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Moonisa. Il nessun dorma nigeriano 
(E i festini dei venditori di armi/mangiacarogne senza mondo interiore)
04 Agosto 2009
 

Si spara ancora, nel Nord della Nigeria, e le mattanze sono sempre in corso, benché con iter procedurali più articolati. Le cause della deflagrazione dei problemi sono lungi dalla raggiunta soluzione. Lo sostiene a gran voce la stampa locale (coraggiosa e indomita, che non tace, non si fa da parte, non si nasconde e non si lascia intimidire). I titoli (che parlano di Nord in fiamme e Nigeria sotto assedio) sono veritieri, ma io credo che la verità abbia infinite maschere che aspettano di mostrare i molti volti underneath.

Ho parlato di guerra civile in un precedente articolo e di tentacoli di Alkaeda, nell’ultimo. Sono pericoli reali e sempre attuali, ma gli ultimi eventi sono additionally enlightening e aprono spiragli inquietanti sui vari predicament della nazione intera e delle sue varie componenti geo-politiche. I Nigeriani tutti (nativi e acquisiti) dei vari punti cardinali non si rendono ancora conto di quanto stia accadendo e di quali spinte-movimenti (pericolosi come tifoni) si stiano addensando, con peculiarità già ben delineate. Non saprei predire i tempi dei futuri veri e propri cataclismi di ‘riassetto’, ma sono convinta che la nazione chiamata Nigeria ne subirà di inevitabili e severi. I segni si delineano forti e chiari all’orizzonte e sarebbe il caso che i governi locali e, soprattutto, quello federale se ne rendessero conto (prima che sia tardi per correre ai ripari- ove possibili).

Le piaghe che incancreniscono hanno sempre un trascorso di trascuratezza o di approccio errato alle spalle e le piaghe che sfociano in cumuli di esseri umani ammonticchiati come stracci, qui in Nigeria, non fanno eccezione. Ho parlato di coloro che formano, oggigiorno, le schiere degli eserciti delle guerre sante e che, prima di essere adulti della strada, erano bambini abbandonati alla strada e al nulla assoluto, al punto che un solo sedicente insegnante di arabo ne poteva raccogliere centinaia (e nella casa di uno di questi individui senza cuore e senza anima sono morti, di recente, decine di bambini, che chiusi a chiave in cinquanta in un ambiente angusto, non hanno avuto aria sufficiente per respirare né varchi aperti per fuggire).

Gli orrori sociali di cui i bambini almajries (futuri hoodlums reclutati o sterminati a seconda del lato della barricata) però, non sono, alas, il solo problema e (mi dispiace dirlo) sono forse tra i problemi meno gravi (e ciò è paradossale) che la Nigeria abbia e non capisco come chi di dovere abbia potuto cullarsi sugli allori fino a oggi.

Vediamo perché.


A)- Sul fronte Nord:

Si sapeva da lungo tempo che gl’Integralisti 1) tramavano alla grande e che si stavano organizzando per passare a fatti ben più consistenti delle parole, 2) organizzavano incontri nei vari Stati, 3) erano arrivati al punto di chiedere agli adepti maschi danarosi di vendere le loro proprietà e alle donne di vendere i loro gioielli, per sostenere la causa (leggi tra le righe: per armare la mano degli eserciti da assemblare), 4) avevano tentato di impadronirsi della moschea centrale strategica dell’SMC (Sardauna Memorial College), 5) subito dopo si erano incontrati, nel Kaduna S., in Badarawa, per fare il punto della situazione, pianificando l’eventuale ‘resurrezione’ del Kaduna Muslim Youth Group, che tanto sangue aveva versato nel 2004, 6) avevano ipotizzato di attentare allo Stato federale e avevano soprasseduto, per divergenze interne sulla ‘capacità’ di mirare così in alto, 7) avevano il supporto di un dirigente di banca e di ufficiali governativi.

Si sapeva che, 1) il leader supremo del gruppo (che si era autodefinito Boko Haram, cioè “l’istruzione è peccato”), Mohammed Yusuf, aveva incamerato tra gli iscritti le famiglie più potenti del Borno e dello Yobe State, 2) Yusuf era legato al Bello Damagun che trasportava i Mussulmani in Mauritania, per sottoporli al training nei combattimenti terroristici, 3) lo Yobe, lo stato di provenienza sia di Yusuf che di Damagun era il solo Stato dove i giovani mussulmani (che nulla avevano a che fare con l’Afghanistan) si erano definiti Talebani, 4) di Damagun erano i cordoni della borsa a fisarmonica che elargiva somme ingenti di denaro a Yusuf, allo scopo ‘umanitario’ di diffondere l’estremismo (cioè assoldare i miserabili delle strada, armarli e addestrarli).

Si sapeva anche che 1) Yusuf predicava ai quattro venti che l’agricoltura dovesse essere il solo mezzo con cui mantenere l’anima e il corpo in armonia, 2) Yusuf non risultava essere un agricoltore industriale, 3) Yusuf affidava un milione di naira alla settimana ai suoi fedelissimi per ‘investimenti’ legalmente a posto.

E si sapeva che, dulcis in fundo, Yusuf era sostenuto da veri e propri eserciti di ‘potenti’ (nel senso etimologico, monetario e ideologico del termine).

Qualcuno può spiegarmi che cosa l’intelligence governativa stesse aspettando, prima di prendere dei provvedimenti?

Non è lecito pensare che qualcosa di strano stia bollendo da qualche parte e che Yusuf sia l’escape goat sacrificata for the moment being (in attesa di qualcos’altro che ancora non si vuole e non si può divulgare)?

E c’è da tenere in gran cosiderazione anche il fatto che il JNI (il conglomerato di tutti i Mussulmani del Nord) non paia essere completamente estraneo alle idelogie del gruppo di Yusuf (condivise da alcuni membri del JNI).


È parere dei più che le idee di Yusuf abbiano radicato in direzioni molto ramificate e che sia impossibile sradicarle, anche a costo di proseguire a oltranza con i riprovevoli e bruttissimi genocidi.

Non concordo con i più solo sul fatto che siano i seguaci di Yusuf a non poter essere sterminati, perché ritengo che non si tratti di Yusuf e dei suoi seguaci, ma di un malessere esteso al mondo e generalmente raccolto sotto il cappello di Alkaeda. Le cose, purtroppo non sono limitate alla Nigeria, anche se, in questa sede, della Nigeria si parla, ma il fosco quadro nigeriano non è altro che lo specchio del vasto teatro world wide upsetting.

E dove mettiamo il fatto che, non più di un mese fa, un aereo pieno di armi atterrò in Kano e suscitò una marea di domande? Si disse che le armi probabilmente fossero destinate al delta del Niger, si disse che dietro ci fossero i Russi, si disse che forse no, forse, l’aereo e le armi fossero diretti in Guinea.

La sola cosa certa parve l’affermazione della military intelligence, che promise vie legali che avrebbero perseguito i responsabili e chiarito il mistero. NON SI SA ANCORA DOVE SIA L’AEREO E DOVE SIANO FINITE LE ARMI.

Perché ci si sorprende di ciò che è appena accaduto nel Nord (il luogo in cui l’aereo pieno di armi è atterrato)?

Il tuono e il fumo degli spari sono ancora realtà attuali, nelle aree colpite.

Quanto è accaduto è semplicemente terrificante (e le foto che cominciano a circolare, per merito della stampa, ne sono una testimonianza, benché sono convinta che le cifre dei 600 morti riportati dalla stampa locale e dei 1500 morti riportati dalla stampa estera siano ancora e ancora lontanissime dalla stima reale dei fatti sicuramente vicina alle varie migliaia).

Mi professo, comunque, ancora una volta sbalordita circa la mancata prevenzione e non posso fare a meno di pormi altre domande: 1) è stata trovata, in Kano, in una moschea, la fabbrica in cui i terroristi si fabbricavano le bombe, dov’era l’Intelligence che ‘aveva monitorizzato’ (secondo le fonti ufficiali) i movimenti degli estremisti? Perché non è intervenuta prima di fare alla nazione il bagno nel sangue dei morti? Hanno aspettato apposta, per poter fare tale bagno di sangue?

2) Una scuola presumibilmente ‘talebana’ è stata trovata a Jalingo, nel Taraba S., in una moschea. Hanno abbattuto la moschea, ora, con annessa dimora del leader estremista del luogo. Perché non hanno fatto prima un’operazione pulita di arresto di detto leader, se davvero monitorizzavano la nazione? Perché non hanno fatto tale politica di ‘arresti preventivi senza sangue’ dappertutto? Non vedono o non vogliono vedere lo scontento che stanno seminando anche tra i Mussuslmani moderati, con l’abbattimento di tutte queste moschee? Non sentono o non vogliono sentire i mormorii del dissenso sugli addebiti fatti a dette moschee (da molti ritenute avulse dalle implicazioni con le brain washing school)?


Ci sono, intanto, varie illazioni sulle vie infinite dei mercanti di morte del mondo ‘civile’ (i venditori di armi, i mangiacarogne senza mondo interiore, che sfigurano l’immagine dell’umanità ignara quanto quella del mondo conscio) che starebbero saturando il mercato nigeriano con scorpacciate di armi di ogni livello e grado di micidialità. L’uso del condizionale è ridondante, in ogni caso, perché i riots religiosi, le bande armate di rapinatori, gli omicidi, i sequestri in aumento ne sono un diagramma trasparente e sicuro.

E ci sarebbe di che scomunicare e incenerire (ove possibile) buona parte del mondo ‘civile’ che, per guadagnare, vende la madre notte e giorno (e, se la vende in nazioni che parlano altre lingue e che sono più vulnerabili che mai, non sono meno motherfucker di quanto sarebbero se la vendessero in casa loro al primo libidinoso assassino pronto a pagarli bene). Lo spiegamento imponente di forze, nel Nord della Nigeria, non rende la nazione più sicura, anzi… rischia di infiammare gli animi anche di più. I disordini, infatti, si estendono come olio su acqua.

4.000 poliziotti sono stati dislocati in Kaduna e nel Gombe. C’è apprensione nel Federal Capital Territory e le 50 ronde di veicoli militari non aiutano il clima di distensione. Il Katsina ha proclamato il coprifuoco dei piccoli mezzi commerciali. Lagos si prepara a contenere l’eventuale rappresaglia delle frange solidali con le vittime.


B)- Sul fronte Sud:

Il delta del Niger è percorso da una tensione che si taglia a fette: 1) i guerriglieri paiono avere la nazione in pugno, 2) i giornalisti paragonano la zona all’Afghanistan, 3) da troppo tempo il Delta è militarizzato e la guerriglia si protrae, 4) il Delta è il vero tallone di Achille della realtà federale, 5) da cinque anni, ormai, la gallina d’oro petrolifera nigeriana è causa di una crisi senza limiti, 6) la Joint Military Task Force non migliora le cose, 7) i suoi bombardamenti delle comunità del Delta hanno incrementato le azioni di guerriglia, 8) la ribellione e la rivolta armata hanno fatto scendere la produzione petrolifera a 565.000 barili di greggio al giorno (ma non l’hanno fermata!), 9) il MEND (che riunisce vari gruppi di guerriglieri pro-riqualificazione della vita della gente e dell’ambiente, nel Delta) si è spinto fino a Lagos e ha distrutto le strutture petrolifere dell’Atlas, 10) il presidente Yar’Adua aveva proclamato l’amnistia per tutti i guerriglieri, 11) i governatori della zona di riferimento hanno ricattato il governo federale: accetterebbero l’amnistia solo se ottenessero i vantaggi che chiedono, 12) i guerriglieri del MEND hanno deciso giustamente di soprassedere circa l’accettazione dell’amnistia, 13) non ci sono ancora schiarite sicure sulla questione del Delta.


C)- Sul fronte Sud-Est:

La zona è sicura come una palude con le sabbie mobili: 1) il MASSOB (Actualisation of the Sovereign State o Biafra) è diventato molto forte e pericolosamente popolare, 2) gl’Indigeni vivono nel terrore delle bande armate dedite alle ruberie e ai sequestri, 3) le famiglie con qualche possibilità economica vivono barricate in casa e assoldano guardie del corpo armate, per mandare i figli a scuola, 4) la situazione è precaria e in attesa di ‘definizione’ (fino a quando?).


D)- Sul fronte Sud-Ovest:

C’è una vera e propria guerra legale tra il governo federale e il governo locale di Lagos: 1) ) il governo centrale ritiene illegali 37 LCDAS (Local Development Council Areas), 2) i Lagosiani sono testardamente decisi a mantenere tali organismi, ritenuti molto efficaci, 3) se la tensione non viene gestita con cautela somma, non se ne possono prevedere gli esiti.

 

CONCLUSIONE

Nessun dorma!”, in Nigeria (ma neanche altrove).

La Nigeria, se non si arma di provviste di intelligenza e non la smette di risolvere i problemi sterminando fisicamente i nemici, rischia di abortire la sua unità nazionale.

Il mondo, se non si arma di saggezza, rischia di fallire come genere umano, perché non può interferire con i fatti altrui, ingerendo fortemente in essi (a livello politico, commerciale, bellico e ideologico), e lavarsi le mani del marasma e non può far finta che le divergenze religiose e i conseguenti bagni di sangue non siano affari suoi.

Gli estremismi sono tutti e sempre da condannare (non smetterò mai di ripeterlo), ma credo che il mondo debba svegliarsi e rendersi conto che le stragi e i genocidi non sono fatti altrui in generale e ancor meno lo sono quando hanno matrice religiosa: sono fatti nostri (del singolo e delle comunità dentro e fuori confine di qualsiasi territorio-nazione)/ fatti di chiunque, perché non c’è nessuno che non debba avere a cuore la convivenza (vicina o lontana) con i fratelli mussulmani. È tempo che l’estremismo islamico e i suoi simpatizzanti e l’Occidente e tutti i simpatizzanti con il suo sistema di vita comincino a porsi delle domande sul perché di ciò che accade (e anche sulla direzione in cui si sta andando) e che guardino con occhio benevolo a un reciproco esame di coscienza e a un dialogo foriero di incontri propedeutici a una vita possibile.

È proprio il caso di dire “Chi è senza colpa scagli la prima pietra” agli uni e agli altri (gli uni hanno scheletri-incoerenze-evangeliche ‘travi’ negli occhi niente affatto trascurabili e gli altri idem cum patate e chi più ne ha ce ne metta).


Moonisa

Abuja, 3 agosto 2009


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Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - ISSN 1124-1276 - R.O.C. N. 32755 LABOS Editrice
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