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Antonia Sani. Spunti di discussione sulla Sinistra
27 Maggio 2008
 

L’assemblea del movimento della Sinistra romana (21 maggio), la prima dopo la sconfitta elettorale e dopo la grande assemblea di Firenze del 19 aprile, richiede alcune riflessioni.

 

1. La nascita del movimento Per una sinistra unita e plurale nasce come istanza “dal basso” nel momento in cui dopo l’iniziativa di Veltroni appariva indispensabile l’avvio di un processo unitario tra i partiti della cd. sinistra radicale.

Movimenti, reti, associazioni, uomini e donne genericamente “di sinistra” o più organicamente legati alle 4 forze politiche in campo si sono incontrati/e per riflettere sul tema fondamentale della rappresentanza e hanno convenuto sulla necessità di una riforma della forma partito, per farla vivere oltre i moduli sclerotizzati delle burocrazie istituzionali, come un corpo pulsante in cui non solo le segreterie politiche ai vari livelli assumessero scelte e decisioni ma anche la “società civile di sinistra” potesse entrare a pari titolo nei processi decisionali. Non si trattava di una manifestazione di “antipolitica” bensì di un riconoscimento del ruolo dei partiti nella nostra democrazia ma nello stesso tempo di un loro adeguamento alle istanze di reale partecipazione espresse da una società delusa e mortificata dalla distanza sempre più incolmabile tra cittadini e istituzioni.

In altri termini: non si intendeva creare “la quinta gamba” del tavolo rappresentato dalle 4 forze politiche rappresentate nel Parlamento, ma di entrare a far parte del nuovo soggetto unitario della sinistra.

Si trattava di un percorso complesso: quali le modalità? Cominciare dai territori? Partire dai contenuti o da ipotesi concrete sulle forme della rappresentanza? In quali proporzioni la presenza dei partiti e delle espressioni della “società civile” per contare veramente alla pari?

A Firenze si è andati più avanti che altrove ed è nata una vera e propria associazione formata da rappresentanti della 4 forze politiche a livello locale e da associazioni e movimenti.

Le giornate della Fiera di Roma, lo scorso dicembre, nell’entusiasmo generale hanno sancito la volontà dei 4 partiti della sinistra di proseguire sul terreno dell’unità. Ma l’orizzonte non si presentava scevro di nubi. Al grido di Ingrao “fate presto” rispondeva una realtà ingessata nei particolarismi dei singoli partiti: la prospettiva dominante non poteva che essere quella di una federazione. Le elezioni imminenti trasformarono (momentaneamente!) la federazione in un cartello elettorale, dove le 4 forze in base a quote faticosamente determinate si presentarono all’elettorato sotto un simbolo comune faticosamente concordato. Figurarsi se c’era la possibilità di dare ascolto alle proposte della società civile, soprattutto se si pensa con quale legge elettorale si è stati costretti a votare!

Il drammatico risultato elettorale ha segnato un processo di deciso arretramento nel processo unitario della sinistra. Ognuno dei 4 partiti ha tirato i remi in barca ed è alle prese con un dibattito più o meno cocente al proprio interno.

 

2. Tutto ciò non può essere senza conseguenze sul movimento per la sinistra unita.

Il dilemma “federazione” o “soggetto unico, unitario e plurale” avrebbe richiesto al movimento -prima del disastro elettorale- una riflessione approfondita su soluzioni diverse in ordine alle modalità della rappresentanza. Era questo un nodo che non era mai stato affrontato, eppure indispensabile da sciogliere per dar vita alla nuova forma partito per la quale il movimento aveva dichiarato di essere nato.

Oggi, in una fase in cui i partiti non si sa ancora come usciranno dai loro congressi, l’istanza di questo movimento, sorto -vale a dire- con un preciso obiettivo, non sembra -a mio avviso- avere alcuna possibilità di fare passi in avanti. Il movimento è nato -vale la pena di sottolinearlo- con un obiettivo nuovo: quello di contribuire alla costruzione di una sinistra unita e plurale, (partito unico? federazione?) della quale fare organicamente parte.

È possibile in questa condizione parlare di Case della Sinistra, come si sta facendo nel movimento romano?

Le Case della Sinistra non dovrebbero essere l’approdo della nuova forma partito, e insieme, l’avvio di un’unità conclamata?

All’assemblea del 21 maggio a Roma, come alle precedenti assemblee dei mesi scorsi, hanno partecipato donne e uomini di movimenti, associazioni, reti, specificamente impegnati/e nella difesa di diritti umani, civili, sociali messi oggi a fortissimo rischio tra un consenso – almeno momentaneamente… – largamente diffuso.

Credo che l’azione immediata non sia tanto quella di dissertare di improbabili Case della sinistra, quanto di proseguire con un impegno ancora più forte che nel passato nelle lotte sociali che hanno caratterizzato nel corso degli anni le azioni dei vari movimenti. Un alone di fiducia le ha spesso accompagnate e sostenute. I singoli soggetti si sono conquistati una credibilità nei settori in cui hanno esercitato il loro impegno concreto. Non è un caso che il maggiore consenso al Comune di Roma nella lista Sinistra l’arcobaleno sia andato a Tarzan e non a un esponente di partito.

Ciò che voglio dire è semplicemente questo: intensifichiamo la nostra presenza nelle battaglie che come associazioni e movimenti stiamo conducendo da anni, cerchiamo di allearci quando gli obiettivi sono comuni, cerchiamo di avvicinare chi finora non abbiamo avvicinato, paghi spesso di un gratificante consenso tra chi già la pensa come noi.

Ora il paese è attonito, come sotto l’effetto del “valium”; la sinistra è stata inefficiente, questa destra darà sicurezza, denaro, italianità… Non durerà molto. Ci si accorgerà dei diritti mortificati e lesi, ma c’è bisogno di un risveglio (Italia, rialzati!) e bisogna che chi è lontano dalla sinistra ma può capire il linguaggio della giustizia sociale, delle pari opportunità, di una libertà diversa da quella ingannevole proposta dal “popolo delle libertà”, acquisti cognizione di tutto ciò partendo dall’esperienza personale.

Se saremo in grado di promuovere e sostenere questo processo, alimenteremo un humus in cui la sinistra – ammesso che la crisi interna ai partiti raggiunga lo sbocco che ci auguriamo: quello di una sinistra unita e plurale – potrà felicemente inaugurare le Case della Sinistra, inaugurando una forma nuova di partito con la presenza al proprio interno di rappresentanze della società civile che della sinistra condividono valori e obiettivi.

 

Antonia Sani


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