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“Che Cuba si apra al mondo e che il mondo si apra a Cuba”. Lettera di Yoani e altri blogger al Congresso degli Stati Uniti
08 Giugno 2010
 

Ai membri del Congresso degli Stati Uniti d’America

Ai membri del Comitato di Agricoltura della Camera dei Rappresentanti

Al Congresso degli Stati Uniti d’America

Washington D.C.

 

Da parte di quelli che fanno parte della società civile di Cuba.

Avana, Cuba.

 

Rispettabilissimi signori e signore,

noi membri della società civile cubana che sottoscriviamo questa lettera a titolo personale, sappiamo che state lavorando su un disegno di legge (H.R. 4645) che dovrebbe eliminare le restrizioni dei viaggi a Cuba da parte degli statunitensi, favorendo e facilitando così la vendita di prodotti agricoli verso l’isola.

Questo disegno di legge ha come titolo: “Legge di riforma alle restrizioni di viaggi e promozione del commercio”, che considera il supporto dei Repubblicani e dei Democratici del Congresso. Sappiamo inoltre che questo disegno di legge per entrare in vigore, deve essere approvato dal Comitato alle politiche agricole della camera dei Rappresentanti.

Sappiamo che famose organizzazioni non governative appoggiano questo progetto di legge. Ne nominiamo solo alcune: La camera di Commercio degli Stati Uniti d’America, l’Ufficio alle politiche agricole degli Stati Uniti d’America, Amnesty International, Human Rights Watch, la Conferenza dei preti cattolici degli Stati Uniti d’America, il Cuba Study Group e tante altre organizzazioni sui diritti umani.

 

Siamo dell’idea che l’isolamento di Cuba è di beneficio al governo, mentre l’apertura è di aiuto ai cubani per informarli e dargli il potere e la possibilità di una maggiore forza per una società civile.

Consideriamo che tutti i Paesi occidentali, includendo gli Stati Uniti d’America, favorirono l’apertura e lo scambio con tutti i Paesi della vecchia Europa orientale. Siamo sicuri che l’isolamento non aiuta i rapporti di solidarietà che operano nel mondo e che sì sono a favore di un cambio democratico a Cuba.

A questo proposito vogliamo ricordare il famoso discorso fatto nel 1998 da Papa Giovanni Paolo II che aveva provato sulla propria pelle questo tipo di sistema totalitario e dittatoriale: «Che Cuba si apra al mondo e che il mondo si apra a Cuba».

Con il passare del tempo abbiamo potuto avere la conferma che il regime cubano non si apre né al mondo né agli stessi cubani perché ha grande timore dell’apertura, della libertà di commercio, dello sviluppo delle imprese, del flusso di informazioni e della comunicazione diretta tra i popoli.

 

Quelli che si oppongono a questo disegno di legge, sostengono che eliminare queste restrizioni rappresenterebbe una concessione al governo cubano e costituirebbe una fonte di ingresso di forze che potrebbero essere utilizzate per reprimere il popolo. Aggiungono anche che considerate le incessanti violazioni dei diritti umani e i ripetuti atti di violenza, eliminare queste restrizioni sarebbe come abbandonare la società civile cubana.

È vero che ultimamente è cresciuta la repressione e la violazione sistematica dei Diritti Umani, in una maniera crudele e generalizzata. È vero che questi fondi potrebbero davvero essere utili per sostenere o aggravare questa repressione.

Ciò nonostante, crediamo che se i cittadini americani così come il resto dei cittadini del mondo potessero visitare le città cubane e le famiglie dei prigionieri politici e gli altri membri della società civile cubana, sarebbero, senza dubbio, testimoni attivi della sofferenza del popolo cubano, e come conseguenza si sensibilizzerebbero ancora di più nei confronti dei cambi di cui Cuba ha bisogno. Come ultimo beneficio potrebbero essere un ponte solidario e vicino per favorire la transizione che molti di noi cubani aneliamo.

Questa presenza solidale, l’appoggio diretto e altre possibilità di scambio, utilizzate in maniera efficace e nella direzione corretta, possono invece che lasciare nello sconforto la società cubana, rafforzarla in maniera significativa. Alla stessa maniera si faciliterebbe la vendita di prodotti agricoli che contribuirebbe a combattere la fame che annienta la popolazione dell’isola.

Ma soprattutto crediamo e difendiamo il diritto che ognuno possa godere dei diritti umani, cosa che deve essere priorità assoluta su qualsiasi decisione politica ed economica, sostenendo fermamente che nessuna restrizione di questi diritti umani può avere come causa una ragione politica o economica o sociale. Crediamo che i diritti si difendono con i diritti.

Così come viaggiare è un diritto di qualsiasi essere umano, appoggiamo l’approvazione di questo disegno di legge. L’attuale governo cubano ha violato da sempre questo diritto e negli ultimi anni brandisce a suo favore la scusa che anche gli Stati Uniti negano la libertà di viaggiare ai propri cittadini. Approvare questa legge eliminerebbe oltretutto anche queste false giustificazioni.

 

Come ultima cosa, onorevoli membri del Congresso, abbiamo la ferma convinzione che i problemi di Cuba e il suo percorso verso la libertà e la democrazia sono una responsabilità e un compito che noi cubani e cubane che viviamo nell’isola dobbiamo assumerci, in comunione con chi vive in esilio e alla stessa maniera ama la propria nazione.

Nel mondo di oggi tutti i popoli della terra condividono relazioni, anche quando si tratta di decisioni sovrane. Questo senso di responsabilità con la nostra amata Patria e di fratellanza universale, ci spinge ad esprimere rispettosamente le nostre opinioni in relazione a questo disegno di legge che pur essendo di competenza degli statunitensi, è relazionato a Cuba.

 

Vi ringraziamo per l’attenzione e il rispetto.


Cuba, 30 Maggio 2010


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