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Anna Lanzetta. Il peso delle parole. Il valore della “storia”
Prigionieri in una delle baracche a Buchenwald
Prigionieri in una delle baracche a Buchenwald 
27 Gennaio 2018
 

Ogni anno, quando si avvicina il 27 gennaio, giornata della “memoria” molti interrogativi si affacciano alla mente sul significato della ricorrenza. Tutti si mobilitano e manifestano perché tale vergogna non si ripeta, ma viste poi le recrudescenze nelle parole e nei comportamenti, un dubbio ci assale e ci si chiede se siamo tutti veramente preparati a condannare quel periodo di aberrazione morale e di completo oscurantismo. Gli avvenimenti che si verificano nel nostro paese e altrove ci dicono che purtroppo la mente umana non è rinsavita, il mea culpa non è completo, e che coloro che condannano tali orrendi misfatti sono granelli, che chiedono di essere ascoltati affinché l’umanità riprenda la sua dignità. È forse solo un miraggio l’auspicato cambiamento? È così difficile ascoltare la propria coscienza e riprendere il giusto cammino che ci rende tutti uomini meritevoli di rispetto?

Purtroppo basta guardarsi intorno per capire che -Il sonno della ragione genera ancora mostri- nelle parole o nei comportamenti e l’opera di Goya ci presenta ciò che molti dicono di non essere ma che in effetti sono. È di pochi giorni l’infelice espressione di chi non conoscendo il valore della parole si è espresso sul termine “razza” e sul come preservarla: Quindi, dobbiamo fare delle scelte, decidere se la nostra etnia, la nostra razza bianca, la nostra società deve continuare a esistere o la nostra società deve essere cancellata; è una scelta. Espressione gravissima che ci riporta a un passato oscuro che tanto orrore ha suscitato e suscita.

L’uso della parola “razza” dimostra quanto sia importante conoscere il significato delle parole nel contesto storico e la ripercussione che tale parola può avere nell’animo di chi ascolta e di chi ne è stato vittima. Chi la usa, come in questo caso, dimostra di non conoscere l’importanza della parola nella comunicazione e di non essere a conoscenza delle coordinate storiche. Ben vengano tutte le manifestazioni per ricordare la Shoah la dispersione, lo sterminio degli Ebrei ma schiaccia il cuore prendere atto che proprio ai livelli più alti il comportamento educativo e formativo diventa negativo. Non siamo forse abbastanza adulti e consapevoli per capire che solo se uniti contro ogni forma di violenza che si consuma sia nel nostro paese che in altri luoghi, a tutti i livelli, potremo preservare il nostro futuro da lotte e sopraffazioni che ci degradano a livello animalesco? L’urgenza ci impone di riprendere in mano i testi di storia e di studiarla nella quotidianità per sapere, riflettere e agire per il bene comune e consegnare alle future generazioni una società che rifiuti ogni forma di abominio in nome della pace, della tolleranza, della fratellanza, dell’accoglienza e seguire le orme di quei valori che fanno della storia: maestra di vita.

Chi ha detto che con la cultura non si mangia non ne conosce il valore e non sa che tutti abbiamo bisogno di essere nutriti dalla cultura in ogni settore, a ogni livello, sotto qualsiasi forma. La storia deve diventare il nostro pane quotidiano perché le nostre menti restino sveglie per capire, combattere ogni pregiudizio ed essere pronte ad intervenire contro ogni sopruso. Sarà possibile un risveglio totale o tutto resterà “fumo” che esce dal camino dei nostri pensieri?

 

Anna Lanzetta


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