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Ricostruzione della sinistra (blocco storico della trasformazione)
22 Aprile 2008
 

Mi sono espressa con volgare violenza sui primi testi usciti dal Prc dopo la sconfitta e me ne scuso, ma l'intento era terapeutico (cioè per scaricare un po' la rabbia, il che fa bene alla salute) e pedagogico (perché bisogna imparare dalle lezioni della storia e questa volta la storia ha dato una lezione da lasciar sbalorditi). Da ciò il mio scandalizzato stupore nel vedere che tutti hanno già pronti schieramenti e ricette per andare avanti come prima. Incredibile!

 

Adesso basta, veniamo a cose più serie e motivate e chiare.

Ho detto che il partito non è un fine, ma uno strumento e perciò prima bisogna dichiarare a che cosa si vorrebbe che servisse nella sua vita in questo tempo. Un partito comunista che serve a raccogliere tutti i comunisti (e magari persino le comuniste, purché si dichiarino “comuniste e basta”) mi sembra una decisione antieconomica, il massimo sforzo col minimo risultato; se il partito comunista deve invece servire per produrre comunisti vorrei conoscere i metodi riproduttivi ecc. Ma insomma insisto che un partito è uno strumento e per uno strumento così sofisticato il fine di rifare se stesso mi pare davvero inutile.

Per questo accennavo al fatto che potrei interessarmi di un partito che dichiarasse di avere come fine di aiutare a ricostruire il blocco storico della trasformazione e poi si comincia a discutere che tipo di partito nuovissimo può essere.

D'altra parte c'è chi dice invece di voler fare una Sinistra di popolo. Si sfugge con difficoltà all'impressione che potrebbe alla fine sfociare in un populismo di sinistra, e questo che è già esistito (ad esempio Peron in Argentina) in parte c'è già, in parte scivola a destra con grande nocività e facilità.

Allo scopo di rafforzare la mia proposta: un sistema pattuito tra soggetti, tra i quali alla pari vi è anche un partito, vedremo quale ci serve, il tutto per dar vita a un nuovo blocco storico della trasformazione (e per ora a difesa della democrazia), aggiungo alcuni elementi di analisi.

 

La cosa più dolorosa è stato il voltafaccia degli operai di fabbrica e -per me- il carattere accentuatamente corporativo delle rivendicazioni di altri soggetti. Ho ricevuto mail a non finire da parte di pezzi di concorsi non esauriti nelle forze armate università ricerca farmacisti maestre infermieri ecc. ecc. con una impressionante cultura corporativa, che darebbe ragione alla grande a Luhmann, si tratta proprio di corporativismo e il populismo di sinistra cade nel corporativismo e diventa di destra come si vide già col fascismo. Né capivo che cosa avrei potuto o dovuto fare io, convocata agli ordini delle differenti corporazioni l'una contro l'altra armate. Ci voleva davvero un governo “forte, decisionista”, insomma.

Il populismo di sinistra è intrinsecamene di destra, anche se per caso si fosse messo sulla testa falci martelli stelle rosse e Ghe Guevara.

Rosa Luxemburg vedeva una ipotesi di trasformazione appena abbozzata, perché fu in galera e poi uccisa da un gruppo di militari prussiani che la accusavano di essere la causa della sconfitta della Germania nella prima guerra mondiale, il suo corpo buttato nella Sprea e finito in mare, la sua tomba è vuota. Non ci sono revisionismi possibili sulla sua figura, magari oblii, cancellazioni non innocenti e persino beatificazioni a mo' di santa laica, ma non ho visto nemmeno un suo ritratto in nessuna nostra sede, eppure fu lei a fondare il partito comunista.

La sua ipotesi fu detta con disprezzo “spontaneista”, “movimentista” e messa via subito. Ma lei era una marxista rigorosa e sapeva bene che cosa vuol dire organizzazione: parlava di autorganizzazione delle masse per lo sciopero generale ad oltranza nel corso del quale imparare a costruire la propria nuova società, imparare a gestirla, a governarla come piaceva ai proletari e alle proletarie. Insomma tutti quelli che parlano di azione dal basso e progetto di altra società, perché non la citano mai? Lo so perché: a una donna non si riconoscono mai doti e capacità teoriche, di elaborare teoria e soprattutto di avere doti di direzione e governo di una situazione. E poiché non è mai considerata storicamente significativa, si può rubare e plagiare tranquillamente senza vergogna il suo pensiero. Lei lo sapeva e diceva di essere l'uomo migliore del suo partito, era anche molto ironica.

Ma che cosa voleva dire col suo “sciopero generale ad oltranza, fino ad aver costruito la nuova società?”. Era evidentemente la metafora di un progressivo e sempre rinnovato rifiuto di adeguarsi, lasciarsi omogeneizzare, una disobbedienza costruttiva organizzata e ricca culturalmente, insomma un progetto affascinante e da mordersi le mani a vedere da quanto tempo lo si spreca trasformandolo in un gesto retorico o un un immobile capriccio: speriamo che non ci manchi il tempo e che ce la facciamo a rilanciare il suo progetto correggendolo in un punto di fondo; credo infatti che non si possa più parlare di masse, ma di soggetti (fu lei a scoprire che molte soggettività che si depositano diventano una oggettività, diventano strutturali). Insomma i soggetti della trasformazione, di cui ci occuperemo.

 

Lidia Menapace


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