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Stefania Roncari. Movimento in quiete. Recensione di Giorgio Bonacini
Stefania Roncari
Stefania Roncari 
27 Giugno 2009
 

Per iniziare a parlare di questo libro di Stefania Roncari sono illuminanti le parole della poesia finale: «spargimenti», «sparizioni», «partizioni», «mutazioni», «collutazioni»: parole che sono veramente lo strato superficiale e profondo da cui nasce e su cui si sviluppa la poesia (e questa in particolare) nel suo farsi reale, sia in chi la fa sia in chi la legge. Infatti, qualche pagina prima della fine, Roncari scrive che nei nomi e nelle cose «irrompe la lingua/corpo indiviso/inarrestabile inizio» dove tutto può implodere o esplodere in un «fondo oscuro di bellezza».

Ed è proprio questo che fa la poesia, quando si nutre, oltre che di vita materiale, anche di pensiero e sapienza: cercare nelle più ampie aperture e direzioni il suo movimento e la sua quiete, la sua necessità di essere per dirsi poesia: sostanza di scrittura e di conoscenza. A quale tipo di sapienza poi attinga nel suo andamento, questo dipende naturalmente dal poeta e dai suoi paradigmi culturali. Nel caso di Stefania Roncari la sapienza che informa e conforma il suo pensiero poetico è di tipo esoterico, e più precisamente alchemico. Ma ciò non significa che i versi si nutrano di inattualità prescientifiche, piuttosto è nel tono evocativo che si manifesta l’oscurità e «la materia si fa densa».

Già il titolo della raccolta “Movimento in quiete” è un evidente ossimoro che rimanda all’ambiguità del discorso poetico, che qui si traduce in un andamento di lenta turbolenza, di oscillazione tra il buio e la luce. E infatti in molte poesie troviamo termini quali: luce, buio, bianco, nero, ombra, fuoco, in un’apparente assenza di un soggetto portante principale fra luce e buio. Significativi a tal proposito i versi: «la luce vuole essere/ intensamente rarefat-ta/ chiara oscurata». Dove, leggendo più in profondità, si ha l’impressione che la sapienza raccolta nel testo riguardi metaforicamente la poesia stessa, quando «la parola intatta/ attraversa il silenzio/ acque sorgenti/ nella voce tutte le lingue/ desiderate immaginate/ cadute instancabili/ nella notte innominata». E non può essere altrimenti, perché in poesia le direzioni sono tante, e indeterminati i sensi che ne sorreggono la parola e la voce, la scrittura e il suono come «strade senza fondo» in cui «il pensiero si fa spazio». E questa ricerca di apertura non dimentica che la poesia, nel mondo in cui respira, sprofonda nel mutismo di un abisso che fa paura e, nello stesso tempo, invita a provare con determinazione la materia cruda, il grumo pensante, la deflagrazione sorda, l’istante sofferto in cui «scrivere è resistere/ dopo il disastro». E questo attraverso una lingua che è un vortice, senza furia, un sommovimen-to di pause e di aperture dentro il quale non si riconosce la direzione di elevazione o di caduta, ma si sa che «capovolta la luce sparisce/ .../ è curva gioiosa/ che non finisce/ .../» e, proprio come la poesia e la vita nel suo scriversi e dirsi in poesia, alla fine è una voce «.../ gonfia/ di tutto l’indicibile».

 

Giorgio Bonacini, maggio 2009

 

 

PICCOLA ANTOLOGIA PER I LETTORI DI TELLUSFOLIO

 

*

 

Per sbalzo improvviso

per spavento per stupore

dell’essente lascia

l’ordine precedente

muta trasmuta

si lega in altra forma

nel tempo ritorna

resta lo stesso

atomo incandescente

fuoco latente

 

*

 

Capovolta la luce sparisce

nello spazio non vede

è curva gioiosa

che non finisce terra

muta dispersa

culmine oscurato

l’abbaglio di nomi

presenze furiose

nascite superiori

incorruttibili fondazioni

 

*

 

L’ombra di tutti i corpi

quelli che vivono

che restano

oscuro movimento

nello slancio ultimo

la materia si dissolve

si fa arco freccia

cuneo vortice

di tutti i mondi

 

*

 

Lembi di terra

deserti luoghi

nell’unico altro

antro ancestrale

l’anima si fa verso

implode l’origine

 

*

 

Confluito sguardo

rivelato al nulla

a questo Io straniero

a questo corpo

trapassato

all’irrompere

dell’ombra

 

*

 

Irrompe la lingua

imprevedibile

senza scopo

terra esiliata

cesura del tempo

verso inabissato

 

*

 

La luce superata

dall’ombra

non resiste

all’impatto del vuoto

nasce ogni volta

precipita nel nulla

 

*

 

Mondi visioni

spargimenti

sparizioni

partizioni

dell’Essente

mutazioni

collutazioni

 

 

da Movimento in quiete di Stefania Roncari

(Manni editore, Lecce)


Foto allegate

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