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La Milano dimenticata: 22/9/1894, sulle ceneri della Cannobiana nasce il Teatro Lirico 
di Mauro Raimondi
L
L'inaugurazione del 22 settembre 1894 
22 Settembre 2013
 

Magari, il condominio dove abitiamo si trova su un cimitero medievale, come nel più classico dei film horror. O su un monastero, dove un tempo passeggiavano i monaci. Milano, infatti, è un’Araba Fenice che vede i suoi edifici innalzarsi, morire e rinascere sempre sullo stesso luogo.

Spesso mutando i nomi, così da creare un’affascinante e forse un po’ triste mappa della città dimenticata. Come nel caso del Teatro della Cannobiana, ideato nel 1778 da Giuseppe Piermarini al posto delle cinquecentesche scuole fondate da Paolo da Cannobio, di cui ora nessuno ha più memoria. Mentre tutti conosciamo cosa l’ha sostituito: il Teatro Lirico situato in via Larga.

La Cannobiana (talvolta scritto anche con due b), come la chiamavano affettuosamente i milanesi, inaugurata nel 1779 da un’opera di Salieri, ospitava soprattutto la nobiltà di rango inferiore che non aveva la possibilità di acquisire un palco nella più prestigiosa Scala. Anche qui era abituale giocare a carte (e a fare altro) nel ridotto, e pure su questo palcoscenico si rappresentarono spettacoli di grande qualità e successo, come L’Elisir d’amore di Gaetano Donizetti nel 1832. Negli ultimi decenni dell’Ottocento, però, il teatro attraversò un periodo di crisi che lo portò alla chiusura. Così, rilevato da uno dei più importanti editori milanesi, Edoardo Sonzogno, tutto l’edificio venne ristrutturato e la sala centrale completamente rivista. I lavori finirono nell’estate del 1894 e il nuovo “Teatro Lirico Internazionale” fu inaugurato il 22 settembre dello stesso anno.

Il nome Cannobiana iniziò così a scomparire, come molto altro, dalla memoria collettiva meneghina. Per essere sostituito da un Lirico dove si sarebbe esibito un Enzo Caruso non ancora celebre o dove sarebbe andata in scena La figlia di Iorio, ispirata al libro di Gabriele D’Annunzio e interpretata magistralmente da Ruggero Ruggeri e Irma Gramatica.

Negli anni seguenti, il Teatro Lirico si concesse anche al cinema e nel 1914 ospitò la proiezione di quello che viene considerato il primo kolossal cinematografico: Cabiria di Giovanni Pastrone. E pure i futuristi, quando vollero farsi conoscere, proprio sul suo palcoscenico si auto-presentarono il 15 febbraio 1910 con il loro provocatorio “Manifesto”.

Diventato proprietà del Comune nel 1926, il Lirico venne danneggiato da un incendio e la sala principale venne di nuovo ricostruita su progetto degli architetti Antonio Cassi Ramelli e Renzo Gerla nel 1939. Nel 1943 il teatro ebbe l’onore di ospitare la stagione scaligera in sostituzione della Scala, distrutta dalle bombe, e l’anno dopo, il 16 dicembre, al suo interno avveniva un importante avvenimento storico: l’ultimo discorso di Mussolini a Milano.

Negli anni ’50 il Lirico si legò soprattutto alla rivista, e le sue assi vennero calcate da tante stelle tra cui Wanda Osiris. Nel decennio successivo, invece, passò sotto le ali del “Piccolo”, caratterizzandosi per spettacoli più impegnati. Tra i tanti, ci limitiamo a citare la prima di Al gran sole carico d’amore di Luigi Nono, diretto da Jurij Ljubimov, che spaziava dalla Comune parigina alle lotte operaie del ’43 per finire alla guerra del Vietnam. E poi i recital di un grande milanese, Giorgio Gaber, a cui il teatro è stato intitolato.

Dopo questi fasti, per il Lirico sono venuti tempi economicamente difficili che hanno determinato la cessazione delle attività nel 1999. Si ripeteva così la storia della Cannobiana, e da qualche parte si vociferò di una possibile demolizione, secondo la nota - tragica - tradizione milanese. Ma proprio mentre erano già pronti i fazzoletti, dopo varie vicissitudini nel 2012 la Giunta Pisapia ha revocato la concessione all’Ati e nel luglio di quest’anno, attraverso gli assessori alla Cultura Filippo Del Corno e ai Lavori pubblici Carmela Rozza, ha annunciato un restauro da 16 milioni di euro.

Un bel gesto, che prima di applaudire aspettiamo di vedere realizzato. Consola, comunque, l’annunciata volontà dell’Amministrazione di mantenere per il nuovo spazio multifunzionale l’attuale nome di Teatro Lirico, così che non si ripeta la vicenda della povera, scordata Cannobiana.

Saludi


 
 
 
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