costarica, Spagna, Venezuela, Stati Uniti e Portorico.


 
 
 
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