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Simone De Andreis. Dal francese all'inglese: la scelta del Rwanda. 
Una riflessione geo-culturale
28 Luglio 2015
 

 

Il Rwanda è un Paese dell'Africa Centrale che confina con Burundi, Repubblica democratica del Congo, Tanzania e Uganda. Non ha sbocchi sul mare e la sua popolazione è dedita prevalentemente all'agricoltura.1 Le sue risorse naturali comprendono: oro, cassiterite (minerale di stagno), wolframite (minerale di tungsteno), metano, energia idroelettrica, e seminativo. Sono presenti due parchi naturali, che rappresentano importanti risorse per il turismo: il Parco nazionale dell'Akagera e il Parco nazionale dei Vulcani. Il primo è stato fondato nel 1934 e si trova nella parte nord-orientale del Paese, al confine con la Tanzania e si sviluppa attorno al fiume Kagera. Il Parco nazionale dei Vulcani, fondato nel 1925, si estende invece nella parte nord-occidentale del Paese e confina con il Parco nazionale Virunga (Congo RD) e il Parco nazionale dei Gorilla di Mgahinga in Uganda. Ha una grande importanza scientifica, ambientale e turistica in quanto ospita una delle principali comunità di gorilla di montagna del mondo; fu tra l'altro proprio all'interno di questo parco che operò la celebre zoologa Dian Fossey. All'interno dei confini del parco si trovano cinque degli otto vulcani dei monti Virunga: il Karisimbi, il Bisoke, il Muhabura, il Gahinga e il Sabyinyo).

La popolazione rwandese ammonta (luglio 2014), a 12,337,138; i gruppi etnici presenti nel Paese sono: Hutu (Bantu) 84%, Tutsi (Hamitic) 15%, Twa (Pygmy) 1%, mentre la religione maggiormente professata è la cattolica (49,5%), seguita da quella protestante (39,4%), da altre confessioni cristiane (4,5%), dalla religione mussulmana (1,8%), e dall'animismo (0,1%). Kigali con 1.223 milioni di abitanti (2014), è la capitale del Paese.1

Il governo rwandese nel 2008 ha deciso di modificare l'intero sistema educativo del Paese promuovendo l'insegnamento in lingua inglese nelle scuole e nelle università, sostituendolo pertanto al francese e allontanandosi così dall'influenza francofona.2

Ufficialmente il cambiamento è nato per riposizionare il Rwanda come membro della East African Community (EAC), un organismo costituito per lo più da Paesi di lingua inglese. Infatti la EAC eÌ una organizzazione regionale intergovernativa che raggruppa le Repubbliche di Kenya, Uganda, Rwanda, Burundi e Tanzania con sede ad Arusha in Tanzania. Il suo trattato istitutivo venne firmato nel 1999 da Kenya, Tanzania ed Uganda, cui si aggiunsero nel 2007 Rwanda e Burundi. L'EAC si propone di estendere la cooperazione fra gli stati partner negli ambiti politico, economico e sociale in un'area che ha una significativa importanza a livello strategico ed una promettente base di sviluppo. La previsione di un mercato comune, che anticipi la costituzione di una unione monetaria e, in ultima istanza, di una unione politica, puoÌ considerarsi, almeno sulla carta, e per ora, un incoraggiante risultato del processo di integrazione.

Tuttavia, il passaggio all'istruzione esclusivamente in inglese in Rwanda, rientra in un tentativo di "liberarsi" dall'influenza francese che ha contemplato anche una richiesta di adesione al Commonwealth of Nations, pur non essendo mai stato il Rwanda né colonia né protettorato britannico. La richiesta è stata poi accettata nel 2009 e il Paese, dopo il Mozambico (ex colonia lusitana), risulta essere il secondo membro anglofono di seconda generazione.

A sostenere la decisione è stata anche una lunga e amara disputa con la Francia, nata a seguito del sostegno francese al regime degli Hutu, che come noto ha poi perpetrato il genocidio3 del 1994 e che ha portato successivamente all'espulsione dell'ambasciatore francese, alla chiusura del centro culturale francese, della scuola internazionale e della stazione radio.

Parigi non ha accolto bene l'iniziativa del governo rwandese di relegare lo studio della lingua francese ad un paio d'ore alla settimana nelle scuole e di introdurre l'inglese quale lingua ufficiale per l'attività amministrativa. Questo dal momento che in Francia la protezione della lingua è al centro di ciò che gli osservatori descrivono come l'ossessione francese per il mantenimento e il potenziamento del controllo di territori in Africa. Si pensi in tal senso alle iniziative politiche e culturali denominate oltralpe Françafrique,4 all'interno delle quali rientra l'iniziativa dell'allora presidente francese Nicolas Sarkozy che nel 2010 ha invitato al venticinquesimo vertice Africa-Francia, come ospiti d’onore, il presidente sudafricano Zuma e la Nigeria, paesi anglofoni tradizionalmente lontani da Parigi con cui Sarkozy ha cercato di rafforzare i rapporti.

La riforma rwandese non è stata dunque semplice, dal momento che si è reso necessario, per il governo, trovare insegnanti sufficienti che parlassero inglese e organizzare corsi di lingua per tutti i lavoratori del servizio pubblico.

L'inglese ha affiancato le altre lingue ufficiali del Paese, il francese e il kinyarwanda, dopo che il Fronte Patriottico Rwandese (RPF) ha rovesciato il regime degli hutu e ha preso il potere nel 1994. La lingua Kinyarwanda è una lingua vernacolare Bantu ed è parlata come unico idioma dal 93,2% della popolazione rwandese. Il Kinyarwanda assieme ad una seconda lingua è parlato dal 6,2% della popolazione, mentre il francese e l'inglese sono parlati, assieme ad altre lingue, dallo 0,1% dei rwandesi. Infine lo 0,02% parla lo Swahili (o Kiswahili, utilizzato prevalentemente nelle zone commerciali del Paese).

La leadership del RPF, dominato da tutsi cresciuti in esilio nei Paesi anglofoni, generalmente parla inglese e non francese. Ad esempio il ministro dell'istruzione in carica tra il 2008 e il 2009, Daphrosa Gahakwa, è cresciuto in Uganda, dove ha compiuto gli studi liceali e successivamente ha studiato ingegneria genetica presso la University of East Anglia, a Norwich in Gran Bretagna.

L'uso dell'inglese è divenuto di moda nelle città, anche tra i giovani francofoni, soprattutto di origine tutsi, come un mezzo per respingere l'influenza francofona e la sua associazione con il regime degli hutu responsabili del genocidio.5 Inoltre anche l'aver creato una propria squadra di cricket e di rugby rappresenta un segnale di avvicinamento al mondo anglosassone.

Precedentemente il sistema scolastico prevedeva che i primi tre anni della scuola primaria fossero in kinyarwanda e successivamente gli alunni avrebbero potuto scegliere fra l'inglese o il francese. La volontà del governo è stata quella di eliminare l'opzione francese come lingua veicolare. L'istruzione universitaria presso la University of Rwanda è ormai in lingua inglese, dopo che già l'Istituto di Scienze e Tecnologia la aveva adottata quale lingua d'insegnamento prima del 2008.

La spinta verso l'inglese è ovviamente anche in parte finanziaria ed economica. Gli stretti legami commerciali non solo con le altre nazioni dell'Africa orientale come l'Uganda e il Kenya, ma anche con il Sudafrica, che ha fornito gli investimenti per alberghi di lusso e centri commerciali, hanno contribuito infatti ad influenzare il boom economico in Rwanda.

L'allora ministro rwandese per il commercio e l'industria, Vincent Karega, disse nel 2008, al New Times di Kigali, che il Paese stava guardando al di là del mondo francofono, dal momento che l'inglese è emerso come una "spina dorsale" per la crescita e lo sviluppo non solo nella regione, ma di tutto il mondo.

Non c'è dubbio che un profondo rifiuto6 per tutte le cose francesi ha rappresentato un ulteriore fattore importante per alcuni dei leader del Rwanda. Infatti il governo rwandese accusò più di trenta politici francesi, tra cui il defunto presidente, François Mitterrand, alcuni funzionari e ufficiali militari di concorso nel genocidio.

Tralasciando le questioni politiche e ritornando alle dimensioni più squisitamente culturali, si sottolinea quanto l'affermazione della Francia che il Rwanda fosse una nazione di lingua francese sia stata sempre poco veritiera, dato che più dell'80% della popolazione circa, nel Paese africano, parlava solo kinyarwanda fluentemente. Ma non c'è mai stato alcun dubbio in merito all'influenza della Francia sull'ex colonia belga. Di fatto rimane forte la presenza francese in altri Paesi francofoni africani, per esempio la Repubblica Democratica del Congo a ovest e le nazioni dell'Africa centrale, dove le valute nazionali sono sostenute da un intervento finanziario francese.

Il francese rimane inoltre una lingua importante del commercio e della diplomazia in Africa occidentale e centrale, tanto che il Ghana ha deciso recentemente che i suoi funzionari debbano impararlo meglio in modo da non essere surclassati da quelli del Senegal.

Ciò nonostante l'inglese sta avendo il sopravvento sull'influenza francese, non solo perché è la lingua degli affari in Europa e in America, ma anche a causa della potenza economica del Sud Africa.

 

Simone De Andreis

 

 

1 CIA.gov

2 The Guardian, 14 ottobre 2008.

3 Cfr. J. P.Chrétien , Hutu e Tutsi in Rwanda e Burundi in J.L. Amselle & E. M'Bokolo, Metemi, Roma 2008.

4 Cfr. Samuël Foutoyet, Nicolas Sarkozy ou la Françafrique décomplexée, Tribord, Bruxelles, 2009; Jean-Paul Gouteux, Un génocide sans importance: la Françafrique au Rwanda, Éd. Tahin party, Lyon, 2001; Baadikko Mammadu, Françafrique: l'échec. L'Afrique postcoloniale en question, L'Harmattan, Paris, 2001.

5 Cfr. U. Fabietti, L'identità etnica, Carocci, Roma 2008.

6 Cfr. M. Fusaschi, Hutu e Tusti. Alle radici del genocidio rwandese, Bollati Boringhieri, Torino 2000.


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