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Diritti bambini. Priorità per gli italiani, il Parlamento agisca in fretta
18 Aprile 2012
 

Se i diritti dei bambini sono una delle priorità più importanti per gli italiani, secondo un'indagine effettuata dalla Lorien Consulting per conto del Garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza, il Parlamento sembra non rendersene conto. Inizia il conto alla rovescia per gli ultimi mesi di legislatura e a questo dovrebbe accompagnarsi l'impegno a votare testi che rischiano di rimanere in alcuni casi nei cassetti e in altri di perdersi nei passaggi tra Camera e Senato.

Qualche esempio.

Figli legittimi e naturali. Anche questa legislatura vede testi di legge che cercano di cancellare le discriminazioni tra i figli nati dentro e fuori del matrimonio. Discriminazioni ereditarie e di trattamenti in Tribunali diversi (ordinari i primi e dei Minori i secondi). E così mentre l'accordo politico sembra unanime i testi fanno la spola e si arenano nell'obbligato passaggio bicamerale. L'occasione ora è al Senato in commissione Giustizia per eliminare tutte le discriminazioni, ma occorre fare in fretta.

Case famiglia. I bambini e ragazzi che vivono “fuori famiglia” di origine sono più di 32 mila a livello nazionale dei quali circa 15 mila minori sono ospitati nelle diverse strutture esistenti, gli altri in famiglie affidatarie. La società investe su ciascuno di loro una media di circa 250 mila euro che rischiano di perdersi al compimento dei 18 anni se ai ragazzi non vengono offerte possibilità di lavoro o di studio. Strutture su cui, inoltre occorrerebbero maggiori monitoraggi e trasparenza, e norme per evitare i ragazzi divenuti maggiorenni vengano rimandati per strada.

Cittadinanza e ius soli. Dagli appelli del Presidente della Repubblica alla percezione quotidiana occorre prendere atto di una realtà sempre più diffusa di piccoli cittadini di serie B. Nascono in Italia, frequentano tutto il nostro percorso scolastico, in alcuni casi non hanno mai lasciato il nostro territorio o comunque non conoscono il Paese che rilascia i loro documenti, ma non sono cittadini a pieno titolo perché i loro genitori non sono italiani. Stabilire un precorso con dei diritti sarebbe un dovere per il nostro Paese e quindi rivedere la legge sulla cittadinanza.

 

Donatella Poretti


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