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I magnifici quindici... La nuova Guida di Morbegno
La nuova guida di Morbegno
La nuova guida di Morbegno 
06 Dicembre 2009
 

Certo, non bisogna pretendere troppo da una guida. Non deve essere un’enciclopedia, e neppure una specie di elenco telefonico stipato di date e dati o di troppe indicazioni. Ma una guida, degna di questo nome, non può rinunciare a certe caratteristiche, come – ad esempio – contenere suggerimenti motivati per farci sostare davanti a un monumento o a un’opera d’arte, scelti fra tanti. Ma qui arriviamo a una domanda fondamentale. Per la piccola città di Morbegno era proprio necessaria una nuova guida? La cittadina del Bitto aveva già a disposizione – dal 1997, con traduzioni in inglese e in tedesco – Morbegno: guida alla città, un manuale egregio scritto da Giulio Perotti, storico e profondo conoscitore di Morbegno. Un testo utile e ben strutturato80 pagine ricche di ottime illustrazioni – che ha svolto il suo buon servizio per più di un decennio. Ora, però, bisognava pensare a una guida nuova, uno strumento simile a Milano in mano: vivace e stimolante, capace di informare, di incuriosire e che potesse offrire a tutti l’occasione di guardare Morbegno con occhi nuovi. Una guida che fosse in grado di moltiplicare il piacere del viaggio. È vero, molti sono attratti solo da luoghi lontani. Sembrerebbe, allora, che sia proprio la distanza quella che riesce a risvegliare interesse ed entusiasmo. E, di conseguenza, chissà perché il bello sotto casa appare molto meno attraente. Ma una buona guida, con un tocco di magia, è in grado di svelarci quanto di bello e di affascinante si cela anche nelle piccole località dove trascorriamo gran parte della nostra vita. Le Passeggiate a Morbegno di Evangelina Laini fondono con notevole equilibrio scrittura e creatività. Che siano una guida veramente nuova, lo potrebbero dimostrare anche alcuni paragoni con due altre guide, pure ottime e autorevoli. Accanto al volume di Giulio Perotti (Morbegno: guida alla città) sfogliamo anche – alla voce Morbegno – l’ultima edizione, quella del 2005 (Lombardia), della guida rossa del TCI. Come tutte le altre “rosse”, si tratta di un libro ricchissimo di informazioni, ridondante di nomi e di numeri (altezze, larghezze, lunghezze, sezioni di colonne e via misurando), forse un poco asettico e talvolta notarile nell’esposizione. Certo, un’opera seria, enciclopedica, utile soprattutto per chi è in cerca di notizie dettagliate o per studiosi che desiderano scandagliare minutamente i particolari della storia e dell’arte. Una guida, però, deve prenderci per mano e condurci a qualche emozionante scoperta. Al di là dei nudi dati e delle misure precise deve farci capire perché un quadro, una statua, un angolo della nostra città rappresentano testimonianze vive. La guida “rossa” del 2005, soprattutto se raffrontata con le precedenti, si presenta meno compassata. Sembra perfino che abbia insufflato nel testo una nuova vita. L’aiuta non poco la grafica: titoli in stampatello ed evidenziati in carattere rosso. Però… Ecco, ad esempio, la descrizione completa – proprio alla lettera – dell’interno della chiesa parrocchiale di Morbegno. Una citazione che ritengo necessaria per rendere ancora più evidente la peculiarità della guida di Evangelina Laini. Nell’interno, le paraste erano ornate sotto i capitelli corinzi da 36 tele ovali – rubate – di Giuseppe Petrini, Gian Pietro e Cesare Ligari. 2ª cappella d.: pala d’altare di Pietro Maggi, affreschi e tele laterali di Pietro Ligari (1724). 3ª: affreschi di Giacomo Parravicino e, in basso, di Giovanni Gavazzeni. 4ª: Morte di S. Giuseppe di Andrea Lanzani. L’altare maggiore è di Carlo ed Elia Vincenzo Buzzi, su disegno originariamente del Ligari, 1733-34; nel catino absidale, reliquiario della S. Spina, eseguito anch’esso su disegno del Ligari, al quale si devono pure gli affreschi dell’abside (sono ritenuti un suo capolavoro) e le pale esposte nelle cappelle 4ª (Deposizione) e 3ª sin. (Discesa dello Spirito Santo). Nella 2ª, pala di G. B. Pittoni. In sagrestia, Miracolo di S. Vincenzo Ferreri del Petrini. Undici righe fitte fitte contengono una lunga litania di nomi. Sono quattordici artisti; alcuni, per fortuna, si ripetono. È forte l’impressione di trovarci all’interno di una stanza troppo gremita. Essere informati che nella seconda cappella a sinistra c’è una pala di G. B. Pittoni è importante, ma perché – a questo punto – non descriverla e offrire una pur semplice indicazione culturale: come mai un quadro del famoso Pittoni a Morbegno? tanto per dare un’idea. Qui sembra quasi che lo scopo di una guida sia solo quello di fare un elenco di artisti e delle loro opere, invece di suggerire, stimolare, incuriosire e… guidare. Le guides bleus francesi (Hachette editore) sono, da questo punto di vista, esemplari. Dati numerosi e precisi ma inseriti in un testo vivo e stimolante. Visto poi che in ogni guida si possono scoprire delle imprecisioni, anche le guide “rosse” di tanto in tanto rischiano di assopirsi. Indossando, controvoglia, l’antipatica veste del pedante e passando al microscopio la minuta descrizione dell’interno del San Giovanni di Morbegno, si scopre ad esempio che nella seconda riga si parla di Gian Pietro e Cesare Ligari, mentre poco dopo si parla di un Pietro Ligari (sarà Gian Pietro o un altro della famiglia? Noi lo sappiamo, ma lo studioso che consulta la “rossa” potrebbe restare ossessionato da un dubbio). Più avanti si parla ben due volte “del Ligari” (quale? Cesare o Pietro? Anche qui noi lo sappiamo, ma il visitatore potrebbe smarrirsi un poco). Lo so, sono soltanto delle considerazioni, ma sono riflessioni di un viaggiatore appassionato, che apprezza molto le “rosse” del Touring, ma che vuole dimostrare che non esistono guide perfette. La guida del Perotti, invece, in confronto alla “rossa”, è più attraente quando ci presenta la parrocchiale di Morbegno. Proviamo ad entrare, con Morbegno: guida alla città nella chiesa di S. Giovanni Battista. L’interno, a croce greca, è dominato da una maestosa volta a crociera, mentre sopra l’abside, profonda e slanciata, s’innalza una cupola emisferica. Detto questo, l’importante studioso di Morbegno, costretto dalla tirannia dello spazio a disposizione, descrive in poche righe – in una pagina – tutto l’interno della chiesa. E, a questo punto, penetriamo in San Giovanni con Evangelina Laini: La prima sensazione di chi entra è di trovarsi in un luogo buio e cupo, perché effettivamente le poche finestre non introducono una luce diretta ma, alla maniera barocca, la fanno spiovere attraverso un gioco di aperture nascoste dai matronei e dalle aggettanti cornici marcapiano. Si direbbe che l’architettura complessiva della chiesa valorizzi visivamente l’ombra più della luce. Detto questo, continua poi con altre 17 pagine a guidarci passo dopo passo, in modo suggestivo, alla scoperta della chiesa parrocchiale. L’edificio sacro viene studiato in ogni dettaglio e restituito con straordinaria vividezza. Ed è sempre così. Uno degli apici del bello stile Evangelina Laini lo raggiunge a p. 74 e dintorni, quando invita il visitatore curioso a leggere le pareti del primo chiostro del convento di S. Antonio, con le storie di S. Domenico, risorte dopo i restauri del 2007. L’impostazione stilistica di tutto il quadriportico è essenziale e severa, tuttavia comunica una profonda sensazione di armonia e leggerezza: lasciamo cantare il silenzio; lasciamo urlare il silenzio. Un’immagine poetica di vivida efficacia.

Evangelina Laini va incontro anche a chi ama le visite slow, per chi vuol far le cose con estrema calma. In questo caso, tanto per cominciare, ci si può accomodare pigramente su una panchina in piazza Tre Fontane, aprire il manualetto e farsi “guidare”. Il piacere della scoperta è immediato. La nostra prima curiosità viene subito appagata. Come mai la Piazza è chiamata popolarmente Tre Fontane, anche se noi di fontana ne vediamo una sola: …una sola, con due rubinetti; tuttavia, per i morbegnesi è la piazza del cuore e si potrebbe scriverne un romanzo. Tre fontane è il nome che assunse nel 1858-1859 quando, addossata alla demolita casa Buzzetti, fu costruita una fontana a tre bocche. … Tutt’intorno alla piazza si affacciano palazzi di prestigio ed abbondano … le testimonianze di un’antica frequentazione del posto. Ma al viaggiatore curioso – proprio quando sta per abbandonare la panchina “panoramica”, quella che si trova davanti all’entrata dell’oreficeria Vitali – Evangelina Laini chiede di indugiare ancora un momento, riservandogli una simpatica scoperta: nascosto nel verde dei rampicanti … un piccolo balcone dall’inferriata “parlante”: al centro un serpente si attorciglia a un vaso … indica che qui c’era una farmacia. Subito dopo si può salire per poche centinaia di metri e scoprire che anche Morbegno ha un suo Piazzale (piazzèt) Michelangelo. Piccolo lo spiazzo ma da qui la visione dei tetti e dei monti è davvero emozionante, accompagnata da una leggera brezza profumata di glicine.

Le pagine deliziose sono proprio tante. A p. 23, ad esempio, quando vengono descritti i caseggiati intorno alla via Ninguarda: In questa contrada sono numerosi le fughe prospettiche, gli angoli suggestivi di atmosfere del passato, i portali ed i cortili, le scale ed i balconi: case di pietra strette fra loro a proteggersi dal vento e dal freddo, un allegro chiacchiericcio fra i tetti. Com’è bello pensare a degli edifici (tetti, chiese, strade, piazze, ponti) che scambiano quattro parole fra di loro e a noi raccontano la storia del passato. Sono queste le tracce antiche, le uniche rimaste, che ci permettono di intuire come vivevano le persone (alcune almeno) tanti e tanti anni fa, cosa pensavano, a cosa credevano, in cosa o in chi speravano. E sovente basta una piccola annotazione storica a dare colori vivi a una strada un poco dimessa, come la via Borgosalvo: Tra queste strette viuzze correva, ormai duecento anni fa, una ragazzina che sarebbe diventata la celebrata pittrice neoclassica Angelika Kauffmann. Johann Wolfgang Goethe scrisse: “Lei ha un talento incredibile e per una donna veramente straordinario”.

Per concludere, questa è una guida che non deluderà nemmeno i palati più esigenti. Il Santuario dell’Assunta è descritto in 27 pagine, con 8 illustrazioni (di cui tre a piena pagina). Chiesa e convento di Sant’Antonio vengono presentati con 22 pagine e 7 foto. Anche la grafica le assegna un valore aggiunto. Infatti, chi ha fretta, trova evidenziati in grassetto i punti fondamentali (luoghi, artisti, committenti). Intanto, accanto al testo corrono due colonnine, marcate con colori diversi – leggeri – a seconda della passeggiata (sei passeggiate, sei colori). E in queste colonnine il viaggiatore più esigente vi ritrova informazioni accurate su personaggi, santi, edifici. Una vera miniera insomma. Una fonte ricchissima che riserva tante sorprese. Ad esempio, fanno capolino qua e là numerosi riquadri a sfondo giallo che permettono discese ancora più profonde a chi ama addentrarsi nella cultura e vuol saperne ancora di più: la Sacra Spina, il catafalco, il formaggio Bitto, il “sacro macello”. Oltre a qualche scorreria nel mondo dei santi più popolari (S. Caterina d’Alessandria, S. Giorgio, S. Giuliano l’ospitaliere).

Le foto, tutte del bravissimo Vincenzo Martegani, poi, corredano in modo adeguato i testi. E alcune immagini emergono per bellezza, fissando nel tempo momenti di un fascino struggente. Due mi hanno colpito in modo particolare. Entrambe ricreano la magia di una nevicata ed entrambe sprigionano un’intensa carica emotiva. La prima con il santuario dell’Assunta sotto una coltre bianca che continua a scendere fitta, la seconda è uno scorcio del Ponte di Ganda che sembra riposare avvolto in un quieto biancore.

Evangelina Laini ci ha regalato una guida preziosa, unica nel suo genere, a un tempo profonda e leggera. Le sono tornate utili, sicuramente, le molte visite guidate realizzate nel corso degli anni a Morbegno (come membro attivo del gruppo Le Nevi di un Tempo), a Firenze, a Bologna. Ne è derivata un’esperienza fondamentale, che le ha permesso di guidare con efficacia le persone anche attraverso un testo scritto. Passeggiate a Morbegno ti prende per la mano e ti accompagna sicura con le sue molte indicazioni e i suoi tanti consigli. Saranno, però, i nostri occhi e il nostro animo (ecco che ritorna il Caelum non animum di oraziana memoria) a trasformare i percorsi suggeriti dalla guida in esperienze, emozioni e in una profonda ricchezza interiore.


Renzo Fallati


(15 – segue)


Foto allegate

Evangelina Laini alla mostra di G. Chiesa (Morbegno, galleria Al.Bo. 2009)
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