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SHOAH RIFLESSIONI & OMAGGI 
A Carrara e a Massa nel “Giorno della Memoria”
Mimmo Conenna,
Mimmo Conenna, 'Non vedo' (particolare), 1973 
25 Gennaio 2007
 
 
Ateliermostre
promuove due mostre curate da paolopratali
 
Sabato 27 Gennaio alle ore 12
a Carrara in via Loris Giorgi 6
nelle stanze d’arte del Palazzotto Ascoli
 
“IL GRIDO”
10 disegni di UGO GUIDI
Omaggio all’artista scomparso 30 anni fa
 
ricordo sulla Shoah
tenuto da Simone Caffaz
 
lo stesso giorno alle ore 17
a Massa in via Meucci, 22
nelle sale d’arte dell’Associazione culturale l’Incontro
installazioni, frammenti pittorici, scultorei, fotografici e video di
 
Filippo Altomare, Pippo Altomare, Miguel Ausili, Michele Benedetto, Giorgio Bolgioni, Gian Luca Cupisti, Concetta De Pasquale, Andrea Fagioli, Emanuela Fucecchi, Enrica Giannasi, Alba Gonzales, Andrea Grassi, Sergio Mazzanti, Michele Peri, Gianni Romeo, Silvio Santini
 
Omaggio a Ugo Guidi
 
catalogo curato da Paolo Pratali
con testi di riflessione scritti da:
Aladino Landi, Simone Caffaz, Akio Takemoto, Alessia Berruti, Vittorio Guidi
 
per informazioni sulle mostre telefonare al 393 3564268
ateliermostre@libero.it
per richiedere/ordinare il catalogo 64 pagine + copertina – 37 immagini a colori – rilegatura incollata
 
 
 
ALCUNI TESTI PUBBLICATI SUL CATALOGO
 
 
Il prossimo 27 gennaio, si celebra il "Giorno della Memoria". In quella data, nel 1945 le truppe sovietiche entrarono nel campo di concentramento di Auschwitz e per la prima volta l’orrore della “soluzione finale” escogitata da Hitler apparve nella sua allucinante realtà.
Quella celebrazione vuole ora richiamare la memoria dello sterminio e delle persecuzioni non solo del popolo ebraico, ma anche dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti; e vuole ricordare anche coloro che si opposero al progetto di sterminio e, a rischio della propria vita, molte ne hanno salvate proteggendo i perseguitati.
La memoria della Shoah dovrebbe servirci inoltre ad individuare e a far conoscere i genocidi che accadono nel presente.
Altrimenti può capitare che ci si senta a posto rispetto al passato, perché condanniamo gli orrori accaduti e nello stesso tempo restiamo estranei o indifferenti alle stragi che oggi insanguinano tanti popoli della terra
Riflettere sul passato è un invito e uno stimolo a reagire nei confronti del male di oggi
È proprio nel Giorno della Memoria che l’associazione culturale l’Incontro, nata da poco tempo, ha voluto farsi promotrice di un momento di riflessione per offrire il suo contributo per dare un futuro alla memoria di quegli eventi, impedendone l’oblio con il passare del tempo.
Trovare le parole per dire di tante violenze, di tanta disumanità non è facile; per raccontare l’irraccontabile l’associazione ha coinvolto, sotto l’esperta guida dell’artista Paolo Pratali, artisti che, di là da ogni retorica, hanno saputo rappresentare quel dolore e quell’orrore trascorsi, ma ancora vivi e inquietanti nella coscienza della gente.
 
Aladino Landi
 
 
La cultura altro non è che la memoria collettiva. È in questo senso che il riesumare il ricordo di un evento tragico come la shoah deve entrare a far parte del nostro senso civico.
Sul cosa sia e come funzioni la memoria, psicologi e semiologi si sono interrogati per anni senza essere arrivati tuttora ad una conclusione definitiva; le teorie al riguardo sono piuttosto indefinite, senza considerare che questo tema è spesso complicato dai dibattiti sull’attenzione, legata a sua volta agli alla percezione sensoriale e all’aspetto patemico dell’uomo. Alcune ricerche, come ad esempio quella effettuata sui verbali dei processi svoltisi in Sud Africa in seguito alla denuncia dell’aparthaid, hanno dimostrato che i protagonisti stessi (attivi e passivi) di questi tipi di tragedie sono perlopiù incapaci di narrare le vicende che li hanno interessati personalmente, e lo fanno in maniera distaccata, lontana. Per dirla brevemente: non hanno parole… Il linguaggio modella il pensiero, ciò che in una società è inimmaginabile è anche indescrivibile. Questo è sicuramente il caso della shoah: un fatto mostruosamente fuori dalle righe, che nel corso degli anni è stato culturalizzato, è stato reso primo veicolo di paure, ideologie e sensazioni, il tutto stereotipato perché non riproducibile né riconoscibile nella sua forma originale.
È oltremodo sciocco anche solo pensare di poter trasmettere l’essenza della shoah alle nuove generazioni; generazioni cresciute lontano da orrori come guerre e stermini, ma allora perché continuare a riproporre tutti gli anni una qualche commemorazione della shoah? All’entrata del museo della bomba atomica a Nagasaki c’è un disegno fatto da un bambino con una scritta a caratteri cubitali: «NEVER FORGET!» Questo è di fondamentale importanza. Non dobbiamo permettere che il ricordo venga cancellato; dobbiamo continuare a interiorizzare la shoah, anche se alla fin fine interiorizziamo solo il suo stereotipo, il suo simulacro.
Nella speranza che i nostri figli non dimentichino…
 
Akio Takemoto

Foto allegate

Immagine tratta dai documenti di Dachau
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