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Thomas Ruberto, Migliaia di blogger a zonzo
01 Aprile 2006
 

Viaggi e altri Viaggi” conta di diventare anche snodo di esplorazioni sul web e di “crear catena” con link verso siti e nicchie dove i blogger mettono in vetrina i loro vissuti esclamativi o post esistenziali che siano. Stuzzicante, allora, iniziare con questo contributo di Thomas Ruberto (Riadattamento di una piccolissima parte del romanzo Tre uomini a zonzo di Jerome K. Jerome) che, come si suol dire, prova la febbre a questo mondo con il termometro dell’ironia.

(Claudio Di Scalzo)



0. Prima di tutto

Sono passati poco più di dieci anni dall’apparizione in rete dei primi blog, e tra la maggior parte dei blogger di oggi, alcuni repressi e altri pieni di sé, sembra che le sole ambizioni siano quelle di far sentire la propria voce e fare quanto è ordinato dalle mode di internet. Ma è difficile, bisogna confessarlo, trovare tra questi blogger le tracce del loro antenato, per il quale la libertà di espressione seria e cosciente era come l’aria per i polmoni. Quell’antenato ha combattuto chi negava il diritto, anche a costo della vita. Il blogger, invece, vuole solo sentirsi protagonista.


1. Il blog è libera espressione

Tu pensa a far nascere il blog, dice il blogspot a un blogger, il resto lo faccio io. Adsl o fibra ottica (il 56 k è ormai roba da antenati), quando cazzeggi o quando sei al lavoro io ti dirò quel che devi fare per avere visite. E non ti preoccupare se le uniche saranno quelle dei tuoi dieci amici; non ti preoccupare nemmeno se i post non avranno senso. Un blog, anche quando è inutile, è libera espressione.

È in questo modo che i blogspot sposano i blogger, li assicurano e li tutelano. E una volta firmato il contratto, il blogger non si dà più pensiero.


2. L’individualismo non è cosa da blogger

Nei blog si fanno grandi discorsi sulla politica, sulla letteratura, sull’arte, sulla televisione, su passioni comuni, sull’attualità, in generale su tutto ciò che accade al mondo. Alcuni blogger tengono addirittura un diario e rendono partecipi i visitatori della propria vita. Altri scrivono una specie di editoriale sui fatti del giorno, come se a richiederlo è il direttore di un importante quotidiano nazionale. In questo modo i blogger ci fanno sapere quanto sono intelligenti e quanto sono coraggiosi nel mettere le parole una in fila all’altra.

L’individualismo, però, non è cosa da blogger. Il blogger è contento, anzi è desideroso, di far parte della blogosfera. È orgoglioso di rispettare gli obblighi della comunità e di far crescere le relazioni virtuali reciproche attraverso i commenti degli amici. E anche se il blogger può contestare la forma di governo della blogosfera, egli non può mai contestare le decisioni della blogosfera stessa.


3. Le blogstar e i blog di culto sono adorati come un piccolo dio

Il blogger è un soldato, la blogstar è il suo ufficiale. Gli indica di cosa occuparsi e come scrivere i post, e il blogger mostra ai commentatori come comportarsi all’interno del suo blog. Se il blogger non ci fosse, o si assentasse per malattia, probabilmente i commentatori si metterebbero a sedere davanti al computer e aspetterebbero per settimane il suo rientro in rete.

Il blogger ha una vera religione per la blogstar, e viene da pensare che sarà sempre così. Chi è un blurker e segue i blog silenziosamente, considera la blogstar e il blog come un’innocua necessità della rete, anche se non la capisce. Altre persone, invece, giudicano i blog alla stregua delle riviste di gossip, per quanto ne riconoscano l’utilità mentre fanno colazione prima di andare al lavoro. A parte la riconoscenza che tutti noi dobbiamo alle blogstar e ai blog per questi servigi, in fondo in pochi danno loro peso. Tra i blogger, invece, le blogstar e i blog di culto sono adorati come un piccolo dio e benvoluti come un angelo custode. Per il ragazzino che aspira a diventare blogger, la blogstar rappresenta addirittura una combinazione di Papà Natale con l’Uomo Nero. Ogni cosa buona proviene dalla blogstar, ogni mancanza è punita dalla blogstar.

Proprio per questo, chiunque frequenti assiduamente un blog sogna di conquistare l’approvazione della blogstar. La risposta della blogstar a un commento lo inorgoglisce: un commentatore che è stato accarezzato dalla risposta positiva di una blogstar, e spesso anche di un semplice blogger, diventa impossibile da avvicinare. La sua boria è insopportabile.


4. Nei blog non si è responsabili della propria persona

Tra i blogroll, il blogger linka gli altri blog in modo che non nuociano a se stesso. E quando un visitatore clicca un link, il blogger lo consegna a un altro blogger, il quale indica al commentatore la nuova via da seguire. Gli viene insegnato dove commentare e come trovare un nuovo blog.

Nei blog non c’è assolutamente bisogno di sentirsi responsabili della propria persona. Non serve nemmeno usare il proprio nome, basta un nick. E quando il blogger usa il proprio nome lo fa per dimostrare quanto è coraggioso.


5. Il dovere del blogger è vegliare sul commentatore

I blogger sono così attivi che trovano gli argomenti su cui discutere senza far affaticare il commentatore. Quando il commentatore arriva nel blog, la tavola è apparecchiata e dal forno sta uscendo l’arrosto. I blogger dimostrano così un’immensa intelligenza e un immenso senso di ospitalità, permettendo persino al commentatore di alzarsi da tavola quando ritiene terminata la cena. Questo perché il dovere del blogger è vegliare sul commentatore.

Il fatto poi che il commentatore, e anche il blogger, possa essere talvolta un perfetto idiota, non costituisce un’attenuante per il blog. Dovunque sia e qualsiasi commento faccia, il commentatore è affidato al blogger e il blogger si prende cura di lui con somma scrupolosità, non si può negare.


6. Il blogger provvede al trapasso di proprietà delle opinioni

Se per caso il commentatore si smarrisce nel blog, il blogger lo rimette sulla buona via. Se il commentatore non sa più dov’è finito un suo commento, il blogger lo ritrova, perché il suo blog ha un archivio curato e spolverato. Se poi il commentatore non sa cosa dire è sempre il blogger ad aiutarlo, e se gli manca uno spunto glielo procura lui. Ma non occorre inserire opinioni personali in un blog. Se si vuole comprare o vendere un’opinione, il blogger provvede al trapasso di proprietà. Se il commentatore subisce una truffa o qualcuno gli soffia sotto il naso un commento, il blogger, finanziato dal blogspot, si assume la tutela legale della vittima.


7. Il blogger sa governare gli altri ma non se stesso

In fin dei conti i blogger sono un popolo buono. In complesso, forse, sono il popolo migliore di internet. Un popolo affettuoso, altruista, bonaccione e pieno di idee. E anche se i tra i commenti nei blog si possono trovare flame irritanti oppure troll vergognosi, il blogger ha sempre tutto sotto controllo e pensa lui a rispondere a tono. Questo perché il blogger sa governare gli altri e sa farsi governare dagli altri blogger, anche se purtroppo non sa governare se stesso. Il miglior rimedio a questa manchevolezza sarebbe addestrare ogni blogger a diventare una blogstar e metterlo poi ai suoi propri ordini. Saprebbe allora comandare se stesso con discrezione e buon senso, e vegliare che il suo io ubbidisca con la massima impeccabilità e precisione.

Propendo però a credere che il blogger, qualora il suo temperamento non muti radicalmente, rimarrà sempre molto indietro rispetto agli altri concorrenti di internet. E questo a causa delle sue virtù. Per lui la vita di blogger è cosa più importante di un semplice sito internet. Un popolo che aggiorna il proprio sito internet di rado, senza curarlo con continuità e passione, non può aspirare, e forse nemmeno ci tiene, a competere con chi dorme con il computer acceso accanto al letto e la pagina del proprio blog sempre aperta.


8. I blogger vanno in paradiso

Ci sono voci che dicono che la grande maggioranza dei blogger va in paradiso. Sono d’accordo. Anzi, confrontando i blogger con il resto della popolazione di internet, sono costretto a concludere che il paradiso deve essere principalmente di marca blogger. Però, non riesco a capire come i blogger ci arrivino: che l’anima di un singolo blogger abbia abbastanza iniziativa per volarsene da sola e andare a bussare alla porta di San Pietro, non lo posso credere. Piuttosto, è probabile che le anime dei blogger vengano condotte lassù a plotoni, e affidate all’anima di un defunto blogspot o di una defunta blogstar.

 


Thomas Ruberto


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