Giovedì , 18 Aprile 2024
VIGNETTA della SETTIMANA
Esercente l'attività editoriale
Realizzazione ed housing
BLOG
MACROLIBRARSI.IT
RICERCA
SU TUTTO IL SITO
TellusFolio > Nave Terra > Oblò Mitteleuropa
 
Share on Facebook Share on Twitter Share on Linkedin Delicious
Il sardonico Bernhard e la sfilata di Elisabetta d’Inghilterra
23 Giugno 2007
 

La regina Elisabetta ha compiuto 81 anni e neppure quest’anno, ligia alla tradizione, ha voluto rinunciare alla variopinta parata con cui da sempre celebra insieme ai suoi sudditi il suo genetliaco. Attraverso gli schermi televisivi ha mostrato al pubblico il solito aplomb, il solito sorriso pacato, l’immancabile cappellino di paglia dello stesso colore della mise, questa volta di un verde brillante, insomma: la stessa regale imperturbabilità britannica. Accanto a lei sulla carrozza - fino a vent’anni fa la regina sfilava ancora a cavallo - il principe consorte in alta uniforme, deuteragonista di un evento mediatico che si ripete dal 1952, da quando cioè la regina è salita al trono. Che il passaggio della regina continui ad attirare le folle, anche di semplici curiosi, non meraviglia affatto, pensando a quanto la casa reale inglese sia al centro di una vanity fair che non sembra aver mai fine.

Quest’anno la parata, a quanto sembra, è stata bruscamente interrotta da un improvviso, violento temporale che ha ben presto disperso le masse. Una catastrofe di assai maggior portata si è invece inventato in uno dei suoi ultimi copioni il drammaturgo austriaco Thomas Bernhard descrivendo una visita di stato della regina Elisabetta a Vienna. Critico nei confronti della superficialità di un mondo in cui scorgeva solo storpi e stupidi, Bernhard, come in molte altre sue opere di teatro, pone al centro di questo testo, che definisce “non una commedia”, un personaggio fisicamente menomato.

Il protagonista, Rudolf Herrenstein, è infatti un ricco mercante d’armi che ha perso le gambe in un incidente, per cui è costretto a vivere su una sedia a rotelle; nonostante il suo enorme potere economico, dipende paradossalmente dal suo giovane domestico Richard che - come il padrone paventa - medita di andarsene in America insieme con un certo Dr. Schuppig, figlio di un nazista, con il quale ha una relazione. Fra Herrenstein, che è un fiume di parole, e il suo domestico, quasi muto, s’instaura uno di quei tipici rapporti di forza che caratterizzano il teatro di Bernhard, dove quasi sempre il personaggio taciturno si rivela potentissimo, in quanto colui che è in apparenza la figura dominante vive in realtà in uno stato di totale soggezione psicologica dall’altro, percepito come indispensabile e insieme come minaccioso.

Herrenstein è uno dei tanti misantropi del teatro di Bernhard; è burbero, per nulla socievole, anzi spocchioso nei confronti del prossimo:

 

La gente mi perseguita con il suo odio

fin da quando ho facoltà di memoria

tutta gente perbene

gente sana

benestante ricca

Mi invitano

ma io no ci vada

di continuo mandano inviti

ma io non reagisco

Al mio compleanno voglio

che tutte le tende restino chiuse per tutto il giorno

gli auguri sono oltraggi.

 

Herrenstein non vuol più avere con la gente nessun tipo di contatto, tanto meno fisico, perché è convinto che non valga la pena di frequentare nessuno. Ma nonostante il suo odio dichiarato per l’umanità, si trova un giorno suo malgrado a dover aprire la sua casa a un numero enorme di ospiti; infatti, in occasione di una visita ufficiale della regina d’Inghilterra a Vienna, ha concesso a suo nipote il permesso di venire a vedere con alcuni amici il corteo regale dal balcone della sua casa che dà sulla Ringstrasse. Il nipote ha però invitato più di quaranta persone, inscenando una sorta di galà con buffet, che allo zio risulta “ripugnante” (uno degli aggettivi cui l’autore ricorre con maggiore frequenza).

L’ospite, che già aborre in generale i rapporti sociali fatti di convenienza e falsità, trova assolutamente molesti e intollerabili i modi e i comportamenti dei suoi concittadini.

Gli insulti all’Austria, una costante nella produzione di Bernhard, non mancano neppure in questa pièce che contiene una serie di tirate contro lo stile di vita dei borghesi di Vienna, con il loro vacuo culto per l’arte e per la musica, di cui però non capiscono nulla. Per Herrenstein il Burgtheater, luogo mitico della Vienna bene, è un “un permanente palcoscenico degli orrori”, una “perversa macchina di distruzione di copioni”; quanto all’opera, il vecchio barbogio ama soltanto Mozart, odia Brahms e trova le opere di Verdi, “questa italianità da ghiandole lacrimali”, assolutamente abominevole.

Il brontolone Herrenstein è presentato come la quint’essenza del decadimento fisico: porta la dentiera, ha la vista quasi azzerata dalla cataratta, soffre di dolori d’ogni tipo ed è pure cardiopatico; insomma è una sorta d’incarnazione della morte, ma, paradossalmente, sarà l’unico a sopravvivere alla catastrofe finale.

Fin dalle prime battute il dramma Elisabetta II è attraversato da simboli funerei e anche gli invitati di Herrenstein sono tutti vestiti di nero, perché, dopo aver guardato il corteo della regina d’Inghilterra, intendono recarsi al funerale di un facoltoso gioielliere viennese. Il padrone di casa non è certo un ospite cortese, anzi è palesemente irritato da quella folla d’invasori, attratti da una testa coronata che lascia invece lui del tutto indifferente:

 

La nobiltà continua a far impazzire la gente

In Austria è stata abolita

e continua a fare impazzire tutti

stupido popolo ineducabile

La nobiltà e i guitti

sono quello che più interessa agli Austriaci

Se muore un cabarettista

sono decine di migliaia ad accorrere alla sua sepoltura

Umanità priva di buon gusto.

 

Herrenstein si sente estremamente a disagio quando la sua casa si trasforma in un tipico salotto viennese, con l’imbecille Neutz che racconta una barzelletta insulsa dopo l’altra credendo d’essere spiritoso, e con una serie di signore, ingioiellate e imbellettate, che s’intrattengono su non-argomenti e lo irritano con le loro smancerie:

 

Non posso credere

che hai un così bell’aspetto

Badgastein ti ha fatto bene Rudolf

[...]

Si vede

la vecchia buona Badgastein

che bell’aspetto che hai Rudolf

no, davvero fantastico

 

Il vecchio sa perfettamente che tutti intorno a lui mentono e gli fanno la corte solo perché è ricco. Di fronte alla loro disarmante imbecillità e ai loro sdolcinati salamelecchi, l’ospite spera perfido in cuor suo che vadano tutti alla malora, come confida al suo unico amico, il filosofo Guggenheim:

 

Per tutta questa gente non sarebbe un gran danno

aspettano tutti solo che io crepi

Ma lei lo sa bene questa gente non erediterà niente

a questo ci ho già pensato

 

Già prima, con lucida preveggenza, Herrenstein si era espresso così a proposito del proprio patrimonio:

 

Preferirei non lasciare indietro proprio niente

un mucchio di macerie al massimo

È inutile a chiunque lasciamo in eredità qualcosa

sbagliamo sempre assurdità orripilante

 

Questa sua perfida profezia si avvera nella breve terza scena conclusiva: quando finalmente tutti i suoi ospiti sono usciti sul balcone in attesa della regina, Herrenstein commenta soddisfatto:

 

Ecco così me ne sono definitivamente liberato

È l’ultima volta

che questa gente

viene a casa mia

È la più ripugnante di tutte

è proprio quella che odio più profondamente

questa canaglia in salute.

 

Ed ecco che all’improvviso si sente un boato: sotto il peso dei curiosi il balcone crolla, trasformandosi in un ammasso di macerie. Herrenstein conclude: “Probabilmente sono tutti morti”; gli fa eco il domestico, che si è salvato con lui, dichiarando: “Certamente”.

Con questo copione il sarcastico Bernhard ci ricorda, ancora una volta, che la vita e la morte sono burattinaie poco riflessive e tremendamente arbitrarie, per cui non vale mai la pena di prendere neppure se stessi troppo sul serio; qualsiasi cosa si faccia al mondo, si è sempre e comunque comparse in un gioco, polimorfico e alterno e ingiusto negli esiti fin che si vuole, ma pur sempre solo un gioco, di cui bisogna imparare a cogliere, in ogni caso e con superiore distacco, anche l’aspetto giullaresco.

 

Gabriella Rovagnati


Articoli correlati

 
 
 
Commenti
Lascia un commentoNessun commento da leggere
 
Indietro      Home Page
STRUMENTI
Versione stampabile
Gli articoli più letti
Invia questo articolo
INTERVENTI dei LETTORI
Un'area interamente dedicata agli interventi dei lettori
SONDAGGIO
TURCHIA NELL'UNIONE EUROPEA?

 72.9%
NO
 27.1%

  vota
  presentazione
  altri sondaggi
RICERCA nel SITO



Agende e Calendari

Archeologia e Storia

Attualità e temi sociali

Bambini e adolescenti

Bioarchitettura

CD / Musica

Cospirazionismo e misteri

Cucina e alimentazione

Discipline orientali

Esoterismo

Fate, Gnomi, Elfi, Folletti

I nostri Amici Animali

Letture

Maestri spirituali

Massaggi e Trattamenti

Migliorare se stessi

Paranormale

Patologie & Malattie

PNL

Psicologia

Religione

Rimedi Naturali

Scienza

Sessualità

Spiritualità

UFO

Vacanze Alternative

TELLUSfolio - Supplemento telematico quotidiano di Tellus
Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - ISSN 1124-1276 - R.O.C. N. 32755 LABOS Editrice
Sede legale: Via Fontana, 11 - 23017 MORBEGNO - Tel. +39 0342 610861 - C.F./P.IVA 01022920142 - REA SO-77208 privacy policy