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Gordiano Lupi. Generación Y a Pisa
04 Dicembre 2010
 

Pomeriggio di ordinaria follia con la polizia che protegge un dibattito su Cuba e un’intervista telefonica a Yoani Sánchez da un gruppetto di nostalgici che sventolano bandiere cubane

Yoani: “Vogliono isolarmi, rendermi radioattiva, squalificarmi come persona, ma non hanno fatto i conti con internet…”

Temono chi usa la parola per raccontare la vita quotidiana e i veri problemi del popolo cubano…”

 

 

Pomeriggio di ordinaria follia alla “Sapienza” di Pisa, perché nell’Aula Magna Storica di Giurisprudenza, si parla di Cuba con il professor Marcello Di Filippo, la blogger cubana Andria Medina e il senatore Achille Totaro. Ospite d’onore la pluripremiata blogger Yoani Sánchez, invitata telefonica, perché il governo del suo paese non le consente di recarsi all’estero. La conferenza si svolge in un assurdo clima di tensione per un sit-in di protesta organizzato davanti alla “Sapienza” da parte di un gruppetto di nostalgici che sventolano bandiere di Cuba e indossano magliette di Che Guevara. Un servizio d’ordine imponente garantisce l’assenza di disordini e la possibilità di intervistare telefonicamente Yoani senza interruzioni, ma soprattutto impedisce che possano verificarsi disordini. I manifestanti avevano anticipato la loro “azione in difesa di Cuba” con deliranti e offensivi messaggi in puro stile stalinista che facevano temere il peggio. Tutto si è svolto in buon ordine, invece, ma il clima da stadio presidiato da mezzi blindati della polizia era fantascientifico. Nella sala si è parlato di Cuba, diritti umani parzialmente violati, blogger che scalfiscono il monopolio informativo e di un possibile cambiamento cubano in senso libertario. Yoani Sánchez ha risposto a molte domande, con la consueta chiarezza ha tratteggiato la sua Cuba ideale e ha raccontato i problemi di convivenza con un regime che la controlla e non le consente di uscire dai confini nazionali.

«Il mio governo non mi lascia andare all’estero perché teme chi usa la parola per raccontare la vita del popolo e i problemi quotidiani. Per ben otto volte mi hanno negato il visto e se accadrà anche questa volta (per ricevere in Danimarca il premio Principe Claus - nda) sarà la nona mancata autorizzazione a viaggiare», ha detto Yoani.

La blogger ha parlato di censura, libertà di informazione e violazione dei diritti umani: «La compagnia telefonica cubana usa un potere da monopolista per bloccare il telefono mobile di molte persone che non hanno le stesse opinioni del partito al governo. Tutto questo è vergognoso, anche perché Cubacel gode di investimenti internazionali, persino da parte della Telecom italiana, e non può trasformarsi in strumento di censura. La situazione dei diritti umani a Cuba è deficitaria, perché nessuno può esprimere liberamente il proprio pensiero, aprire un giornale, organizzare un partito politico o un’associazione sindacale. In televisione e sulla stampa si ripete all’infinito il punto di vista governativo, ma non si concede un minuto a chi si fa portatore di un pensiero diverso. Per questo internet è importantissimo: ha aperto una crepa nel muro della censura. Il regime mi ha sequestrato dieci copie di Cuba libre inviate dall’editore cileno perché l’ha ritenuto contrario ai principi della nostra Repubblica e pericoloso perché mette in primo piano la ricerca del benessere e della realizzazione personale».

Il discorso cade su temi economici e sul modo di affrontare la crisi da parte del governo di Raúl Castro: «Le misure economiche prese sino a oggi vanno nella direzione giusta di dare un maggior spazio alla libera iniziativa privata, anche se sono insufficienti e il governo le ha messe in atto soprattutto per riscuotere maggiori imposte. Conto che l’inventiva dei cubani riesca ad ampliare la portata di queste minime concessioni e a scardinare un sistema troppo statalista. Il prossimo Congresso del Partito Comunista sarà dedicato solo a temi economici, che sono un problema di Cuba, ma non sono il solo problema. Non si parlerà di libertà e di diritti umani. Inoltre il governo non ha nessuna intenzione, nonostante certe affermazioni fatte da esponenti di secondo piano, di togliere il permesso di entrata e di uscita e di modificare il doppio sistema monetario».

Yoani racconta le mille difficoltà che incontra un blogger alternativo a pubblicare i suoi testi su Internet: «Non possiamo avere libero accesso dalle nostre abitazioni e anche dagli Internet Point i nostri blog risultano bloccati. Io spedisco periodicamente a mezzo fax, e-mail, sms i miei testi agli amici che vivono all’estero e che mi aiutano a pubblicare e a tradurre le mie cronache di vita quotidiana».

Yoani dice la sua anche su istruzione e sanità, due miti di sempre: «Il diritto viene garantito a tutti, perché l’educazione e la sanità pubblica sono gratuite e sono assicurate in maniera diffusa. Possiamo criticare la qualità di certi servizi che è molto scadente. Basti pensare che i migliori medici e professori vanno in Venezuela in cambio di petrolio e a Cuba restano i meno esperti. Siamo arrivati al punto di avere insegnanti telematici, video conferenze, cassette inserite in un televisore al posto dell’insegnante. L’istruzione è indottrinamento, sin da piccoli ci vengono insegnati i valori rivoluzionari, il marxismo-leninismo, l’arte di difendersi dal nemico…mentre molti autori e argomenti non vengono affrontati per ragioni di opportunità politica. Gli ospedali cubani sono cadenti, sporchi, mancano siringhe, asciugamani, lenzuola, ventilatori, soprattutto non ci sono medicinali».

La blogger stigmatizza la recente firma del governo cubano per motivi di convenienza politica in calce a un documento redatto da storici alleati. Si tratta del reato di omosessualità, presente in molti paesi, ma da tempo considerato un problema superato a Cuba. Secondo la blogger il suo paese ha votato insieme a chi perseguita i gay e addirittura nega l’esistenza del fenomeno (Iran) per ottenere aiuto sul tema dei diritti umani e in altre situazioni dove potrebbe trovarsi in minoranza. Un voto di scambio ipocrita che crea non pochi imbarazzi anche nella stessa Mariela Castro, da tempo portavoce dei diritti dei gay e delle lesbiche.

Yoani lancia un messaggio di speranza: «A Cuba la gente sta prendendo coscienza dei propri diritti, con molta paura, ma lo sta facendo. A Bayamo abbiamo assistito a un recente sciopero dei conducenti di carrozze a cavallo per protestare contro le alte imposte fissate dal governo per i lavoratori privati. Visto che da noi lo sciopero è un reato contemplato dal codice penale, si è trattato di una manifestazione coraggiosa. Il Partito Comunista Cubano è al potere da cinquant’anni e si è comportato come un Saturno che divora i suoi figli. I riformisti e le persone più illuminate sono sempre state messe da parte e isolate. La mia speranza è che ci siano dei riformatori in fieri, giovani che stanno per togliersi la maschera di marxista-leninista e vogliono contribuire al vero cambiamento”.

 

La blogger cubana Andria Medina (http://cubadiice.blogspot.com) ha raccontato la sua personale esperienza con l’istruzione cubana, ricorrendo ad alcuni video per mostrare il carattere marziale dell’educazione e l’indottrinamento sin da piccoli. La blogger ha illustrato anche alcuni articoli della Costituzione cubana per far capire come il governo abbia il solo interesse di inculcare la dottrina comunista e di trasmettere la necessità di difendere la patria da un nemico esterno. Si è rivolta a Yoani Sánchez per condividere con lei l’esperienza di gestire un blog con senso di responsabilità e metodo giornalistico. Yoani ha ribadito che «in un paese con la censura ai massimi livelli la funzione di internet è basilare per aprire delle crepe democratiche al sistema».

Il professor Marcello De Filippo ha intrattenuto il pubblico con una dotta disquisizione in tema di diritti umani da un punto di vista giuridico per concludere che a Cuba non sono violati il diritto alla sanità e all’istruzione, ma risultano violati i diritti che fanno riferimento alla sfera della libertà personale. Il senatore Achille Totaro ha concluso con alcune condivisibili affermazioni in tema di libertà e diritti umani, condannando ogni tipo di dittatura, in qualsiasi modo venga definita.

Yoani Sánchez ha salutato il pubblico presente auspicando che gli studenti possano sfruttare la possibilità di esprimere la loro opinione, scegliendo la strada del confronto e del dibattito democratico.

«Io ho fatto questa scelta e non me ne pento, anche se il governo mi ostacola con ogni mezzo. Non possono rinchiudermi in una galera perché la notorietà internazionale mi protegge, ma non penso che sia il loro scopo. A Cuba preferiscono isolare e squalificare politicamente una persona che contrasta il loro modo di pensare, cercano di rendere radioattivo il non conforme e di confinarlo nella sua solitudine. Il loro problema è internet, uno strumento moderno e incontrollabile». Yoani ha proprio ragione. Sono finiti i tempi di Heberto Padilla, quando bastava sequestrare un libro e mettere in scena una confessione stalinista per distruggere un individuo. Internet demolisce le certezze della gerontocrazia al potere.

 

Il pubblico sfolla, usciamo nella fredda serata pisana e ci rendiamo conto che le bandiere dei nostalgici sono state ammainate. Se invece di restare ancorati alla loro ideologia fossero entrati in aula per ascoltare Yoani Sánchez, si sarebbero resi conto che non stava parlando “una pericolosa mercenaria al soldo dell’imperialismo”, ma una giovane blogger che vorrebbe vivere in un paese migliore.

 

Gordiano Lupi


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