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Vincenzo Cardarelli. Lettere ad una adolescente (1983)/ 3.
08 Gennaio 2014
 

FISCHER’S PARK HOTEL

 

Roma, 16 Dicembre 1920

 

Cara Signorina, se lei sapesse come io la ricordo sempre colla stessa meraviglia con cui l’ho vista vivere per più d’un mese sulla spiaggia di San Remo e quanti freschi ricordi risvegliano in me le sue lettere, della bella stagione, del luogo attraente, di lei stessa, non avrebbe aspettato tanto a ricordarsi di questo suo fedele, per quanto discreto ed enigmatico, amico. Non è vero che io non mi sia fatto vivo con Lei! Prima di tutto il fatto di averle mandato tante Ronde le dimostra che io mi ricordo di lei e so dargliene prove positive ed è una bella conquista! In secondo luogo credo di averle scritto qualche tempo fa una lettera a San Remo, chiedendole di farmi sapere subito come stava perché avevo fatto un brutto sogno, conseguenza bizzarra di certe ambizioni che io ebbi allorché i giornali riportarono, se se ne ricorda, il fatto del disastro ferroviario di Mestre. Lei capisce, si era quasi ai primi d’ottobre, epoca in cui lei avrebbe dovuto tornare a san Remo. Da quel giorno io non seppi più nulla di lei. Sebbene io non creda agli accidenti ma al fato, e nel caso suo il fato mi sembra felicissimo, v’era da che giustificare un pensiero vaghissimo. Questa lettera di cui le parlo era scritta a macchina. A quanto pare non l’ha ricevuta come non deve aver ricevuto un giornale che le spedii presso a poco in quello stesso tempo con una mia critica teatrale... Ma basta di ciò. Ora ella mia ha scritto e non domando altro. Solo si ricordi che ho una memoria tenacissima e che non dimentico facilmente. Così ogni volta che ne ha voglia, mi scriva, che non c’è niente di male. Anzi ella procurerà un’ora o un giorno di letizia a un uomo che, come lei sa, non ride molto spesso. Vengo al Gozzano di cui ella mi richiede un ipotetico “Dante”. A forza di pensarci su mi sembra di aver capito doversi trattare di un poemetto su l’Ulisse dantesco chiamato dal Gozzano Il re di tempeste. Lei sa chi era Ulisse, non è vero? Se non ha letto L’Odissea cerchi di leggerla prima che può nella traduzione del Pindemonte. Il Gozzano finge di prendere una brava moglie casalinga e villereccia, alla quale vuole fare delle letture. Ma giunti a quel canto della Divina Commedia dove compare Ulisse sotto forma di una lingua di fuoco, la indotta moglie domanda chi era costui. E allora il saggio marito glielo spiega spiritosamente, a modo suo: il re di Tempeste era un tale – che diede col vivere esempio – un ben deplorevole esempio –d’infedeltà coniugale. Eccetera. Non me ne ricordo più. Questo poemetto giovanile, arguto e piacevole a leggersi, e anche a recitarsi, non fu pubblicato sopra un giornale di Torino ma di Ostiglia, e si chiamava Il viandante. Ricordo di averlo avuto tra le mani ma l’ho perso e non saprei in che modo recuperarlo. Il re di tempeste non fa parte ch’io sappia di nessuna raccolta di poesie gozzaniane. È probabile che io sbagli in questi particolari che le ho dato e che Dante né la Divina Commedia c’entrino per niente. In ogni caso è stata lei a mettermi Dante in testa per quanto io supponga per quanto lei mi chiede, non può riferirsi ad altro che a questo poemetto. Non è una faccenda facile procurarsi quella copia del Viandante, defunto da molti anni. Tenterò di farla richiedere al direttore del giornale stesso, Tomaso Monicelli che io non conosco personalmente, ma che in tutti i casi è qui a Roma, direttore dell’Idea Nazionale. Se lei ritenesse efficace una letterina a questa persona, di cui certamente suo fratello non ignora il nome, e forse neppure l’opera, lo faccia colla sua graziosa franchezza e chissà che non sia il modo più spiccio. Io intanto me ne occuperò, stia sicura, e non sciupi la sua gratitudine per così poco.

Ora vorrei rispondere ad una domanda che lei mi fece nella sua ultima lettera. Se cioè quest’inverno io vengo a San Remo. Ecco le dirò che in tutti i modi non potrei venire in codesto bellissimo paese per più di due o tre settimane al massimo, perché sono impegnato alla trasformazione d’un giornale che dovrà avvenire verso la fine di gennaio e nel quale io riprenderò a fare il critico drammatico. Mestiere al quale non tengo molto in verità ma che faccio volentieri di quando in quando perché in fine dei conti è uno dei mestieri più divertenti. Prima di tornare a legarmi a questa carretta vorrei conoscere per altri quindici giorni che cosa sia l’ozio in un paese di mare. E così vorrei venire a San Remo. Ma temo che le camere d’albergo saranno già tutte prenotate, a quanto mi si disse, e forse a quest’ora la vita invernale è già cominciata. Potrei osare di chiedere a lei, visto che sono ormai in questo discorso, d’informarsi a mezzo di suo fratello, se per i primi di gennaio sarebbe possibile costì trovare una camera? Mi scusi se le do questo disturbo. Conosco la mia pigrizia e so che prima di scrivere io personalmente a qualche locanda preferirei, con tutta la voglia che ho di sentire l’odore del mare, non farne nulla, o correre l’avventura di venire lassù senza trovare un ospizio. Ad ogni modo non si dia pensiero perché c’è tempo. Mi dica solo quanto ancora si tratterrà a San Remo acciocché io possa accompagnarla con i miei pensieri. In questa stagione lei sarà tutt’altra da quella che era quest’estate. Immagino che avrà da studiare. Ma alla sua età tutti i tempi sono felici. E poi mi pare di capire che stanno organizzando qualche recita. Vorrei sentirla! Badi di non prendere delle papere e impari bene a memoria la parte, e non alzi troppo la voce. Quando le viene questo istinto lo soffochi più che può e non abbia timore di recitare a voce spenta o normale anche nelle scene più violente e vivaci. Ma soprattutto cambi spesso il tono, che non sia uniforme nemmeno un istante, ma sempre vario e ardito nei passaggi, perché questa è l’arte delle vere attrici. Lei ha una voce straordinaria. Non voglio metterle in testa di darsi all’arte drammatica. Però credo riuscirebbe un’attrice ideale. E anche per passatempo, vale la pensa di recitar bene. Non si muova troppo e misuri i suoi gesti, come fa per l’appunto quando si trova davanti ad una persona di riguardo. Questa persona sarebbe il pubblico. Ha mai letto la locandiera? Ecco una commedia che io vorrei farle recitare.

E ora che le ho dato tutti questi precetti, facendo tutto il possibile per sembrarle un pedagogo esigente e alquanto sciocco, non mi mandi al diavolo. Se si ricorda lei mi disse una volta che le piacerebbe di avere un precettore che sapesse anche tediarla con la sua pedanteria. Io non ho questa vocazione. Ma per amore del suo divertimento sarei anche pronto a sforzarmi. Ora la lascio perché il foglio è pieno e sono le tre di notte. Buon sonno cara signorina e scusi se non sono riuscito a divagarla come speravo.

Suo                  

Cardarelli 

 

 

3 – segue


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