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Un nuovo tentativo di fuga da Cuba
(foto Stefano Pacini)
(foto Stefano Pacini) 
04 Maggio 2007
 

Da Corriere della sera on line apprendiamo questa tragica notizia da Cuba, datata 3 maggio 2007 e relativa a un evento accaduto all'alba del giorno stesso.

 

Le vittime sarebbero uno dei militari disertori e un poliziotto

Cuba: soldati tentano fuga in aereo, 2 morti

Alcune reclute che avevano disertato tentano di partire dall’aeroporto dell’Avana: scontro a fuoco con la polizia

 

Un tentativo di fuga finito nel sangue. Una sparatoria si è verificata nell’aeroporto dell’Avana fra almeno due reclute che cercavano di imbarcarsi a forza su un velivolo e la sicurezza, in un episodio che potrebbe aver provocato due morti. Secondo fonti locali due reclute (ma forse sono tre), sono entrate sulla pista dell’aerostazione a bordo di un autobus ma sono state immediatamente affrontate da forze della sicurezza. Nella sparatoria, secondo questa fonte, e in mancanza di conferme ufficiali, sarebbero morti uno degli attaccanti e un tenente colonnello della sicurezza.

Le reclute implicate nella vicenda, e il cui numero non è stato ancora definito, hanno fra 19 e 21 anni, sono fuggite giorni fa da un’unità militare e i loro volti circolavano in e-mail in cui si avvertiva della loro pericolosità. Versioni ufficiose hanno assicurato che i giovani in servizio di leva erano fuggiti lo scorso fine settimana dalla caserma in cui seguivano l’addestramento portandosi via fucili AK-47 con cui avrebbero ucciso - ma neppure questo è mai stato confermato ufficialmente - un soldato e ne avrebbero ferito un secondo.

 

03 maggio 2007


 

 

Quando accadono fatti simili non c’è molto da commentare. Si tratta dell’ultimo tentativo di fuga da Cuba in ordine di tempo, ma sappiamo bene che non sarà l’ultimo. Un regime assoluto, retto con sistemi dittatoriali e da Stato di polizia, genera malcontento e disperazione, soprattutto quando non è in grado di garantire la sussistenza della popolazione. Siamo già preparati ad ascoltare le solite affermazioni di chi si arrampicherà sugli specchi pur di dimostrare che la fuga delle reclute è stata finanziata dalla CIA e che i militari sono dei controrivoluzionari. La verità, purtroppo, è sempre la stessa. Si tratta di fughe tentate da persone che non hanno niente da perdere e che mettono in conto persino di poter morire per tentare una rocambolesca avventura. Certo, dispiace dover registrare uno scontro a fuoco che produce due vittime, un colonnello dell’esercito e un disperato, ma per noi sono morti che hanno lo stesso valore e non ci sono eroi della rivoluzione da celebrare.

Cuba sta attraversando un momento difficile, forse uno dei peggiori del periodo speciale, soprattutto perché è venuta a mancare la guida carismatica di Fidel Castro. L’appuntamento con la sua nuova comparsa in pubblico è stato rimandato e il primo maggio abbiamo visto soltanto Raúl, sempre più in imbarazzo in un ruolo che non può rivestire per evidenti limiti di personalità e autorevolezza. Il partito comunista cubano, vero successore del potere assoluto di un caudillo come Fidel, dovrà presto dividere i compiti di governo tra i suoi esponenti di spicco. La speranza è che si vada verso un’apertura al libero mercato, anche se sotto il controllo del governo. I cubani devono poter vedere il frutto del loro lavoro e guadagnare il denaro che serve per sopravvivere senza ricorrere al furto e alla truffa generalizzata. Le fughe verso la libertà e un vagheggiato paradiso (che a Miami non esiste ma i cubani non lo sanno) possono finire soltanto facendo capire che Cuba vuol voltare pagina e intende garantire a tutti libertà di espressione e partecipazione alla vita pubblica. La democrazia non è il migliore dei governi possibili ma è pur sempre la forma meno imperfetta per esercitare il potere.

Cuba deve crescere sotto il profilo del rispetto dei diritti umani e della tutela di ogni elementare garanzia di libertà. Sappiamo bene che non ci sono molte speranze che venga realizzata questa ricetta per far cessare le fughe e che domani tutto verrà sommerso dalla retorica di regime. Si parlerà dei cinque eroi (spie dei servizi segreti cubani) reclusi a Miami, di un colonnello eroe della rivoluzione ucciso da un gusano controrivoluzionario, di una rivoluzione mas solida y fuerte. Un plotone di esecuzione metterà a tacere per sempre la speranza di libertà di due ragazzi di ventuno anni che non avevano niente da perdere e solo per questo hanno tentato una fuga verso l’ignoto. In tutta questa storia quello che più dispiace è il dover assistere al solito coro di fiancheggiatori di un regime assolutista pronto a condannare chi mette in condizione di scappare. In Italia esistono associazioni di stampo filo governativo che lottano per affossare la speranza di libertà del popolo cubano, spacciando per difesa del comunismo ciò che è solo difesa di un potere assoluto legittimato dalla forza. Non solo. Esistono anche giornalisti che continuano a stare dalla parte di un regime dove si imprigionano dissidenti e si fucilano ragazzi che fuggono in cerca di una speranza. Una connivenza inspiegabile con una dittatura responsabile di aver portato un paese allo sfascio economico e di aver creato una situazione politico-sociale che spinge i cubani soltanto a desiderare la fuga. Non resta che attendere il giudizio della storia e siamo certi che non li assolverà.

 

Gordiano Lupi


 
 
 
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