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Marco Cipollini. L’arte dell’imitazione (XI). “Quand vous serez bien vielle” di P. De Ronsard e “When you are old” di W.B. Yeats.
26 Agosto 2009
 

Scrisse T.S. Eliot che il poeta mediocre copia, quello autentico ruba. La sentenza si adatta a puntino all’opera del tradurre, che passa attraverso vari gradi, dalla resa interlineare, utilissima per la didattica ma di per sé illeggibile, a quella liberamente ricreata, all’estremo opposto. È il caso di Yeats che “rifà” Ronsard. Il sonetto di Ronsard è recluso in un àmbito petrarchesco-oraziano, ove il ripiegamento del ricordo personale, peraltro anticipato come previsione, si apre gnomicamente nell’ultimo verso, che quindi opera (con falsa retroattività) al presente come invito, dal generale al particolare, all’ancor bella Hélène a cogliere in tempo le rose d’amore. I versi di Yeats esalano in una dimensione più simbolica e, dunque, irredimibile. Entrambi i testi pongono in primo piano il Libro (ars longa), che la Vecchia (vita brevis) rilegge nel blando lampeggiare del caminetto: interno notturno più vicino a Georges de la Tour quello ronsardiano per il lume di candela, più rembrandtiano quello di Yeats, di cui la mia imitazione cerca di valorizzare l’analogia delle effimere faville con l’eternità delle stelle nel finale. In entrambe le poesie, il barlume esteriore della fiamma, riflesso nel viso rugoso di colei che fu bella, accende quello interiore della consapevolezza. Ovviamente riesce più lineare la traduzione dal francese, più arrangiata quella dall’inglese; ma, come sempre, importa ricreare non tanto il dettaglio quanto l’unità fonico-semantica dell’insieme. Orazio, Petrarca, Ronsard, Yeats… Catena poetica che non ha una fine, il cui nome è Tradizione.



Pierre De Ronsard (1524 − 1585)


Quand vous serez bien vielle…


Quand vous serez bien vieille, au soir à la chandelle,

Assise aupres du feu, devidant et filant,

Direz chantant mes vers, en vous esmerveillant:

Ronsard me celebroit du temps que j’estois belle ”.


Lors vous n’aurez servante oyant telle nouvelle,

Desja sous le labeur à demy sommeillant,

Qui au bruit de mon nom ne s’aille resveillant,

Benissant vostre nom de louange immortelle.


Je seray sous la terre, et fantôme sans os

Par les ombres myrteux je prendray mon repos ;

Vous serez au fouyer une vieille accroupie,


Regrettant mon amour et vostre fier desdain.

Vivez, si m’en croyez, n’attendez à demain:

Cueillez dés aujourdhuy les roses de la vie.



Quando sarai una vecchia...


Quando sarai una vecchia, assisa a sera al fuoco

al lume di candela, all’aspo e al fuso, e in quella

posa dirai i miei versi, in te abbagliata un poco:

me celebrò Ronsard al tempo ch’ero bella…”


Non ci sarà una serva, pendente la gota

per sonno e fatica, lì ad ascoltarti, tale

che al sussurrato mio nome lei si riscuota,

benedicendo il vostro con lode immortale.


Sarò un’ombra senz’ossa, nel profondo regno

riposerò alla fine fra le ombre dei mirti.

Tu sarai al focolare una vecchia attrappita


che rimpiange il mio amore e quel fiero suo sdegno.

Tu che ascolti, in fede non ho altro da dirti:

vivi, e cogli adesso le rose della vita!”


 



William Butler Yeats (1865 – 1939)


When you are old…


When you are old and grey and full of sleep,

And nodding by the fire, take down this book,

And slowly read, and dream of the soft look

Your eyes had once, and of their shadows deep;


How many loved your moments of glad grace,

And loved your beauty with love false or true,

But one man loved the pilgrim soul in you,

And loved the sorrows of your changing face;


And bending down beside the glowing bars,

Murmur, a little sadly, how Love fled

And paced upon the mountains overhead

And hid his face amid a crowd of stars.



Quando sarai vecchia…


Quando sarai vecchia e grigia, e tutta assonnata

dondolerai la fronte presso il fuoco, prendi

questo libro, e leggilo adagio, e sogna beata

quello sguardo soave, di cui più non splendi,

che ebbero le tue ciglia, d’ombra così belle,


e chi amò i tuoi momenti di grazia divina,

e di falso o vero amore la tua bellezza,

e l’uomo che solo amò la tua peregrina

anima, e la passione amò che la dolcezza

del tuo volto mutava, e il pallor della pelle.


E chinandoti sui ceppi, che tra faville

brillano al buio, bisbiglia lì mesta e inane

come svanì anche l’Amore con mille e mille

cose, e se ne andò sulle vette sovrumane,

e il volto nascose tra una folla si stelle.



www.webalice.it/marcocipollini


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