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Nuove polemiche sull'embargo USA contro CUBA
18 Aprile 2012
 

L'embargo statunitense nei confronti di Cuba scatena sempre polemiche. L'esilio cubano a Miami è insorto di fronte alle dichiarazioni del leader democratico Jeff Bingaman (foto), che ha chiesto di modificare la politica nordamericana nei confronti di Cuba, di abolire l'embargo e di ristabilire relazioni diplomatiche con l'Isola. «Non dobbiamo più permettere che la nostra politica verso Cuba sia dettata dalla comunità cubanostatunitense, ma dobbiamo pensare agli interessi nazionali», ha detto Bingaman.

Ninoska Pérez Castellón, giornalista di Radio Mambí e membro del Consejo por la Libertad de Cuba, che ha sede a Miami, non è d'accordo. A suo parere l'embargo andrà mantenuto sino a quando Cuba non concederà le libertà fondamentali ai suoi cittadini e darà prova di non avere rapporti con paesi che finanziano il terrorismo.

Il governo cubano ritiene che l'embargo rappresenti un grave danno economico per lo sviluppo dell'Isola e calcola i danni economici diretti in oltre 104 milioni di dollari. I detrattori dell'embargo replicano che, come strumento di politica estera, la misura serve solo come scusa al governo cubano per giustificare il fallimento del modello economico e la situazione di indigenza in cui vive la popolazione. L'embargo è cominciato nel 1962 con la presidenza del democratico John Kennedy. Potrà essere derogato dal Congresso USA quando il governo cubano darà prova di aver compiuto tre passi fondamentali: libertà dei prigionieri di coscienza, riconoscimento dei diritti umani e legalizzazione dei partiti politici. Le sanzioni contro il regime dei Castro sono state rafforzate nel 1992 dalla Legge per la Democrazia a Cuba (Legge Torricelli) e nel 1996 dalla legge di libertà e Solidarietà con Cuba (Legge Helms-Burton), che ha fissato condizioni ancora più difficili per eliminare l'embargo.

Gli argomenti dell'esilio cubano in favore del mantenimento del blocco economico sono sempre gli stesi: Cuba è un paese che non rispetta i diritti umani, ogni giorno vengono arrestati dissidenti, non esiste alcuna libertà individuale e non sono in vista cambiamenti in senso democratico.

La posizione intermedia sarebbe la migliore, come da tempo predica Yoani Sánchez: «Gli USA tolgano l'embargo e il governo Cubano - contemporaneamente - legalizzi i partiti politici, indica libere elezioni e conceda diritti umani alla popolazione».

Cambiare è possibile...

 

Gordiano Lupi


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