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Badanti e colf: quant'è buono Maroni!
21 Maggio 2008
 

Sono contenta che Maroni faccia una sanatoria per le badanti e le colf, avendole sempre rinfacciate a noi nella materia dell'immigrazione, mentre Berlusconi era famoso per le sanatorie sulle tasse non pagate.

Ma -ciò detto- questa sanatoria è schifosa e continua una tendenza tipica verso le donne che sono sempre trattate marginalmente e senza che possano invocare la legalità generale.

La cosa è cominciata da decenni ad essere discussa tra le femministe e in particolare da femministe nere USA, che hanno spesso rimproverato alle femministe bianche di assumere donne nere in nero e senza garanzie, in particolare poi erano sotto accusa le femministe europee per assumere badanti che vengono da lontani paesi senza curarsi se i loro bambini che sono spesso piccolissimi stanno anni con le nonne o con donne ancora più povere delle loro mamme e non stanno certo bene. Avevo proposto che fosse obbligatorio per chi assume una badante, di ospitare anche i suoi bambini, quando non sono al nido o alla materna, mi è stato risposto che allora non vi è più convenienza, ma che noi siamo “padrone buone”, frase che a me fa venire il vomito.

Nel femminismo italiano l'origine di questo argomento è lontana. Avendo constatato che le donne nelle carceri italiane non sono mai più del 10% dei detenuti, si era diffusa l'opinione che noi siamo più “buone”, non siamo “criminali”, non siamo violente ecc.

Chi fece cadere scientificamente questo stupido pregiudizio fu Tamar Pitch, una grande sociologa femminista che ci spiegò che in carcere non ci sono i delinquenti, ma i poveri e i marginali e gli oppressi che delinquono, i ricchi e ben posizionati socialmente, certo delinquono, ma non vanno in carcere, cosa ormai anche troppo nota. Le donne in quanto marginali e oppresse sono a loro volta recluse a domicilio, diceva Tamar e un po' ci sembrava una provocazione, ma lei argomentava che la casa era tradizionalmente un luogo protetto, ma anche escludente dalle relazioni sociali e dalla conoscenza delle opportunità anche di violare la legge, sicché quella “bontà” era solo il riflesso ideologico -nel senso cattivo del termine- del ruolo marginale messo addosso alle donne. Anche nei grandi eventi le donne ci sono, ma essendo relegate ai soliti lavori (cucina bambini malati e vecchi) (Kueche Kinder Kranken Kirche diceva Bismarck) non si vedono e restano ai margini dell'evento.

Anche come migranti occupano lavori tradizionali, badanti colf e prostitute e solo in quest'ultimo ruolo vengono stigmatizzate, ma comunque meno dei viados, la prostituzione maschile fa più scandalo.

Che cosa voglio dire? che le “comprensioni” pelose sono offensive e le relazioni e le prestazioni intrise di buoni sentimenti, invece che di diritti, pure.

 

Molti anni fa in un capitolo intitolato “Scienza della vita quotidiana” di un mio libro avevo detto che il lavoro di domestica è avvilente, anche e persino di più se la padrona è “buona” e regala i suoi abiti smessi e il panettone avanzato a Natale, ma non paga i contributi e non si sogna di versare la tredicesima. Meglio sarebbe per i lavori pesanti (vetri pavimenti stiratura dispensa) che ci fossero piccole cooperative di donne che si organizzano come lavoratrici ecc.

Per i lavori detti più propriamente “di cura” questo non va bene e allora bisogna preparare una cultura della casa di riposo pubblica e accessibile e anche non marginalizzata, e anche altre soluzioni fino a che si è autosufficienti, ad esempio di dividere la casa con una o uno studente universitario, che scambia un affitto modesto con qualche lavoro e garantisce la presenza notturna. Queste soluzioni sono in uso in molti paesi e consentono alle persone anziane di restare nel loro quartiere e nella loro casa e non di trasferirsi e morire in luoghi ignoti e non percorribili. Le soluzioni sono molte e già applicate in molti paesi e consistono essenzialmente nel riorganizzare quella cultura del buon vicinato che è anche il fondamento di una buona politica della sicurezza.

 

Lidia Menapace


 
 
 
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