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Bruna Spagnuolo: Veneto e Lombardia commemorano il grande Ferdinando Michelini (a un anno dalla sua morte)
Ferdinando Michelini: Suonatore di tamburo
Ferdinando Michelini: Suonatore di tamburo 
01 Novembre 2009
 

Ho proposto ai lettori di Tellusfolio la figura del defunto maestro Ferdinando Michelini ripetutamente. Li ho informati, di recente, di una mostra personale a lui dedicata, in Omate, nel Comune di Agrate Brianza (dal 17 al 25 Ottobre), a un anno dalla sua morte, e mi sembra doveroso riferire che l’anamnesi (intesa come ‘semina’ di bellezza e di messaggi a più livelli-direzioni) globale dell’esposizione al pubblico (di una ‘campionatura’ dell’arte religiosa/ europea/ africana/ mediorientale) della pittura di Michelini è stata decisamente positiva. L’affluenza di pubblico è stata buona, ma, devo convenire con il dottor Di Scalzo sull’espressione “mostra in tono minore”, perché, nonostante gl’intenti e l’impegno magnifici degli organizzatori e la migliore riuscita possibile, altri sono gli orizzonti-gallerie degni di far da cornice al genio di Michelini.

Ecco un’altra notizia-mostra: in contemporanea con l’ultimo giorno della mostra omatese, il 25 Ottobre, si è inaugurata, nel comune di Este, in via Zanchi n.6, in Provincia di Padova, nella cornice seicentesca de “L’ARTIFICIO”/”USATE RARITÀ”, una mostra intitolata “STUDIO DELLE FORME” (titolo preso da un’opera del maestro Michelini) che sarà aperta fino al 10 Novembre (e che ha potuto contare, durante il suo vernissage, 250 intervenuti).

 

L’inaugurazione della mostra Agratese-Lombarda (che ha registrato il ‘tutto esaurito’ dello spazio disponibile e la presenza delle autorità) si è svolta all’insegna della ‘celebrazione’ della grandezza dell’artista e dell’uomo Michelini e credo si possa dire lo stesso della mostra Padovana-Veneta. Riporto qui il messaggio che, in qualità di madrina della mostra lombarda, ho inteso ‘mettere a dimora’ per gli sviluppi futuri (da affidare a chi di dovere) e sono sicura che possa ‘sposarsi’ senza dissonanze di sorta con lo spirito che anima e avvolge la mostra veneta:

 

Mando un ricordo commosso al maestro Michelini, che, durante l’ultima sua personale, in Vimercate, quattro anni fa, sedeva al mio stesso tavolo, nel silenzioso raccoglimento che gli era congeniale. Questa mostra è dedicata a Ferdinando Michelini-pittore e del pittore dovrei parlarvi, in questa sede. Devo dire, innanzitutto, che Michelini meriterebbe ben altro oratore / altro ‘pulpito’ per la sua grandezza e che, con grande umiltà, mi accingo a parlare di lui, soltanto perché sono tra le persone che hanno capito quanto sia stato grande il passaggio di questo particolare artista sulla terra. Devo dire poi che è impossibile parlare del pittore-Michelini senza parlare dell’uomo-Michelini e del suo spessore dalle dimensioni ciclopiche.

Io devo confessare di aver saputo dell’esistenza di Michelini soltanto nel 2005 e di essermi vergognata di questo, quest’anno, in occasione di una conferenza che ho tenuto presso l’Università di Genova, dove ho scoperto che Michelini era ed è conosciuto e ricordato come un grande. Io, quando don Michele Longatti mi telefonò per chiedermi di collaborare all’organizzazione di una personale di Michelini, ricordo di aver pensato di dovermi occupare di un pittore viaggiatore, come quelli che incontro, viaggiando per il mondo a mia volta. Credevo che Michelini fosse uno di quegli artisti che nei loro viaggi cercano uno scopo per la vita e che si fermano nella latitudine in cui lo trovano e vi si dedicano, appagati. Vi faccio un esempio: l’artista austriaca Suzanne Wenger (colpita dallo stato di abbandono della galleria a cielo aperto -fatta di sculture in piena foresta- chiamata sacred grove, nel Nord della Nigeria – ha dedicato la sua vita alla riqualificazione del sito ed è riuscita -nel 2005- a farla dichiarare dall’Unesco world heritage, patrimonio dell’umanità – è morta -lo scorso gennaio-90enne- cittadina nigeriana, accettata nella tribù yoruba come se fosse nata lì -alta sacerdotessa della dea Oshun).

Capii di essere lontana miglia miglia dalla dimensione-Michelini, appena mi trovai di fronte la figura snella, asciutta, umile, serena e sconcertante del maestro Michelini. Era (e resterà nella storia) una figura ‘composita’ e complessa alimentata da una disarmante semplicità umile e francescana. Don Michele, al telefono, mi aveva detto che si trattava di un pittore che evangelizzava con la sua arte. Avevo pensato di cavarmela con un trafiletto descrittivo, con relativi richiami allo stile e alla sua collocazione nel mondo artistico. Recarmi a conoscere ‘il maestro’ significò molte cose: 1) venire a contatto con l’ambiente pieno di oggetti-documenti-icone-antichità-atmosfere fatte di culture altre e di ecumenismo animato di Spirito Santo direi, 2) intuire che quell’uomo fosse un architetto geniale e grandioso, oltre che un pittore, 3) prendere visione di parte della produzione pittorica enorme del maestro Michelini (e delle ben 72 tavole dedicate soltanto all’Apocalisse di San Giovanni), 4) percepire la dimensione religiosa profonda di base che, di per sé, era un intero universo.

Rimasi esterrefatta e spaventata: mi trovavo di fronte un’impresa ciclopica, perché ‘incasellare’ un pittore in qualche modo è già difficile, se se ne vuole cogliere le peculiarità-anima e i motivi ispiratori nascosti; riuscire a entrare nel mondo artistico e nella grandezza di un colosso, del quale è impossibile vedere e ricordare tutta l’opera, sparsa sull’intero pianeta, è impresa disperata.

Michelini è un colosso, ho detto. Lo confermo. Lo è 1) per la dimensione ascetica della sua ricerca di Dio (che lui fa collocandosi tra i granelli di sabbia del creato, che, pur di dare gloria al Creatore, si fanno polvere per le dita sottili del vento, lamento sotto i macigni e sotto i piedi inclementi, preghiera e canto nelle bufere, cattedrali dalle guglie svettanti e ardite rivolte verso il cielo); 2) per la vita da eletto del Signore, da santo; 3) per la dimensione geografica a più orizzonti della sua arte; 4) per la duttilità magnifica e la delicatezza con cui si è fatto ultimo tra gli ultimi, nei luoghi più sperduti del globo terrestre, nobilitando gli squallori e trasformandoli in meraviglie-preghiere; 5) per il numero e la valenza multiforme delle sue opere; 6) per il numero enorme di progetti architettonici grandiosi/ di dipinti murari/ di mosaici/ di tele e di tutte le superfici possibili decorate (in nome della bellezza da evocare come preghiera e come lode); 7) per i passi con cui ha inseguito le orme del Nazzareno e si è abbeverato alle sorgenti dove si dice che Gesù abbia bevuto; 8) per i giovani Israeliani e Palestinesi che depositavano le armi e vistavano le mostre di Michelini, trasformando le sue opere in occasioni di pace e in oasi di acqua per lo spirito; 9) per i Maroniti, che si facevano il segno della croce e baciavano ognuna delle icone micheliniane (come lui mi ha raccontato di persona).

 

Michelini è un gigante, perché lui si credeva niente e faceva del suo niente grandezza e bellezza con cui dare gloria al Signore dei signori, al Re dei re, a Dio.

Michelini è una figura a più piani di lettura, una figura mareale. Sentendo il suo nome, per la prima volta, quattro anni fa, ho creduto di avere a che fare con un pittore missionario e non sbagliavo, in quel senso, perché il maestro Michelini era un grande missionario, ma era anche infinite altre cose.

A) Era un uomo dalla vita straordinaria (nel ’43 fu deportato -fu nel campo di concentramento di Ravensburg -gli Alleati e la Croce Rossa lo trovarono in vita, ma pesava 38 chili // si riprese, ricominciò a studiare -acquisì l’abilitazione all’insegnamento. Il maestro Michelini proveniva da Brera -dipinse e le sue opere furono richieste da gallerie europee. // Come un Michelangelo del 900, si fece arte errante, affrescò e progettò e ristrutturò cose grandiose e modeste e ne ricavò arricchimenti per lo spirito e per la mente ma mai economici / visse tra disagi e privazioni continui e debilitanti. // Svenne, nel ’59 e fu ricoverato al San Giuseppe -i medici aprirono e richiusero il suo addome, impotenti -Michelini era in fin di vita. / Invocò e ottenne l’aiuto di San Riccardo Pampuri, allora in concetto di santità -fu miracolato. Il miracolo scientificamente accertato rientrò nella causa di santificazione di San Riccardo Pampuri. / Quell’evento fu pietra miliare e faro ulteriore nella vita e nell’indirizzo artistico di Michelini).

B) Era un artista che ha raggiunto vari luoghi della terra (ha donato 20 anni della sua vita all’Africa / ha progettato scuole, ospedali, dispensari, chiese / ha condiviso il suo giaciglio con i cobra e con la miseria più nera, sempre in serena letizia. // Ha dato altri 20 anni della sua vita alla Terra Santa -ha affrescato e costruito chiese dalla Galilea alla Giudea, in tutte le località di cui sentiamo parlare nel Vangelo, come la chiesa di Jaffa, a Nazareth / ha illustrato libri agiografici-messali-catechismi / è stato nominato equitem a magna cruce, cavaliere del Santo Sepolcro… -un titolo che avrebbe potuto dargli lo stesso potere detenuto dai cardinali e che lui ha celato nel nascondimento della sua umiltà immensa alla San Francesco).

L’enormità poliedrica del genio creativo di colui che era conosciuto come ‘il maestro’ Michelini è sconvolgente. Egli era un artista a tutto tondo. Era ed è il nostro Michelangelo. Era un pittore, sì, ma un pittore che è passato dai confini limitati-limitanti della tela a quelli di muri di chiese e cattedrali e dai confini dell’Italia a quelli d’Europa, dell’Asia, dell’Africa, dell’America e del mondo, dagli affreschi ai mosaici, dai bozzetti per dipinti-affreschi-mosaici ai progetti architettonici imponenti e incredibili. I suoi orizzonti umani erano a misura di universalità. Egli ha viaggiato come esule dell’arte e della fede. Ha portato, con l’impronta del suo passo leggero (rispettoso persino della terra che calpestava) la presenza serena e delicata dell’insegnamento evangelico discreto e buono improntato all’altruismo magnifico di chi vede Dio negli altri, si fa prossimo per i fratelli che incontra ed è pronto a dare per loro tutto ciò che ha.

La bravura, nel maestro Michelini, si fa grandezza e rende possibile un assioma raro e prezioso: bravura a tutto tondo = grandezza a tutto tondo.

Tutto ciò che è impossibile trovare in questo mondo è reale, vero, autentico, in Michelini: animo grande / altruismo senza confini / generosità improntata alla fratellanza oltre-differenze / uguaglianza fatta di rispetto profondo delle diversità sacrosante delle latitudini altre / condivisione fatta del dono di sé inteso come rinuncia in favore del fratello. Tutto ciò potrebbe sembrare ‘troppo’, se non potesse essere avallato in mille modi. Basti pensare che, dall’Africa, Michelini spediva le sue opere, perché venissero vendute e si trasformassero in provviste da distribuire in loco. Cesare Vergani ne sa qualcosa: nonostante gl’innumerevoli container pieni di ogni ben di Dio, che spediva, Michelini restava sempre senza cibo e deperiva, perché, di fronte all’indigenza endemica che lo aspettava dietro gli angoli delle vie e negli occhi di vecchi e di bambini, distribuiva fino all’ultima scatola di latte che gli restava, tanto che le associazioni umanitarie, come la Croce Rossa, andavano a ripescarlo, ogni tanto, se lo portavano di peso, lo obbligavano a pochi giorni di nutrimento forzato e gli davano la possibilità di continuare la sua missione senza soccombere per fame.

 

La pittura, sempre e ovunque, è stata il vademecum sine qua non / la compagna inseparabile di Michelini, l’ago e il filo che hanno cucito insieme tutte le angolazioni dei suoi spostamenti e tutte le facce del suo talento geniale. Michelini ha dipinto ovunque, persino in nave. Guardando i suoi dipinti viene da pensare che il principio di Lavoisier (nulla si crea e nulla si distrugge) valga anche per l’arte (che è fatta di vasi comunicanti tra le sue varie manifestazioni letterarie-pittoriche-scultoree-artistiche in generale). Lo stile micheliniano è unico. Non ci sono dubbi, eppure 1) quelle sue linee armoniose e le forme perfette non disdegnano parentele con il classicismo influenzato dall’arte greca e greco-romana, 2) quella luce che piove sui soggetti e insieme pare provenire dal loro interno lancia richiami verso il romanticismo (che mira ad esprimere le emozioni dell’artista), 3) ogni spaccato di realtà (e di costume- v. arte africana-europea-mediorientale non religiosa) s’imparenta con il realismo.

Michelini dovrebbe appartenere al Futurismo (esprimere, cioè, il tempo in cui è vissuto), ma se ne distacca, perché anche la sua ‘omissione’ dei volti non è ‘cancellazione’ ma segno gentile che suggerisce espressioni e sentire piuttosto che definirli. Sicuramente la pittura di Michelini non dà la mano al Dadismo e a quelle che io chiamo aberrazioni del Dadismo che, nel tentativo di ribellarsi agli agi europei, nel dopoguerra, ha finito per dare spettacoli pietosi e negare completamente l’arte (v. i falò fatti di alcune opere - le ‘mostre’ indette senza quadri da esporre e i pittori che offrivano al pubblico ‘gesti’ come lo spegnimento delle luci e l’accensione delle torce elettriche, ecc.).

Michelini va per la sua strada, segue il suo impulso geniale interiore e ad esso asserve qualsiasi contingenza / corrente artistica-moda del momento. Non ha in comune con il Surrealismo l’espressione dell’istinto / dell’inconscio / del mondo psichico, ma non se ne discosta nel taglio dei legami con le influenze varie e nell’accesso alla libera immaginazione.

Viene naturale dire che Michelini non abbia nulla in comune con l’arte astratta, ma, se ci si pensa bene, ci si accorge che, con essa, condivide il concetto dell’arte “come musica” (ma non nel senso di mescolanza casuale del colore, perché le mestiche di colori e pigmenti sono nell’arte micheliniana un tocco sapiente e saggio dai pellegrinaggi rinascimentali).

 

Michelini ha disseminato opere dappertutto. Ha avuto l’onore di apparire sui francobolli di qualche Stato. Rimane nella storia mondiale, eppure, in Italia, in Milano, in Agrate, non sappiamo chi sia e neppure che sia esistito. Le opere che di lui restano (all’Italia e, nello specifico, al Comune di Agrate Brianza) sono un patrimonio da non disperdere / da custodire e proteggere con responsabilità e cura. Al Comune di Agrate Brianza e a noi, gente di Agrate Brianza, vorrei rivolgere una preghiera: “Per favore, non permettiamo che le opere di Michelini si trasformino in piume nel vento e scompaiano in mille direzioni (magari svendute per pochi spiccioli). Salvaguardiamole, come un patrimonio pubblico. Non commettiamo l’errore di rubarle alle generazioni future, perché il tempo riscoprirà il genio di Michelini e i Posteri non ci giudicheranno bene se ne causeremo l’oblio o, peggio, la perdita. Quanti artisti del calibro di Michelini nascono nel mondo? Quanti nella nostra epoca (questa nostra triste epoca così avara dei valori di cui l’intera vita di Michelini è sorgente e di cui le sue opere sono orchestre e cori celesti)? Quanti pittori hanno affrescato chiese a cattedrali, hanno progettato e realizzato mosaici e architetture che s’innalzano, i Italia, in Africa, in Asia, come cantici a Dio e all’essenza stessa della bellezza che salva il mondo? Quanti di essi sono italiani? Quanti di essi sono lombardi? Quanti di essi hanno scelto il territorio di Agrate per concludere la loro vita e per riposarvi in eterno?”

Credo che occuparsi delle opere di Michelini, per l’Italia e per la Lombardia sia un dovere e un onore (un dovere/onore che ricade sul Comune e sulla popolazione di Agrate Brianza -i diretti depositari dell’alloggio del maestro Michelini- che, da solo, è già un piccolo museo meritevole di visite ‘guidate’ -e di ciò che resta della sua imponente produzione pittorica).

Un museo micheliniano, che raccolga quanto il signor Cesare Vergani -allievo/figlio d’elezione del maestro Michelini- ha custodito con cura e affetto grande (in pieno diritto di proprietà) è il solo auspicio che riesco a formulare, perché tele, icone, progetti, bozzetti, carboncini, disegni e documenti di inestimabile valore non vadano sparpagliati o, peggio, smarriti. Il maestro Michelini ha vissuto ai limiti della povertà e direi che è soltanto sopravvissuto con i proventi delle sue opere e della sua arte (e sì che aveva studiato e possedeva tutti i titoli, oltre al genio che non s’impara e che è appannaggio dei grandi). Ora è morto / è nella casa del Padre, che tanto fedelmente ha servito. È nella grandezza vera e nell’immensità. Non gli serve più l’arte come riflesso del divino nella materia, ma serve a noi, che di materia siamo ancora intrisi e nella materia ancora viviamo. Viviamo in un’epoca in cui imbrattatele vari, aiutati dai Media, ottengono ‘quotazioni’ da 20.000 euro per ognuna delle ‘opere’ -si fa per dire- consistenti in grumi di colore gettato malamente e senza arte alcuna sulle tele; in quest’epoca che non distingue il plagio dei bombardamenti pubblicitari dal talento (e non sa neppure che cosa sia il genio vero di un gigante dell’arte) i personaggi come Michelini sono zattere di salvezza che l’umanità non può permettersi di mancare. Il sogno del signor Cesare Vergani è vincere qualche lotteria, per poter allestire un museo che renda giustizia al genio micheliniano e che lo conservi al suo territorio e alle sue genti future. Tale sogno mi commuove e m’induce a dire ai presenti, a me stessa, alle autorità: “Non lasciamo solo Cesare Vergani. Uniamoci a lui nel sogno di mettere la bellezza creata da Michelini al sicuro e di renderla fruibile da parte della popolazione”. Ringrazio l’Unione Sportiva Omatese, tutti i convenuti e le autorità e formulo l’augurio di vedere Agrate Brianza sede di un museo micheliniano noto urbi et orbi e meta di turismo scolastico e culturale.

 

Bruna Spagnuolo



DAGLI ATTI DELLA MOSTRA VENETA:


Domenica 25 ottobre si è avuta, con inizio alle ore 16 presso la sede estense dell’associazione culturale “L’ARTIFICIO” e del negozio d’arte e di collezionismo “USATE RARITÀ”, la vernice della mostra di pittura «STUDIO DELLE FORME». dell’artista Prof. Ferdinando Michelini.

Contesto architettonico splendido quello seicentesco che, come sede de “L’ARTIFICIO” e di “USATE RARITÀ”, ha accolto più di 250 persone all’inaugurazione dell’esposizione delle opere dell’artista milanese ad un anno dalla sua scomparsa avvenuta il 27 ottobre 2008.

La manifestazione, titolata «STUDIO DELLE FORME», prende il nome dal titolo di uno straordinario lavoro che il Prof. Michelini stesso regalò personalmente al Maestro Roberto Bevilacqua Presidente de «L’ARTIFICIO» e che, esposto presso la sede dell’Associazione e della bottega «USATE RARITÀ» di Moira Facciolo, permetterà ai visitatori d’incontrare un disegno assai atipico come tipologia di realizzazione rispetto allo stile del Michelini che Este conosce.

È infatti arte contemporanea quella rappresentata in Studio delle forme, mentre negli occhi degli estensi ci sono sempre i magnifici soggetti sacri presenti nelle tele, nella via crucis e soprattutto negli imponenti mosaici presenti nella Chiesa di San Girolamo in Meggiaro.

Così l’Associazione culturale “L’ARTIFICIO” si è ripresentata al pubblico essendo questo il terzo evento culturale da lei organizzato nell’autunno 2008; il primo fu in settembre la mostra di ceramica della Maria Rosa Lissandrin; il 4 ottobre ci fu la presentazione del libro “PENDOLARI DELLA MEMORIA” della Prof.ssa Magro Alessandra dell’Università di Padova, i primi di quello che si annuncia come un ricco cartellone di manifestazioni artistiche che da qui a fine anno saranno proposte a soci e semplici amici dell’associazione.

La vernice “STUDIO DELLE FORME” ha perciò permesso al folto ed interessato pubblico d’incontrare l’opera del Michelini attraverso una ventina di quadri e scultore capaci di coinvolgere gli intervenuti portandoli, con l’ausilio degli interventi del Presidente Prof. Roberto Bevilacqua, alle interpretazioni le più diverse oltre che personali.

Presenti pure numerose personalità del mondo della cultura e della politica, tutte concordi nel riconoscere un rilevante spessore artistico dell’operato del Prof. Michelini Ferdinando, pari alla bellezza del restauro filologico della sede de “L’ARTIFICIO” e di “USATE RARITÀ”.

L’evento è stato realizzato da queste due realtà in collaborazione con il Comune di Este – Assessorato alla cultura – il quale ha dato il proprio patrocinio.

Dice il Presidente de “L’ARTIFICIO” Prof. Bevilacqua Roberto: «È stato un grande onore per la neonata associazione il poter presentare a così tante persone dei veri capolavori proprio in una città, Este, così ricca d’arte e da sempre connotata dalla cultura.

Era ferma intenzione dei soci fondatori de “L’ARTIFICIO” quella di portare ad Este l’operato del celebre Prof. Michelini ma soprattutto di contribuire alla diffusione della testimonianza di esemplarità umana, oltre che artistica, che il Michelini lasciò per decenni come missionario in Africa.

Un sentito ringraziamento va a tutte le persone amiche dell’associazione che si sono adoperate affinché questo desiderio divenisse realtà.

A loro e al Comune di Este è dedicato lo splendido successo dell’evento che potrà esser reso ora ancor più rilevante da quanti vorranno visitare la mostra presente fino al 10 novembre in via Zanchi 6 a fianco del cinema Farinelli, ospiti della padrona di casa Moira Facciolo».


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