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Luigi Mescia. Sondrio: Declino e degrado della sanità provinciale 
La grande assente è la Politica con la P maiuscola
Alberto Zoli, Beatrice Stasi, Alcide Molteni
Alberto Zoli, Beatrice Stasi, Alcide Molteni 
01 Maggio 2017
 

Sondrio – Nel declino e degrado della sanità provinciale la grande assente è la Politica con la P maiuscola. Tutti in ordine sparso a rivendicare il proprio orticello e il proprio interesse.

I sindaci dovrebbero avere un ruolo fondamentale per difendere i diritti dei cittadini amministrati. Alcuni di loro hanno esercitato con diligenza la propria responsabilità anche a fianco dei comitati popolari. Altri invero o hanno fatto o delegato al loro rappresentante istituzionale individuato nel Presidente della conferenza dei sindaci. Questo organismo ha un ruolo fondamentale sancito dalla legge: dalla programmazione ed indirizzo delle politiche sanitarie sul territorio financo alla proposta di revoca dell'incarico di direttore generale. Poteri di non poco conto.

Ma veniamo al nocciolo della questione.

Il nostro Presidente della Conferenza dei Sindaci, è anche il Sindaco del Comune capoluogo, ma è come se non lo fosse, Presidente ben inteso. Infatti da inerme spettatore ha assistito, negli anni di sindacato, al progressivo rimaneggiamento dei servizi sanitari, alla chiusura di reparti e di ospedali con pochi e maldestri interventi.

In particolare si ricorda la bocciatura del nuovo ospedale di Sondrio già finanziato con progetto esecutivo fatto redigere dall'allora direttore generale Ing. Triaca. Poteva essere un colpo d'ala per il nostro sistema in cui i vecchi ospedali in Lombardia venivano abbandonati e costruiti dei nuovi. E udite udite i fondi già stanziati dal governo, poiché non spesi, sono stati restituiti.

Come siamo caduti in basso!

Ma la sua arte sanitaria non è finita qui: infatti, da buon esponente del PD, (Molteni, ndr) si è direttamente schierato contro i numerosi comitati popolari che si sono costituiti in questi anni a difesa della sanità provinciale o indirettamente attraverso il suo fido scudiero ex-segretario provinciale.

La gente è già abbastanza lontana dalla politica che sicuramente questi interventi non hanno fatto bene all'indice di gradimento.

Il PD, però, ha sempre ben tutelato i suoi accoliti sanitari al di là della buona qualità ed in buona sintonia con il governo regionale anche se di altre parte politica.

Ma finito il suo mandato di sindaco è già pronto per una candidatura di altro livello; per questo si è trasformato improvvisamente in renziano.

Aspettiamo gli eventi !

 

Mentre aspettiamo gli eventi e che parli chi è a ciò preposto, nella fattispecie la ASST della Valtellina e dell’Alto Lario, è il solito Zoli, Direttore generale dell’AREU, che nell’incontro a Sondrio con la Croce Rossa, rompe il ghiaccio e invita gli operatori della CRI a “Non portare pazienti a Morbegno”!

Tornerò quanto prima su Morbegno, e do pieno appoggio al Comitato. Assieme potremo studiare adeguate strategie perché Morbegno merita di più di quanto i misters Zoli, Molteni e c. dicano.

Ciò che ci preoccupa, inoltre, è che l’ASST non abbia compreso appieno che, al momento opportuno, sarà scaricata e lasciata sola (il Direttore generale, tanto per intenderci) non solo per la questione Morbegno, ma anche per le questioni aperte e irrisolte da tempo nei Presidi ospedalieri di Sondrio, Sondalo e Chiavenna.

A noi, invece, interessa che il Direttore generale dell’ASST rimanga sempre ancorata ai principi della L,R. n. 33/2015 ed operi in autonomia, svincolata da subdole pressioni esterne.

Se opererà in autonomia, secondo la L.R., noi saremo pronti a sostenerla sempre.

Per Menaggio la nostra posizione è chiara! Ritorni con Como e/o si trasformi in POT.

È inaudito, perché queste sono responsabilità dell’ASST, semmai, Zoli, deve organizzarsi di conseguenza.

Ma si sa che la linea politica sanitaria-ospedaliera in provincia la determina il PD (il Sindaco Alcide Molteni in particolare), l’ANAAO e la CGIL, forti dell’accordo sotterraneo in Regione Lombardia con la Lega Nord e con la benedizione di Zoli.

 

Luigi Mescia


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