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Alejandro Torreguitart Ruiz. Il canto di Natale di Fidel Castro #5. 
Fine della storia
24 Dicembre 2009
 

5 – Fine della storia


Fidel si risvegliò nel suo letto e si rese conto che in una notte infinita aveva percorso tutta la sua vita, come dicono accada quando siamo sul punto di morire. Aveva capito che non gli restava molto tempo per cambiare il corso della storia.

Vivrò nel passato, nel presente e nel futuro. Lo spirito di Che Guevara mi ha aperto gli occhi. Terrò sempre con me il ricordo di Camilo Cienfuegos, del generale Ochoa e di Elvis Manuel. Finalmente ho capito cosa mi resta da fare”.

Fidel era così emozionato ed eccitato per via delle buone intenzioni che lo animavano da non riuscire quasi a parlare. Il suo volto era ancora bagnato di lacrime. Alzò gli occhi verso il quadro di Che Guevara, vide la figura immobile, ma l’espressione del viso sembrava sorridente.

Non so che giorno è oggi e neppure quanto tempo ho trascorso con gli spiriti. Non so più niente. Mi sembra d’essere un bambino e di avere tutta la vita davanti”.

Fidel sentì in lontananza le campane di una chiesa. Si precipitò alla finestra e mise fuori la testa. Un caldo intenso e la luce dorata del sole accolsero il suo sguardo proteso verso le persone che camminavano per strada. Vide ragazzi che correvano, uomini che parlavano, persone che leggevano il giornale sedute ai tavoli di una caffetteria. Sentì più volte scambiarsi gli auguri di buon Natale.

È ancora Natale. Gli spiriti hanno agito in una sola notte… – mormorò.

Fidel si rese conto che nel giorno di Natale avrebbe dovuto fare la cosa più importante della sua vita. Per prima cosa si tagliò completamente la barba ormai rada e bianca, fece la doccia e si vestì con eleganti abiti borghesi. Scese le scale per recarsi nello studio, dove campeggiava la macchina da scrivere con l’articolo che aveva cominciato la sera prima. Stracciò il foglio di carta e distrusse gli appunti. Niente di ciò che aveva pensato aveva più senso. Fece chiamare Raúl da un funzionario che era ai suoi ordini in ogni momento della giornata da quando aveva deciso di abbandonare le responsabilità di governo. Il fratello non tardò ad arrivare.

Buon Natale, Raúl – disse con un largo sorriso.

Buon Natale, Fidel – rispose il fratello con espressione costernata.

Raúl era esterrefatto. Fidel non aveva più la barba. Erano decenni che non lo vedeva rasato di tutto punto, dai tempi dell’università e della lotta contro Batista. Fidel aveva deciso di lasciar crescere la barba sulla Sierra Maestra e dopo non se l’era più tagliata. Affermava che così facendo aveva risparmiato un sacco di tempo in vita sua, ma la barba incolta era soprattutto un simbolo della sua impresa. E poi Fidel aveva detto buon Natale, proprio lui che la sera prima lo aveva rimproverato perché non era tempo di pensare alle sciocchezze, ma di affrontare problemi seri.

Abbiamo risposto alle domande di quella ragazza? – domandò Fidel.

Quale ragazza?

Yoani Sánchez ti ha inviato un questionario sul futuro di Cuba. Ricordi?

Non vorrai rispondere a una controrivoluzionaria…

Non usiamo vocaboli sorpassati. Cosa vuol dire controrivoluzionario? Cuba è fatta di cittadini, ogni persona può fare domande e pretendere risposte. Barack Obama, il Presidente di un paese straniero, ha risposto alla blogger. Adesso tocca a noi.

Raúl era sempre più confuso. Fidel è impazzito, pensò.

Ma non ricordi l’articolo che abbiamo fatto pubblicare sul Granma? Non possiamo legittimare chi si pone fuori dalla rivoluzione. Finirebbe tutto il nostro lavoro.

I tempi cambiano e bisogna adeguarsi alle nuove esigenze. Noi siamo vecchi, Raúl. Dobbiamo ascoltare le opinioni delle nuove generazioni.

Raúl aveva gli occhi fuori dalle orbite. Stava parlando con suo fratello?

Fammi portare il telefono. Devo fare una chiamata importante – disse.

Vuoi fare gli auguri a Chávez?

Nemmeno per idea. Chávez non ha capito che il mondo sta cambiando. Segue vecchie utopie, idee sorpassate. Noi dobbiamo aprirci al mondo, perché il mondo ci sta aspettando.

Raúl chiamò un inserviente e in pochi istanti il telefono venne collegato allo studio. Fidel dette ordine di comporre il numero della Sezione di Interessi degli Stati Uniti all’Avana, perché lo mettessero in contatto con la Casa Bianca. Il suo inglese avrebbe avuto bisogno di una rinfrescata, ma vista l’importanza del discorso che stava per fare sarebbe stato sufficiente ciò che ricordava. I traduttori a disposizione del Ministero degli Esteri avrebbero fatto il resto.


Fidel non si limitò a mantenere la parola data agli spiriti, ma fece molto di più e ogni giorno esperimentava nuove possibilità per cambiare in meglio il suo Paese. Il popolo non lo riconosceva, furono in molti a restare sorpresi e spiazzati da un cambiamento così repentino. Raúl non credeva a ciò che stava accadendo. Il governo cubano avviò una rapida trattativa con gli Stati Uniti per eliminare l’embargo, vennero ristabilite relazioni diplomatiche e commerciali con i nordamericani e furono introdotte nell’ordinamento giuridico tutte le libertà costituzionali sancite dalla Carta dei Diritti Umani. Il giorno successivo a quel Natale 2009 avrebbe segnato l’inizio di una nuova stagione per Cuba, il popolo avrebbe potuto decidere il futuro del Paese e finalmente tutti avrebbero vissuto senza il miraggio della fuga. Presto si sarebbero tenute libere elezioni, Internet sarebbe stato libero per tutti e i blogger indipendenti avrebbero potuto esprimere le loro idee senza pericolo di repressioni.

Da quel giorno Fidel non ebbe più niente a che fare con gli spiriti e visse secondo le regole della civile convivenza. Tutti dicevano che aveva imparato a festeggiare il Natale e che aveva capito quanto fosse importante rispettare le opinioni diverse e le istanze popolari. Cuba si aprì al mondo e cominciò un periodo felice di pace e prosperità.

Peccato che tutta questa storia sia soltanto una favola...


Alejandro Torreguitart Ruiz

L’Avana, 1 - 8 dicembre 2009

Traduzione di Gordiano Lupi


5 - fine

(Una nota biografica dell'autore del racconto è riportata in calce al 1° capitolo)



Le illustrazioni di questo capitolo sono di Marco Zorzan


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