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Paolo Brondi: "Giolì". Ovvero ridar voce alle favole belle...
Morgana Edizioni, 2008, Euro 15,00
Morgana Edizioni, 2008, Euro 15,00 
03 Gennaio 2009
 

Quale il motivo della difficoltà a far posto alle favole e alla poesia nella nostra quotidianità?

È la domanda che lo stesso Montale rivolgeva agli accademici di Svezia, nel 1975, a conclusione del discorso che così iniziava:

«Sotto lo sfondo cupo dell’attuale civiltà del benessere le arti tendono a confondersi, a smarrire la loro identità. Le comunicazioni di massa, la radio e soprattutto la televisione, hanno tentato non senza successo di annientare ogni possibilità di solitudine e di riflessione. Il tempo si fa più veloce, opere di pochi anni fa sembrano “datate” e il bisogno che l’artista ha di farsi ascoltare prima o poi diventa bisogno spasmodico dell’attuale, dell’immediato. Da qui l’arte nuova del nostro tempo… che è lo spettacolo, un’esibizione non necessariamente teatrale a cui concorrono i rudimenti di ogni arte e che opera una sorta di massaggio psichico sullo spettatore o ascoltatore o lettore che sia…

...in tale paesaggio di esibizionismo isterico quale può essere il posto della più discreta delle arti… la poesia?»

Dopo 33 anni sono mutate le negatività enunciate da Montale? Pare di no ché anzi, come in una sorta di entropia, si è ancora più affermata una linea di cultura, un gusto dell’epoca la cui logica interna è quella del “troppo”. Il “troppo” è presente in tutte le dimensioni: nella coscienza individuale; tutti credono di sapere tutto… di poter fare tutto….; nella collettività: si fanno scelte all’insegna dell’uso e getto… tutto è dominato dalla fretta, dal consumo del tempo in attesa di improbabili felicità; negli operatori culturali e in molte scelte politico-amministrative: si moltiplicano le occasioni delle informazioni, delle mostre, degli spettacoli, delle gallerie… con ritmicità incalzante e con la conseguenza di omogeneizzare tutto, di confondere le menti in una ritualità ripetitiva che genera più rumore che comunicazione.

È una logica, quella del troppo, che toglie spazio al silenzio, alla meditazione e genera sofferenza, come deducibile dallo stato d’animo dei giovani, riflesso in parole come: “ci fa smarrire all’interno di una società non più aperta al dialogo, all’ascolto, alla fantasia, ma al contrario favorevole alla passività, all’indifferenza, alla corruzione”.

E la società che si struttura su una tale logica nega valore allo stupore, alla meraviglia, all’attesa, e sottrae l’esperienza, dal bambino agli adulti, del coinvolgimento nel tempo della fiaba, ad una dimensione che è non solo incanto e piacere, ma è preludio alla conoscenza e alimento per le successive rielaborazioni metacognitive e perfino fantacognitive. È raro trovare riparo alla forza delle efficienza, della razionalità tecnocratica, mediatico- pubblicitaria, nella quietudine di ore scaldate dalla voce di un nonno, di tanti nonni e padri narranti favole belle a bambini innocenti.

Conviene dunque andare contro corrente per contrastare le cecità della storia verso sentimenti sani e fecondi e non con la coscienza di nostalgici alla ricerca del tempo perduto, ma con il richiamare l’attenzione su una straordinaria figura del tempo che è la durata!

Solo ciò che dura, oltre le aporie del mondo... oltre la chiacchiera, o la ridondanza di scelte operate all’insegna del kairòs (tempo opportuno) …ha valore …è cultura, scienza, arte... poesia… e sa promanare da sé principi, morale, sentimenti …validi e dirompenti la negatività del tempo che va… Lo provano le favole, pur antiche, che, raccontate per voce diretta, e non televisiva, attirano stuoli di bambini, ma anche di adulti sorpresi e lieti di risentire una tenerezza forse mai incrinata. Lo dimostrano voci che di mille secoli vincono il silenzio, cantando:

Quale una stirpe di foglie

Tale è anche di uomini

Le foglie ...alcune il vento

Ne riversa a terra

Altre la selva rigogliosa

Ne produce…

E sopraggiunge la primavera…

Così è la stirpe degli uomini

Una germoglia… una si estingue

 

Immagini... forme… similitudini: parrebbero scritte da poco… invece sono state cantate da un aedo dolcissimo, Omero, vissuto migliaia di anni fa… nell’VIII o VII sec a.C.!

Il tempo “durata” che oggi sembra negato perfino negli ambienti educativi, le scuole, ove al posto dei valori perenni rappresentati dalla letteratura greca, latina, da Dante e i mondi della Divina Commedia si celebra, con le lingue moderne e la robotica, l’assillo e l’efficienza dei tempi, merita urgenti e profonde rivisitazioni per ridonare alle menti dei fanciulli, dei giovani, di tutti noi la consapevolezza dell’essere uomo e per riscuotere le fibre della vitalità profonda dal loro torpore.

 

Paolo Brondi

 

 

Paolo Brondi è nato a Sarzana (Sp). È stato docente di Storia e Filosofia e preside di vari licei, in Lombardia e in Toscana: in particolare, dal 1994 al 2007 è stato dirigente del Liceo Scientifico di Forte dei Marmi. Attualmente è docente di Psicologia presso il CIPPSU (Centro Internazionale di Psicologia Psicoterapia e Scienze Umane) di Napoli. È Presidente dell’AIES (Associazione Italiana Educazione Sanitaria, sez. Toscana), nonché consulente presso vari tribunali italiani. Tiene corsi di formazione e aggiornamento per docenti, genitori, apprendisti, in materia di psicologia della comunicazione, di psicolinguistica e psicografologia, di psicologia proiettiva, di orientamento scolastico e professionale.

Dell'autore sono stati pubblicati i seguenti libri: Aspetti epistemologici nella psicolinguistica di A. Sechehaye, Ballerini, Pisa 1977; Il problema del linguaggio nella filosofia contemporanea, G. D’Anna, Messina–Firenze 1979; Ferdinand De Saussure e il problema del linguaggio nel pensiero contemporaneo, G. D’Anna Messina-Firenze 1979; La semiologia della comunicazione in L. J. Prieto, Pacini Editore, Pisa 1981; La promozione umana per mezzo dell’ambiente educativo, Centro editoriale Psicologia Applicata, Padova 1996; Su The Lion, rivista mensile dei Lions Italiani, anni 2004, 2005, 2006, ha pubblicato vari saggi, fra cui “Ridar voce alle favole antiche”, “Il tempo che fugge”, ”La logica del tempo presente”, ”Comportamento espressivo, bisogni e scrittura”.

Da Grafologia nel Web (grafservice@grafservice.it) ha pubblicato vari articoli, fra cui: “Educazione sensoriale e scrittura”, 2001; “Il tempo e la scrittura”, 2002; “Single per necessità o per libertà”, 2002.

Nel Marzo 2008 è stato pubblicato un suo libro di narrativa, Giolì, Morgana Edizioni Firenze.


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