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Rosario Amico Roxas. La crisi della democrazia
22 Agosto 2019
 

Ciò cui stiamo assistendo non è una crisi di sistema, non è nemmeno una crisi politica, meno ancora è una crisi economica, anche se lo diventerà a spese delle classi più deboli.

È stata inventata una nuova e originale impostazione del pensiero democratico che riconosce al popolo elettore il diritto di scegliere i propri rappresentanti attraverso libere elezioni, e affidare agli eletti l’onere di affrontare le decisioni. Non sempre le decisioni assunte soddisfano tutte le categorie della popolazione, anzi, spesso, il sistema di democrazia parlamentare, si ritrova a dover assumere decisioni impopolari anche se necessarie.

La democrazia inventata vuole scavalcare il rischio di impopolarità, attraverso una serie di sondaggi che identificano bisogni di parte; è nata così la democrazia dei sondaggi, lontanissima dalla concezione classica del concetto di democrazia, che può essere socialista, liberale, o umanistica, ma sempre sostenuta dalle indicazioni popolari. Il metodo è banale nella sua semplicità, basta rivolgere dei quesiti riguardanti le priorità al mondo degli elettori e selezionare numericamente la qualità delle scelte e farne la componente portante delle proposte di legge e delle scelte.

Tale democrazia dei sondaggi fu inventata negli anni ‘90 del secolo scorso da Berlusconi, che otteneva nei sondaggi risultati plebiscitari, attraverso la descrizione delle decisioni del governo, farcite di promesse, che, al dunque, risultavano promesse da marinaio. Il giochino berlusconiano è durato quasi venti anni, fino a quando il popolo elettore si è stufato di sentire le reiterate promesse mai mantenute ed ha negato il consenso.

Berlusconi adesso viaggia intorno al 5%, nonchè alla rincorsa del quorum per non chiudere definitivamente bottega.

Nella democrazia dei sondaggi è caduto anche Matteo Renzi, esaltato da un successo insperato alle elezioni europee, quando il riconoscimento di fiducia superò il 40%; fu fuoco di paglia. Esaltato da quel risultato, confuse il consenso elettorale come un viatico per esercitare “pieni poteri”, che il popolo elettore non voleva.

Medesimo risultato ha conseguito Matteo Salvini, che ha raddoppiato i consensi ricevuti, raggiungendo il 34%, al carissimo prezzo di perdere la testa e ritenersi l’unto del signore, rafforzato dal voto popolare che lo avrebbe autorizzato ad esercitare i “pieni poteri”, forte del consenso elettorale, trascurando di rappresentare un sistema di democrazia parlamentare, come recita la nostra Costituzione, secondo la quale il potere appartiene al popolo attraverso i suoi rappresentanti e l’unica sede dove viene esercitato il potere è l’Assemblea degli eletti.

Adesso fanno giocare alla nazione il ruolo di

Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di provincie, ma bordello!

(Dante Alighieri, 6° canto del Purgatorio)

 

Rosario Amico Roxas


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